Capitolo 23:

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Carl provò ad aprire gli occhi, ma una fitta alla testa lo costrinse a rinunciare.
Tutto intorno a lui era buio e silenzioso, tutto quello era innaturale.
Sentiva qualcosa di morbido sotto alla testa, probabilmente qualcuno lo aveva portato a letto, o forse ci era arrivato da solo, non ricordava.
Qualcosa di caldo gli stringeva la mano. Delle dita lunghe e forti stringevano le sue sottili e pallide.
Carl provò a ricambiare quella stretta, ma non riuscì nemmeno a muovere un dito.
"Ti prego figliolo non morire..." Sentì una voce sussurrare a pochi centimetri dal suo viso.
Papà? Si chiese Carl.
Quella era decisamente la voce di suo padre, lo sentì chinarsi su di lui e lasciagli un bacio sulla fronte, le labbra di Rick erano screpolate e graffiavano la sua pelle chiara, la barba sembrava essersi allungata dall'ultima volta che lo aveva visto.
Carl si concentrò, provò a muoversi, ma non ottenne nulla, il suo cuore prese a battere all'impazzata.
Non riusciva a muoversi.
Era cosciente di ciò che stava accadendo là intorno, ma non riusciva a muoversi.
La mano di suo padre era stretta nella sua, gli accarezzava con delicatezza il dorso con il pollice.
Sentì una seconda mano posarsi sulla sua fronte, era grande e calda, estremamente famigliare.
Negan.
"Dobbiamo cambiare le bende..." Sussurrò l'Alpha.
L'omega immaginò che suo padre avesse annuito.
Rick gli lasciò la mano, sentì Negan sollevargli il capo dal cuscino morbido ed un braccio avvolgersi intorno al suo busto, suo padre prese armeggiare con con qualcosa che aveva avvolto intorno alla testa, i suoi capelli vennero tirati leggermente e questo fece male a Carl.
Sentì un rumore, come di qualcosa di appiccicoso che viene staccato da una superficie, qualche istante dopo sentì qualcosa appoggiarsi contro il suo occhio destro, sembrava una pezzuola bagnata.
Suo padre prese a tamponare con delicatezza intorno alla cavità oculare, sentì un leggero pizzicore quando la stoffa si avvicinò alla palpebra.
Una volta terminato il processo delle bende gli vennero riavvolte intorno al capo.
Carl cercò di parlare, di emettere almeno un lamento, ma riuscì a malapena a muovere le labbra.
"Si rimetterà presto" Sentì nuovamente sussurrare.
Suo padre gli accarezzò una guancia e poi si chinò a lasciargli un bacio sulla fasciatura.
"Vai a riposarti, rimango io con lui" Sentì suo padre singhiozzare.
Carl provò una tristezza immensa, avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma nemmeno lui sapeva che cosa gli sarebbe successo.
Sentì una porta aprirsi e poi richiudersi, il materasso si inclinò leggermente.
Qualcuno doveva essersi seduto al suo fianco.
"Avanti ragazzino..." Sussurrò Negan, con delicatezza gli sistemò un ciuffo di capelli che doveva essersi posato sulle bende.
"Mi stai facendo preoccupare, stai facendo preoccupare tutti" Carl provò ancora a muoversi, avrebbe voluto alzarsi e abbracciare Negan, suo padre e tutti gli altri.
Non ricordava molto di ciò che era successo, ricordava Simon che puntava la pistola contro suo padre, lui che si metteva in mezzo, dei rumori e il buio.
Negan,perché non mi sveglio? Aiutami...
Negan gli strinse la mano che precedentemente teneva suo padre, vi lasciò sopra un bacio, nocca per nocca e polpastrello per polpastrello.
Il suo incidente doveva aver avvicinato i due Alpha, e nonostante fosse ridotto in quello stato non poté che esserne felice.
Però aveva paura, era dannatamente terrorizzato.
E se fosse rimasto in quello stato per sempre?
Semi incosciente in balia degli eventi.
"Non sai quanto ho dovuto insistere per poteri portare nella mia camera, Carson non ne voleva sapere, ma ho pensato che forse ti avrebbe fatto bene..." Carl sorrise, o meglio avrebbe dovuto. Si sentì felice.
Sentì Negan stendersi al suo fianco e con un braccio circondargli la vita, sentì il respiro dell'Alpha infrangersi contro la sua guancia e raggiungere il collo pallido.
"Leggiamo qualcosa, ok?" Sussurrò l'uomo prima di iniziare a leggere.

Qualche tempo dopo qualcuno entrò nella stanza.
Negan interruppe la lettura e si alzò in piedi.
Carl affinò l'udito cercando di cogliere il mino rumore, non era in pericolo di quello era sicuro e poi Negan lo avrebbe protetto.
"Come sta?" Carl sentì la voce di Michonne.
Si sentì felice, sperava che la samurai stesse bene, temeva che Simon avesse sparato a qualcun'altro.
Sentì la mano della donna posarsi sulla sua fronte, era piccola e fredda come la ricordava.
"Migliora ogni giorno che passa,ma non si è ancora svegliato"
Ogni giorno che passa...
Da quanto tempo era in quello stato comatoso?
Michonne...
"È forte" Negan sorrise.
"Più di tutti noi messi insieme, ma mi manca il suo sorriso" Sentì la donna ridere e tirare su con il naso.
Che stesse piangendo?
"So che gli vuoi bene" Negan sollevò un poco la coperta e gli coprì il petto. Carl sentì immediatamente una sensazione di gelo che poi venne subito sostituita dal calore del tessuto morbido.
"Pensavo di portare Judith... potrebbe aiutare" Negan annui.
"Facciamo un tentativo"

