Quel giorno stavo lavorando alla vecchia libreria dell'usato di mio zio, riordinavo gli scaffali e cercavo di dare un senso a quelle pile di libri ammucchiate dal pavimento al soffitto, perché una delle mie fisse era quella dell'ordine. Ero un maniaco sotto questo punto di vista. Però in quella libreria era quasi inutile provare a mettere tutti i libri di Verga, per esempio, sulla stessa mensola, in modo da trovarlo subito, in caso un cliente cercasse qualcosa di quell'autore, perché la gente era maleducata ma soprattutto disordinata, quindi non importava a nessuno se un volume stava sullo scaffale a destra, quello infondo, perché intanto c'ero io a rimettere apposto.
E un tipico esempio era una ragazza, un po' strana se posso permettermi, per il modo ossessivo in cui fissava la copertina di un libro. Era Love story, non ho ben presente di chi ma lo avevo già letto un paio di volte da ragazzino, giusto per passare il tempo. Lo scaffale che aveva consultato era completamente stato sostituito da una massa informe di libri, che se ne stava lì orgogliosa a fissarmi come a prendermi per i fondelli.
«Mi scusi, potrebbe riporre i volumi che non le interessano come li ha trovati? Grazie.» dissi avvicinandomi alla ragazza che solo ora avevo notato essere davvero molto bella. Quei lunghi capelli biondo scuro e mossi che le ricadevano sulle spalle scoperte. Dei meravigliosi occhi castani stavano ai lati del naso perfetto con tanto di septum d'argento e delle labbra colorate di rosso definivano il tutto. Indossava solo una canottiera nera e un paio di shorts di jeans, ai piedi portava delle Superga bianche e aveva uno zainetto marrone sulla spalla destra.
«Oh mi dispiace. Lo faccio subito.» disse lei sbattendo gli occhi più volte. Forse ero stato troppo duro, ma quando la gente mi scombussolava le cose mi dava non poco fastidio.
«Tranquilla, ora ti aiuto. Dicevo solo di non spostarli troppo.» dissi infine per rimediare al mio tono sgarbato.
«Okay.» rise. Non capivo cosa avesse da ridere, ma era ancora più bella quando lo faceva.
«Perché ridi?» chiesi, sperando di vederla farlo di nuovo. Aggiunsi anche io un sorriso per farle capire che non mi dava fastidio, anzi.
«No... nulla. Ma lo sai che hai un bellissimo sorriso?» mi disse, guardandomi più intensamente, come aveva fatto con la copertina di quel libro.
«G-grazie. Ma non credo sia vero...» dissi un po' in imbarazzo per quel complimento inaspettato.
«Non credi molto in te stesso, non è così?» chiese lei immediatamente, lasciandomi ancora una volta a bocca aperta. Era davvero strana.
«Perché dici così?» le chiesi.
«Si vede a chilometri di distanza. Dovresti avere più autostima, sei un bel ragazzo!» rispose lei. Non riuscivo a credere a quello che stesse dicendo.
«Sei strana.» commentai sorridendo di nuovo involontariamente. Lei ancora mi fissava.
«No, hai sbagliato. Io sono Alison. E scommetto che nemmeno tu sei Strano.» rispose lei. Stavo iniziando a pensare che fosse una pazzerella scappata da un manicomio, ma non sembrava pericolosa era solo... particolare.
«Giusto, io sono Nathan. Piacere.» le dissi porgendole la mano. Lei la strinse e sorrise ancora. Era speciale nel suo genere, ma mi piaceva. Io non amavo la normalità era... noiosa.Andammo avanti a parlare e scoprii che lei amava i libri usati perché annusandone l'odore, si immaginava la vita della persona che l'aveva posseduto. Poi le piaceva tanto ascoltare la musica dei vinili di sua nonna, che le aveva lasciato in eredità quando era morta.
A me invece piaceva sempre di più il modo in cui si girava i capelli intorno al dito, come sbatteva gli occhi ogni volta che le facevo un complimento o che era imbarazzata, o come si grattava la gamba nervosamente quando non sapeva cosa dire. Non avevo mai incontrato una come lei.
«Senti, ma non è che domani ti va di venire con me a prendere un caffè?» le chiesi, dopo che mi ebbe detto che doveva andare, ma che sarebbe tornata, poiché per lei dire arrivederci e poi non farsi più vedere, era da maleducati.
«Certo che mi va. Alle tre nel bar qui di fronte. A domani!» disse e poi se ne andò, senza lasciarmi replicare.
Era strana forte, ma già l'amavo.Alice Stok
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La curva del sorriso
RomanceUna stupida lettera. Lei aveva già deciso tutto. Se solo io avessi saputo per quale assurdo motivo lei lo voleva fare, l'avrei fermata. Da quando se n'era andata, tutto aveva perso senso. Tutto era vuoto e silenzioso. Era semplicemente andata a mori...