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xi.
tell me more

Millie

Finn fu il primo a cedere alla tentazione.

Lo vidi sdraiarsi sul pavimento gelido, e quando chiuse le palpebre temetti si stesse già addormentando.
«Che stai facendo?» lo rimproverai. Non avevo voglia di passare un'ora al buio ed in silenzio.

«Ne sto approfittando, no?» rispose ancora ad occhi chiusi, le mani dietro la nuca e la punta del naso rivolta al soffitto. Non potei trattenermi dal lancianciargli una veloce occhiata, solo uno sguardo fugace; i miei occhi erano scivolati inconsciamente lungo i suoi ricci corvini, il suo viso tempestato di lentiggini, e ora lungo il suo collo d'avorio e il suo petto sottile. Quando mi accorsi del triangolo di pelle scoperto tra la felpa scura e i jeans del medesimo colore mi maledissi.

Spostare lo sguardo da quella piccola, candida zona di pelle sembrava un'impresa. Eri magro, Finn, e bianco, pallido, immacolato.

«Ti piace ciò che guardi?» solo la sua voce riuscì a distogliermi dai miei pensieri, e, rossa in viso, spostai immediatamente lo sguardo.

«Cosa? Non ti stavo guardando!» strepitai, senza rendermi conto di star balbettando appena.

Avrei voluto prendermi a schiaffi da sola, tanto era l'imbarazzo. Mi stavo comportando da stupida oca, e lo detestavo. Era il buio a farmi questo effetto? o forse l'aria viziata?

«Bugia.» canzonò il corvino sfoderando un sorriso sghembo, appena accennato, quasi soddisfatto. Richiuse le palpebre, dondolando lievente la caviglia destra che adesso era in bilico sul ginocchio sinistro, laddove aveva piegato la gamba.

«E poi- poi non puoi lasciarmi sola al buio!» mi lamentai, e non riuscii nemmeno io a capire se si trattasse di un capriccio o di una supplica sottointesa. Possibile fosse invece colpa del panico?

«Pensavo avessi superato la paura, non è così?» replicò lui, calmo.

«No!» partii spedita, in totale contraddizione con il tono di voce del corvino. Effettivamente, non ci stavo pensando più di tanto. «Cioè...si» continuai poi. Avevo superato la paura?

«E va bene» Finn si sollevò seduto, assumendo la solita posizione sfacciata.
Quando il mio sguardo, inconsciamente, tornò su quel triangolo di pelle, la felpa era già scivolata al suo posto.
«Che facciamo?» chiese, risvegliandomi ancora una volta dai miei pensieri. Solo in seguito realizzai: sel'era bevuta senza prendermi in giro?

«Perché ti interessa così tanto della mia paura del buio?»

Finn

«Così...» risposi prontamente, lo sguardo vacuo, disperso nel vuoto, e il tono di voce assolutamente inconvincente.
Avevo mentito tante volte, eppure con lei sembrava molto più faticoso; era come se ad ogni menzogna mi cascasse un masso di pietra sulle spalle che, prima o poi, mi avrebbe schiacciato.

Quella volta non resistetti. Presi un sospiro, probabilmente l'ennesimo, e le parole abbandonarono le mie labbra senza alcun preavviso, incoscienti, più leggere delle solite frasi forzate, come se avessero atteso tutto quel tempo per spiccare il volo e adesso stessero dando il meglio di sé. Erano semplicemente diverse, naturali.

«Forse perché so come ci si sente.» parlai senza pensare. Era stato un errore? Probabile. Forse l'errore peggiore che potessi permettermi in quel momento, eppure sembrava di essermi liberato di un grosso peso. Mi ero scrollato di dosso quel masso, e adesso ero leggero, penetrabile, umano. Per un attimo mi era sembrato di tornare il vecchio Finn.

E adesso? che reazione mi dovevo aspettare?
I miei occhi color pece incontrarono le sue iridi luminose, sprizzanti di energia, come pietre d'agata incastonate negli occhi. Mi avrebbe riso in faccia e sarebbe corsa a dirlo a tutti?
No, Millie non l'avrebbe fatto. Perché io confidavo in te, Brown, e non sapevo nemmeno il perché.

La bruna non mi deluse. Restammo a fissarci negli occhi per un paio di minuti, forse attimi, pochi secondi, poco mi importava di cronometrare quel momento eterno.
Sembrava che il tempo si fosse fermato, come se avessimo finalmente trovato l'armonia tra i nostri animi irrequieti, come se fossimo riusciti a a percepire i nostri cuori battere all'unisono. Per me, avremmo potuto continuare così all'infinito.

E poi Millie abbandonò il suo angolo tenebroso e si trascinò in avanti, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi impenetrabili. Ma erano ancora tanto impenetrabili, ora?

Si era avvicinata, tanto che anche in  quel buio riuscivo a distinguere i suoi tratti bambineschi, gli occhi curiosi, le labbra schiuse, e ora sedeva a gambe incrociate davanti a me.
«Raccontami di più»

where the lanters end up [fillie] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora