☆═━┈eighteen┈━═☆

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xviii.
you'll pay for this, bitch

Millie

Solo una volta quella mattina i miei occhi incontrarono quelli color pece di Finn; dopo la scorsa notte costellata da sguardi fuggitivi e figure illuminate dalla flebile luce della luna, c'era qualcosa di diverso nel suo volto. Era come se adesso riuscissi a vedere qualcos'altro oltre quella immagine da cattivo ragazzo, come se tra di noi ci fosse stata più intesa. Ancora mi chiedevo come mai stesse piangendo, quella sera.

«Millie!» non feci a tempo ad avvicinarmi, che un familiare sigmatismo mi bloccò.

Mi voltai verso Gaten che, con la sua solita euforia, picchiettava sul mio braccio.
«Oh- Hey Gaten! dove sono gli-»

Non feci a tempo a concludere la frase, che il ricciolino afferrò il cellulare che tenevo tra le mani e corse a gambe levate, ridacchiando appena.

«Gaten!» confusa e soprattutto turbata, non esitai ad inseguirlo tra i corridoi.
«Gaten, non è divertente!» mi lamentai un'ultima volta prima di scorgerlo sparire tra la folla di studenti.

Avrei voluto cercarlo ancora, ma fu la voce squillante di Lilia questa volta a cogliermi alle spalle e prendermi a braccetto.
«Ehy Millie, come va?» iniziò a camminare a passo svelto, allontanandomi dal mio obiettivo.

«Aspetta, Gaten-»

«No!» esclamò, per poi ricomporsi e blaterare:
«Cioè, è tardi, forse dovremmo andare in classe, non credi?»

«Lilia, ma non è suonata nemmeno la prima campanella!» le risposi mentre sentivo il peso degli sguardi degli studenti su di me. Imbarazzata, portai una ciocca bruna dietro l'orecchio; c'era qualcosa che non andava con il mio aspetto?

«Si! ma oggi abbiamo il test di inglese, tu non vuoi ripetere?» si affrettò a rispondere, mentre risate di scherno si innalzavano tutte attorno a me. Insomma, che cosa prendeva a tutti quel giorno?

«Millie!» questa volta fu il volto di Noah venirmi incontro che, ahimè, non sembrava portare buone notizie: il moro si avvicinava a passo svelto con un espressione preoccupata.

«Cosa c'è adesso?» chiesi, turbata dagli avvenimenti di quella mattina nel mentre il vociare attorno a me cresceva.

Noah girò lo schermo del suo smartphone in mia direzione, consentendomi di guardare un'immagine leggermente sgranata; una ragazza minuta di spalle indossare della biancheria piuttosto larga ed infantile, delle mutande di cotone ornate da una fantasia a fragoline.
Sbarrai gli occhi quando notai la somiglianza.

«Questa non sei tu, vero?» mi chiese speranzoso, nonostante fosse palese. Ero io, io su ogni schermo, io nella mia forma più imbarazzante.
Le mie gote presero colore, e il mio sguardo si incupì. Riuscii a percepire il mio cuore riempirsi di rabbia quanto sconforto.
Adesso era tutto chiaro.

«Noah!» lo rimproverò Lilia, strappandogli il cellulare di mano. Troppo tardi.

E ad ogni passo, le risate risultavano sempre più fragorose alle mie orecchie.
Abbassai lo sguardo, allontanandomi velocemente dai miei amici. Cosa fare, adesso che la mia reputazione era stata rovinata? Ma soprattutto... perché proprio a me? per uno stupido incidente con Finn?

Finn...dopo quella foto, mi avrebbe presa in giro a vita. Le lacrime stavano per velare i miei occhi quando una voce stridula, troppo familiare e fastidiosa arrivò alle mie orecchie:

«Ciao mutanda fragola!» incontrai lo sguardo di Iris che, indossando un completo turchese, mi sorrideva malignamente.
Questa me la paghi, stronza.

where the lanters end up [fillie] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora