16. Il viaggio

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La mattina dopo come promesso mi ero fatto trovare sotto casa sua in macchina. Quel giorno c'era un bel sole e faceva abbastanza caldo, al contrario del giorno prima. Alison aveva indossato una gonna lunga e leggera blu che arrivava a metà polpaccio, una maglietta bianca che lasciava scoperte le spalle e delle Converse dello stesso colore.
I capelli erano raccolti in una treccia lunga e le lentiggini si vedevano ancora di più quel giorno.
Era sempre più bella ogni volta che la guardavo.
«Pronta?» le chiesi dal finestrino. Lei mi sorrise nervosa e annuì titubante.
Salì sul posto del passeggero con una lentezza disumana e quando si sedette, allacciò immediatamente la cintura che strinse tra le mani come se fosse l'unico appiglio per rimanere in quella macchina.
«Sappi che lo sto facendo per te. Se non fossi tu, sarei rimasta a casa a dormire al posto di chiudermi qui dentro per non so quanto tempo e soprattutto senza sapere la destinazione.» disse con la voce che le tremava.
«Alison, calmati. Andrà tutto bene, prometto che farò di tutto per farti dimenticare che sei in un'automobile, okay? Ti piace la musica?» le chiesi per distrarla.
«S-sì...» balbettò senza muoversi. Allora accesi la radio collegata al mio cellulare e feci partire la mia playlist di musica di vari generi. L'avevo chiamata My mood perché rispecchiava i miei vari stati d'animo e in base a come stavo sceglievo la canzone.
Partì Grip di Seeb & Bastille che era una delle mie preferite di quel momento.
«I would rather forget and wash my memory clean» mormorò piano le parole della canzone.
«La conosci?» le chiesi osservandola con la coda dell'occhio.
«Sì e di solito la canto, ma ora proprio non ci riesco.» mi disse senza mollare per nessuna ragione la cintura.
«Concentrati solo sulla canzone allora, cantiamola insieme... Cause the devil's got my arms, and it pulls me back into the night...» cantai alcune parole essendo ben consapevole di essere stonato.
«The devil's got my arms, 'cause the devil's got my arms. And it pulls me back into the night. And it pulls me back into the night.» cantò l'ultima strofa della canzone facendomi piacevolmente scoprire che aveva anche una bellissima voce.
«Sei bravissima. Hai studiato canto?» le chiesi posando una mano sulla sua gamba che lei strinse con quella che non teneva la cintura.
«No, lo faccio solo per conto mio. So suonare anche il pianoforte. Ho imparato dal mio migliore amico che era un'autodidatta.» raccontò e sembrava che avesse allentato la presa. Forse stava prendendo confidenza con la macchina.
«Allora un giorno voglio sentirti suonare e cantare. Assolutamente.» le dissi provando a sorriderle.
«Va bene. Posso mettere io una canzone ora?» mi chiese timidamente.
«Certo, fai pure.» le dissi mentre prendeva in mano il mio cellulare e digitava sulla tastiera, sempre con una mano sola perché non voleva lasciare il suo appiglio.

Non conoscevo quella canzone ma mi piaceva. Le chiesi il titolo e la cantante in modo da aggiungerla alla playlist per potermi rilassare pensando a lei quando ne avessi avuto bisogno.
Era Sweet but psycho di Ava Max.
«Oh, she's sweet but a psycho, a little bit psycho. At night she's screamin"I'm-ma-ma-ma out my mind" Oh, she's hot but a psycho, so left but she's right though. At night she's screamin'
"I'm-ma-ma-ma out my mind"» intonò il ritornello della canzone che la rispecchiava esattamente. Lei era dolce ma era pazza. Insomma non una psicopatica pericolosa, solo un po' fuori di testa.
«Sembra parli di te.» le dissi e la vidi finalmente sorridere.
«Già... è la mia canzone preferita. La ascolto a ripetizione da quando è uscita. Mi ricorda le cose belle... anche se non ne ho avute tantissime.» disse lei, sorridendo, come persa nel suo passato.
«Oggi allora avrai un'altra cosa bella da ricordare, quando sentirai questa canzone.» le dissi e lei mi guardò interrogativa.
«Di che parli?» chiese.
«Lo vedrai.» le risposi senza aggiungere altro. Allora lei iniziò a farmi domande e chiedermi dove la stessi portando dato che eravamo in viaggio da più di mezz'ora.
Per evitare di risponderle alzai il volume della radio altissimo e iniziai a cantare ignorandola completamente perché non avevo intenzione di dirle nulla.
Dopo un po' si arrese e iniziammo a cantare insieme per tutto il resto del viaggio.

Alice Stok
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