☆═━┈twenty eight┈━═☆

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xxviii.
pride

Finn

«Oh, Finn, non avresti dovuto innamorarti di lei.» roteai gli occhi all'affermazione di Sophia che, in compagnia di Caleb, continuava ad infastidirmi da ore; non si fermò neppure quando il suo compagno di tormenti ci lasciò per gli allenamenti di basket.

«Non sono innamorato!» sbottai mentre mi dirigevo a passo svelto all'uscita di scuola, seguito dalla rossa che sembrava non avere intenzione di arrendersi:

«Sappi solo che quando lo verrà a sapere le spezzerai il cuore, innamorato o meno.»

«Semmai lei mi spezza un braccio! Ma l'hai vista?» esclamai, e solo dopo una breve pausa, come se mi fossi appena ricordato di specificare, continuai infastidito:
«E poi io non piaccio a Millie.»

Dopo un attimo, forse due, di silenzio, iniziai a pensare che Sophia avesse deciso di smetterla; proprio in quel momento una fragorosa risata giunse alle mie orecchie.

«Oh, ma vaffanculo!» avevo sbraitato un'ultima volta quella mattina in cui tanto avevo mentito, per primo a me stesso.
Perché proprio quella sera mi ritrovai sotto la sua finestra, incapace di fermare le mie gambe guidate dall'inconscio; avevo bisogno di sentirla ridere anche quella notte per dormire tranquillo.

«Millie!» la richiamai a voce grossa, il volto arrossato dalla coscienza ma sorridente poiché guidato dal cuore. Ancora una volta avevo agito senza pensare.

Ma erano quelli, cara Millie, i momenti in cui più mi innamoravo di te; quando smettevo di pensare, perdendomi nel tuo sguardo magnetico, quando mi alleggerivo al melodioso suono della tua risata.
Per non parlare di quel sorriso, Dio, quel sorriso capace di curare tutti i miei mali, quel sorriso capace di farmi commettere qualsiasi azione, incluso smetterla di fumare:

Lilia mi aveva riferito che Millie detestava il fumo, così spingendomi a prendere una scelta sulla quale ero titubante da un bel po'. Ed io, Wolfhard il duro, Wolfhard il grande, ero cascato ai piedi di una ragazza a tal punto da lasciarmi manipolare. Ma si trattava davvero di manipolazione, quella forza che mi spingeva a dare il meglio di me?

E poi la scorsi affacciarsi, con i suoi tratti bambineschi e le sue labbra carnose curve in un riso:

«Finn!»

Millie

Erano minuti, forse più di un quarto d'ora che continuavo a fissare lo schermo del mio cellulare; luminoso, mi mostrava l'ultima chat con Sadie, che risaliva a tanti, troppi giorni prima.

Il dolore della nostra litigata non era mai effettivamente sparito, e adesso che i nostri rari contatti si stavano lentamente dissolvendo e le nostre strade separando la sua mancanza si faceva sempre di più sentire; senza di lei le mie giornate risuonavano sempre più banali, effimere, prive di quel così forte sentimento che ci legava e colme di malinconia.

Mi mancava, eccome se mi mancava; non solo fisicamente, avevo bisogno di sapere che qualcuno pensasse a me ogni tanto e fosse capace di dirmelo come solo Sadie sapeva fare.
Mi mancavano le sue parole, la sua voce melodiosa e le sue risate.
Mi mancava tutto di lei, e quella volta sapevo che avrei dovuto mettere da parte l'orgoglio.

Proprio quando stavo per pigiare su "invia", una voce grossa, troppo familiare giunse alle mie orecchie:
«Millie!»

where the lanters end up [fillie] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora