xxiv.
where do the lanterns end up?Finn
Quando Millie lasciò il bagno mi mancò il fiato; sebbene incredibilmente largo, l'indumento scuro le arrivava a poco prima del ginocchio e cascava alla perfezione sul suo corpicino, evidenziando le sue gambe.
La brunetta alzò lo sguardo, le onde scure ancora umidicce e il viso roseo. Il mio sguardo scivolò lungo la sua vita sottile e lungo le sue braccia, il suo collo d'avorio appena scoperto; non meritava di essere guardata in quel modo, non meritava di essere guardata come guardavo le altre.
Ma, come perfettamente ricordavo, non risultava volgare né provocante; Millie irraggiava purezza, luminosa nella sua innocenza che tanto cercava di camuffare. Ma meritava, una ragazza così esile, candida come lei, di essere macchiata da un tale ragazzo?Le sue labbra carnose si schiusero appena, e quando fece per parlare pensai stesse per elargire un commento gentile nei miei confronti od un umile ringraziamento; invece barcollai con un paio di indumenti umidi tra le braccia che per poco, colto alla sprovvista di quel lancio, non lasciai cadere al pavimento.
«Mettili ad asciugare.» ordinò Millie mentre si dirigeva a passo svelto fuori dal bagno.
Inarcai le sopracciglia, esaminando con lo sguardo gli abiti che avevo afferrato: il jeans e la felpa che Millie indossava in precedenza. Un dubbio si presentò spontaneamente:
«Uhm... come?»La ragazza roteò gli occhi, e fece per accennare ad un sospiro.
Era sul punto di lamentarsi della mia incapacità, quando notò la vetrata alle mie spalle; la pioggia era cessata, e il cielo era più limpido di quanto potesse immaginare.
Millie si fece seria, schiuse le labbra, e per un attimo, pietrificata, si perse nella visione mozzafiato della quale si poteva godere anche solamente dalla vetrata del salotto.«Voglio andarci.» disse quasi in un sussurro; me lo sarei aspettato, dall'animo da sognatrice che la sera si risvegliava in lei. Quell'animo che non avevo mai scorso se non dalla mia terrazza, quando il suo sguardo si perdeva tra le stelle e le sue esili braccia si reggevano alla ringhiera mentre si sporgeva dal balconcino della sua camera.
Millie non sembrava una sognatrice, forse perché non lo mostrava durante il giorno; eppure, riuscivo a riconoscere lo scintillio utopista nelle sue iridi ambrate.«Sarà tutto bagnato, lì fuori.» parlai in seguito una breve esitazione. Condividere un posto così intimo con lei? Sarebbe stato giusto?
«Non mi interessa.» ribatté; sapevo che non mi avrebbe ascoltato, lei e la sua cocciutaggine.
Millie si diresse a passo svelto verso la vetrata, e in pochi secondi si ritrovò fuori la terrazza. Cosa fare, se non seguirla?Quando il mio sguardo incontrò il cielo notturno mi mancò il fiato; era più limpido, sgombro del solito, e le stelle erano come milioni di diamanti che spiccavano nell'oscurità. Ogni nuvola grigia era svanita, dissolta in umidità che si innalzava per le strade deserte, fiocamente illuminate.
Era ancora meglio di quanto ricordassi, tanto che ogni mio dubbio, ogni mia preoccupazione fu spazzata via; le mie debolezze erano ormai esposte alla notte, lei che conosceva ognuno dei miei segreti. Nonostante fossi in presenza di Millie, non me ne importava più. Nulla avrebbe potuto rovinare quell'atmosfera.«Ho sempre desiderato salire qui.» mormorò, lei che, a labbra schiuse, rivolgeva lo sguardo meravigliato al cielo.
Anche quella volta la guardai; senza doppi fini, senza sguardi azzardati. Solo i suoi occhioni sorpresi, luminosi come quello di una bambina, riuscirono a farmi sorridere appena.
Mi resi conto che la sua visione era persino migliore di quella notte. Mi resi conto che lei era la stella più luminosa.Millie probabilmente avvertì il peso del mio sguardo, perché in poco tempo anche le sue iridi magnetiche, brillanti, furono rivolte su di me:
«Che c'è?» mi chiese, questa volta senza amarezza, non fu rude. Il suo tono era pacato, e risuonava appena divertito, docile, nella silenziosa notte.«Io...» aprii bocca; era il mio battito quello che sentivo palpitare con insistenza nel petto?
«Nulla, è che-»«Guarda!» mi interruppe, esclamando entusiasta. Il suo indice indicava il cielo, e non mi ci volle molto per scorgere la figura che voleva indicarmi; in una frazione di secondo, il suo ricordo che tanto avevo messo da parte mi ritornò alla mente. Ed eccola, la più maestosa costellazione che avessi mai visto.
«Cigno.» disse Millie in un sospiro, estasiata dalla visione della mia costellazione preferita, che, a quanto pare, conosceva già alla perfezione.
Mi persi nelle sue pupille, nelle sue iridi ambrate mentre rimembravo di quella serata, di quell'alba lontana conclusa nel più buffo, inaspettato dei modi. Avevo considerato quell'evento, quel biglietto, banale, gettandolo nell'oblio della mia mente incupita dagli avvenimenti che avevo vissuto. Solo in quel momento fu nuovamente chiaro: ricordai quella lanterna bruciacchiata, quel brivido che mi percosse la schiena una volta afferrato il biglietto annerito. E per un attimo cedetti a quella banalità che tanto mi aveva torturato; cedetti alla tentazione, riprovando disperatamente a giungere ad un indizio che era, dopo tempo, inaspettatamente arrivato.
«Millie...» azzardai.
«Secondo te, le lanterne dove vanno a finire?»
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where the lanters end up [fillie]
Fanfiction"Ci amiamo di notte perché il giorno è troppo futile, troppo chiassoso per lasciar udire le flebili voci delle anime gemelle nascoste sotto un milione di maschere." Finn Wolfhard è cambiato: non è più lo stesso di due anni fa, e adesso i suoi occhi...