xxi.
reflectionsMillie
La domenica aveva finalmente avuto inizio: nei miei abiti più comodi mi ero crogiolata nel letto fino a tardo pomeriggio, tuffandomi tra libri e svariati film la quale visione rimandavo da troppo tempo; non potevo negare la mia evidente pigrizia, soprattutto durante l'ultimo giorno della settimana.
Quel pomeriggio il cielo si era incupito, e nuvoloni vi passeggiavano minacciosi. Inutile dire che in poco tempo la pioggia iniziò a battere sulla finestra; quell'atmosfera era così rilassante, pensai, nel mentre videochiamavo Sadie.
A quanto pare la rossa rispose, perché la sua immagine stanca si proiettò sul mio desktop.
«Ehy» accennò appena un saluto con voce flebile. Sebbene inizialmente potesse sembrare davvero giù di morale, dopo sembrò, fortunatamente, riprendersi.
Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa, ma non mi scomodai a chiederle cosa avesse, perché anche quella volta mi persi nei miei pensieri, nei ricordi della scorsa sera, proprio mentre mi parlava.«Millie, ma mi stai ascoltando?» solo la sua voce rimproveratrice riuscì a risvegliarmi dal mio stato di trance. Allora mi voltai di scatto in direzione del computer, blaterando un paio di scuse. E mi pentii di non aver prestato ascolto.
«Senti, ma che ti prende in questi giorni? Ogni volta che ci sentiamo continui a distrarti!» continuò.
«Potresti almeno dirmi che cosa ti sta succedendo? Non lo so, hai trovato amiche migliori di me, lì? Non vuoi parlarmi più?» la voce le si strozzò in gola, e riuscii a vedere i suoi occhi velarsi. In quel momento realizzai di aver trascurato la mia migliore amica per tutto quel tempo, e non potei far altro che ascoltarla in silenzio, pentita.
Che mi stava succedendo? Era Finn, ciò a cui pensavo così spesso? Era Finn la causa?«Capisco che hai praticamente cambiato vita, ma, cazzo, se non mi vuoi più dimmelo!» una lacrima le rigò le gote pallide, e a quella visione mi si spezzò il cuore. Automaticamente anche i miei occhi si velarono, mentre mi ricoprivo di vergogna. Avrei voluto spiegare, trovare una giustificazione, scusarmi e dire che le volevo ancora tanto bene, eppure, non riuscivo a dire nulla. Le mie labbra non rilasciarono una parola.
«Bene. Quindi hai deciso di buttare anni di amicizia così.» disse con voce triste mentre asciugava le lacrime con il dorso della mano. Dio, Sadie, mi dispiaceva così tanto, non avrei voluto farla stare male, non avrei mai voluto allontanarmi da lei. Era stata la mia prima vera amica e speravo lo fosse rimasta per sempre, eppure era bastato così poco, così poco per allontanarci così tanto. E la cosa più struggente era che si trattava di me, la colpa era solamente mia.
Anche questa volta nessuna di quelle parole fu rilasciata dalle mie labbra.
«Vaffanculo, Millie» disse con voce flebile, occhi rossi e gote umide, prima di chiudere la videochiamata.
Mi cascò il mondo addosso.
Perché quel litigio, riuscivo a sentirlo, era stato diverso dagli altri. Non si trattava più un battibecco tra bambine che litigavano per il proprio cartone preferito, o un banale fraintendimento tra adolescenti che condividevano una cotta per lo stesso ragazzo. Quella volta aveva fatto davvero male ed io, che delle lacrime non abusavo mai poiché tendevo a tenermi tutto dentro, quella volta scoppiai a piangere come una bambina: scendevano copiose lungo il mio volto, il mio corpicino era scosso dai singhiozzi e tremava mentre scendevo di tutta fretta le scale.Tutti i nostri ricordi insieme, ricordi di un'amicizia salda distrutta in così poco, mi passarono davanti agli occhi; dalle marachelle che combinavamo insieme a sette anni, al nostro primo giorno di medie, ai balli scolastici senza accompagnatore, alla nostra prima sbornia insieme, ai pomeriggi insieme passati a ballare sul letto sulle note della nostra canzone preferita.
Come avevo potuto lasciarmela sfuggire così?Ero fuori la porta, coperta solamente da una felpa e un jeans; la pioggia scivolava lungo le mie ciocche castane, fresca, ma non mi importava.
L'onda di angoscia che mi aveva investita era decisamente peggiore.Cosa fare, adesso che il danno era stato compiuto?
Vagai per l'isolato deserto a testa bassa e passo svelto, fino a quando non incontrai una panchina fradicia.Non vi prestai nemmeno attenzione, e mi abbandonai ai freddo ferro bagnato sotto al mio corpo.
Rabbrividii, portando le gambe al petto. Adesso le lacrime si confondevano con la pioggia che scivolava lungo il mio volto.
Perché ripetevo sempre lo stesso errore? Perché non ero stata capace di fornirle spiegazioni? Il mio silenzio mi stava uccidendo.Non me ne accorsi immediatamente, poiché troppo persa nei miei pensieri, ma la pioggia non stava più picchiando su di me. Mi sfiorava, scivolava lungo la mia pelle gelida, ma non mi frustava impetuosamente come aveva fatto in precedenza.
Solo quando percepii un'ombra coprirmi alzai lo sguardo:Finn?
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where the lanters end up [fillie]
Fanfiction"Ci amiamo di notte perché il giorno è troppo futile, troppo chiassoso per lasciar udire le flebili voci delle anime gemelle nascoste sotto un milione di maschere." Finn Wolfhard è cambiato: non è più lo stesso di due anni fa, e adesso i suoi occhi...