Carl sprofondò nuovamente nel buio, non sentiva più Negan vicino a sé, non c'era nessun rumore nella stanza, sembrava di essere sott'acqua.
Carl... Si sentì chiamare da una voce dolce e gentile.
Aprì gli occhi e si guardò intorno.
Non era nella stanza di Negan e quella aveva tutta l'aria di essere un bosco, tutto intorno a lui c'erano pini e abeti, il sole tramontava oltre i rami creando delle sfumature tra il rosso e il rosa.
Carl... Sentì nuovamente quella voce, una voce che non sentiva da molto tempo.
Si mise in piedi, sotto di lui c'era un prato verdere e tra i fili d'erba si intravedeva un sentiero stretto ma ben visibile.
Fece qualche passo avanti e prese a seguire quella voce.
Superò un piccolo ruscello, le foglie sotto i suoi piedi scricchiolarono rumorosamente.
Camminò seguendo una scia di petali bianchi, che gli faceva da guida.
li unici suoni che sentiva erano quelli naturali.
'acqua di un fiume che scorre, foglie che cadono, il vento che muove le fronde degli alberi.
Niente vaganti, niente armi, niente uomini.
Si fermò quando i petali sparirono.
Si ritrovò nel mezzo di una radura, centinai di fiori crescevano rigogliosi tra l'erba verde.
Aqualche metro da lui stava una donna vestita di bianco, gli dava la schiena, ma lui la riconobbe immediatamente, i morbidi capelli scuri che ricadevano dolcemente sulle spalle, la corporatura gracile, molto simile alla sua.  
Mamma... Lori si voltò verso di lui, un sorriso dolce stampato in viso, occhi azzurri in occhi azzurri.
Carl le corse incontro e l'abbracciò scoppiando a piangere, nascose il viso nel suo collo e si lasciò stringere.
Mamma! Gridò quasi.
Lori gli accarezzò i capelli e solo in quell'istante si rese conto di non indossare il cappello di suo padre.
Mi sei mancato così tanto, il mio bambino... Carl tirò su con il naso e strinse con più forza la madre, come se temesse che da un momento all'altro lei potesse sparire e abbandonarlo di nuovo.
Come stai? Tuo padre e tua sorella? Gli altri? Domandò Lori dopo essersi separata dal figlio ed avergli baciato la fronte.
Stanno tutti bene, Maggie e Glenn avranno un bambino... e io... be' non lo so come sto, mamma... sono morto? Per questo sono qui con te? Domandò Carl trattenendo a stento le lacrime.
Lori scosse il capo e lo invitò a sedersi al suo fianco.
Carl si accomodò sull'erba, i fiori bianchi lo superavano in altezza e gli sfioravano il viso.
No, non sei morto.
Gli sorrise la donna lisciando alcune pieghe del vestito.
Carl lo riconobbe, era l'abito che sua madre indossava il giorno del suo matrimonio.
Era splendida.
Perché sei vestita da sposa? Domandò il ragazzo.
Lori gli accarezzò i capelli e guardò l'abito candido.
Non lo so, forse perché è un ricordo molto importante per me, o forse lo è per tuo padre... mi ricordo quel giorno come fosse ieri... Sussurrò Lori, colse un fiore e prese ad accarezzarne i petali.
Che posto è questo? Domandò allora Carl.
Se non era morto e quello non era l'aldilà dove si trovava?
Questo è un limbo, e qui dovrai fare una scelta... Iniziò la donna.
Quale scelta? Domandò ancora Carl avvicinandosi alla madre.
Rimanere in vita e combattere, soffrendo e perdendo le persone che ami, oppure venire con me e abbandonarti tutto alle spalle.
Carl deglutì.
Sua madre aveva smesso di sorridere, aveva lo sguardo puntato davanti a sé.
L'omega seguì il suo sguardo e a qualche metro da loro vide un vagante.
Camminava a stento e si avvicinava lentamente, l'andatura zoppicante, gli occhi vitrei e la mascella spalancata.
Carl guardò sua madre, ma Lori sembrava distante, lo sguardo lontano, accarezzava con delicatezza i petali del fiore.
Cosa devo fare? Domandò Carl.
Non posso essere io a decidere. Gli rispose Lori. 
Carl si mise in piedi e si spolverò i pantaloni neri, rivolse uno sguardo alla madre e poi prese a camminare verso il vagante.
Il morto prese a camminare più velocemente quando lo vide
Allungò le braccia martoriate verso il corpo di Carl, spalancò la bocca e un grumo di sangue fuoriuscì macchiandogli le labbra.
Il giovane lo riconobbe solamente dopo che questo fu molto vicino.
Quello non era un morto comunque ma, qualcuno che lui conosceva, qualcuno che in un certo senso aveva causato la morte di sua madre
Shane... Sussurrò il ragazzo.
Forse era così che doveva andare.
Era stato lui ad abbattere Shane quando lui era tornato dai morti e ora, toccava a lui uccidere Carl.
Carl lasciò cadere le braccia lungo i fianchi ed attese in silenzio.
Sentì il respiro del vagante farsi sempre più vicino ed affannato.
Sentì i suoi denti vicini al suo collo.
"Carl..." Sentì una voce.
Negan.
Proprio mentre il morto stava per azzannarlo la mano di Carl entrò in contatto con qualcosa di freddo e metallico.
La sua pistola era chiusa nella fondina legata contro la sua cosca, senza esitazione l'afferrò e sparò un colpo dritto in testa al vagante.
Shane si accasciò a terra, morto.
Carl si voltò verso Lori.
La donna stava in piedi a pochi passi di distanza, il cappello di suo padre stretto tra le mani.
Mi dispiace, non posso ancora venire con te. Lei sorrise, alzò le braccia e calò il cappello in testa al figlio.
Dona molto più a te che a tuo padre. Disse lei, facendo sorridere Carl.

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