9. Acqua passata

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Inaspettatamente quelle ore che mi dividevano da Alison passarono velocissime e ora non potevo essere più nervoso all'idea di farle conoscere mio zio.
«Nathan chiudo io se vuoi qui, vai dalla tua fanciulla che ti aspetta lì fuori.» mi disse Philip facendo un sorrisetto orgoglioso. Appena mi girai verso la porta la vidi con il suo solito zainetto sulle spalle che mi salutava con la mano. Io le sorrisi, appoggiai i libri che stavo mettendo in ordine dopo che un bambino dispettoso li aveva buttati giù dal loro scaffale, e andai verso di lei.
«Salve Than, pronto per una nuova avventura?» scherzò lei, facendomi ridacchiare leggermente.
«Certo! Però prima volevo presentarti una persona... se per te va bene.» le dissi, mentre guardava oltre le mie spalle mio zio che ci stava fissando sicuramente.
«Parli di quell'uomo lì? Beh, lo conosco già. È uno dei tanti che è stato a letto con mia madre, ma sicuramente non se lo ricorda.» disse perdendo immediatamente il sorriso.
«C-cosa? I-io non ne sapevo nulla... aspettami qui allora andiamo via subito devo solo prendere il mio zaino.» le dissi, ma come mi girai mi fermò.
«Non farne parola ti prego. Digli solo che non sono pronta a conoscerlo o inventati qualcosa.» disse seria e io annuii, senza dire nulla.
Andai da mio zio presi il mio zaino e gli rifilai una scusa a caso, senza nemmeno guardarlo in faccia.

Uscimmo dal negozio in silenzio. Non riuscivo a non pensare a quello che mi aveva appena detto Alison. Avrei voluto chiedere spiegazioni a mio zio, ma lei mi aveva chiesto di non farne parola e così avrei fatto, anche se sarebbe stato molto difficile.
«Che hai?» mi chiese ad un tratto lei, mentre camminavamo mano nella mano. Nemmeno il pensiero di essere finalmente con lei mi faceva distogliere dal fatto che mio zio fosse stato uno dei tanti che era andato a letto con sua madre.
«Quello che mi hai detto prima... non riesco a togliermelo dalla testa. Ma tu ne sei proprio sicura? Magari lo confondi con qualcun altro...»
«No, Than, non lo confondo con nessuno. Era lui e lo so per certo. Sono entrata in camera di mia madre senza bussare, una sera quando avevo appena quindici anni, perché mi serviva una mano con la lavatrice che non funzionava e li ho trovati lì, nel letto insieme. Lui era ubriaco e lei non era da meno, hanno iniziato ad urlarmi contro di andarmene e così ho fatto. Mi sono chiusa nella mia stanza che era quella vicino a loro e ho continuato a sentirli tutta la notte. È per questo motivo che quando è morta la nonna ha deciso di darmi l'appartamento vicino al suo. Non mi voleva tra le scatole, ma soprattutto non voleva far sapere a nessun uomo che aveva una figlia, altrimenti non sarebbero andati di certo a letto con lei.» raccontò fissando i nostri piedi mente camminavamo non sapevo nemmeno per dove andare.
«Per quanto è andata avanti la storia con mio zio?» chiesi mentre sentivo ribollirmi il sangue nelle vene.
«Non ne ho idea ma l'ho visto più di una volta, poi ad un certo punto è sparito e mia madre c'è stata pure male. Si vede che aveva trovato una migliore di Moira o l'aveva lasciata per colpa mia, non lo so...» mi disse, alzando lo sguardo, vide il mio viso furioso. Allora mi fermò e con delicatezza mi baciò le labbra, facendomi per un attimo rilassare.
«Mi dispiace per quello che ha fatto. Non ne avevo idea e non lo immaginavo minimamente. Insomma lui mi ha sempre detto di essere innamorato di Ginevra che è la sua fidanzata, ma a quanto pare mi ha sempre mentito.» dissi cercando di controllare la rabbia, mentre le accarezzavo il viso.
«Stai tranquillo, a me non importa. Fa tutto parte del passato e non voglio ricordarlo. Ora siamo io e te e voglio passare tutto il tempo possibile insieme qui al lago. Tutto il resto non conta.» disse prendendo la mano che aveva appena toccato la sua guancia.
«Lago? Di cosa stai...» dissi elaborando quello che aveva detto e notando che eravamo arrivati di fronte ad una pozza d'acqua azzurra- verdognola, circondata dal verde del prato e degli alberi.
«Sai nuotare vero?» mi chiese lei mentre appoggiava lo zaino e si toglieva la maglietta e i pantaloni, rimanendo solo in biancheria intima. Si sciolse i capelli e mi sorrise. Feci molta fatica a riprendermi da quanto fosse bella.
«S-si... ma non ho il costume...» balbettai, costringendomi a non fissarla.
«Non importa, spogliati e rimani con i boxer, basta che ti muovi! L'ultimo che si tuffa è un lattante!» urlò mentre si buttava sinuosamente a testa come una sirena. Per un attimo rimasi a bocca aperta, poi scossi la testa, mi spogliai in fretta, levai gli occhiali e la raggiunsi.

Era pazza, ma ciò non faceva che renderla ancora più stupenda.

Alice Stok
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La curva del sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora