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ix.
the old me

Finn

«Che ti prende, Brownie?»


«Non ho nulla.» le sue parole risultavano gelide, taglienti, le labbra serrate e lo sguardo basso. Pensi che non sappia riconoscere una bugia, Brown?

La ragazza sospirò rumorosamente, per poi alzare immediatamente lo sguardo, come se si fosse appena accorta di qualcosa di troppo importante da lasciarsi sfuggire:
«E non chiamarmi Brownie!» proruppe. Le grandi iridi ambrate, curiose quanto energiche, quasi pericolose, brillavano al buio.

Quella volta non potei trattenere una risata di cuore, che alle orecchie della bruna risuonò soltanto come una fastidiosa, tagliente, risata di scherno.

«Cristo, perché devi essere così fastidioso?» si lamentò, portando le gambe al petto.

«Sono fatto così.» ribattei, ma le mie parole risuonarono diverse, fredde e taglienti. Solo in seguito mi resi conto di aver inconsciamente serrato le labbra, e il mio sguardo era ancora rivolto verso il basso. Che stavo facendo?

Calò il silenzio.
I miei occhi color pece si erano ormai abituati alle tenebre del piccolo sgabuzzino, e adesso riuscivo a distinguere chiaramente la sagoma di Millie che tendeva l'orecchio alla porta, come se stesse cercando di udire un rumore esterno che alle mie orecchie risultava solamente come un borbottio indistinto.
Allora mi avvicinai anche io alla soglia, e mi accasciai al pavimento.

«Zitto.» mi precedette quando feci per aprir bocca. Nessuna si rivolgeva a me in questo modo da anni.
Il vecchio, sensibile Finn si sarebbe probabilmente offeso, ma adesso riuscivo solamente a pensare "ma chi ti credi di essere, ragazzina?".

Serrai le labbra, indispettito quanto colto alla sprovvista. Per la prima volta in ventiquattro mesi non sapevo come reagire.

«Non stavo parlando.» fu tutto quello che riuscii a dire, ancora immerso nei miei pensieri. Non pensavo al passato da molto, troppo tempo. Ma soprattutto, non udivo la voce del piccolo, vecchio Finn nascosto sotto questo cattivo ragazzo.

«Ma stavi per farlo.» continuò prima di accostare nuovamente l'orecchio alla soglia e, fortunatamente, cambiare argomento:

«Ascolta, Lilia ci sta coprendo» sussurrò.
«...O meglio, sta coprendo me, tu sei solo fortunato.» si affrettò poi a rimediare. Avrei dovuto aspettarmelo.

«Dicono abbia problemi mentali, lo sai?»

«Oh mio Dio, anche tu con questa storia!» la mano che fino a poco tempo prima era poggiata sulla sua tempia scivolò lungo la chioma castana, e le sue dita minute attraversarono una ciocca di piccoli boccoli naturali.

«No, io non ci credo. Anzi, la reputo alquanto... interessante. Presentemela un giorno» ammiccai. Il pizzico di malizia nelle mie parole era evidente. E a questo come reagirai, ragazzina?

«Non prostituisco le mie amiche!» ribatté immediatamente, con i suoi soliti, buffi, modi.

«Hai paura del buio, vero?» chiesi improvvisamente, mentre la mia nuca si poggiava sfacciatamente alla porta legnosa, che si trovava alle mie spalle.

«Cosa? No!» strepitò, colta alla sprovvista. Riuscii a scorgere le sue gote prendere colore, le sue labbra carnose schiudersi.
Bugia.

«Stai mentendo, Brownie.» affermai.

«E dimmi, perché dovrei?»

«Perchè hai immediatamente negato con evidente imbarazzo. Se non fosse stata la verità, avresti indugiato un attimo, dato che tel'ho chiesto senza alcun preavviso.»

E perché so cosa significa soffrire di paura del buio, ero sul punto di aggiungere; mi bloccai in tempo, l'avevo fatto di nuovo. Il vecchio Finn aveva ancora urlato dal profondo della mia anima, dal suo angolo polveroso. Cristo, stai zitto.

where the lanters end up [fillie] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora