37. Ancora ricordi

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«Ma è incredibile. Lei ha fotografato tutti i dettagli della sua vita... per otto anni.» commentò Eloise, sfogliando la specie di album di foto che avevo fatto con la Divina commedia.
«Già... lei era particolare e l'ho sempre saputo, ma con queste polaroid mi ha sorpreso.» dissi, con voce malinconica.
Erano passati trentotto giorni e ancora stavo male. Più che male, mi mancava tanto averla con me sempre, poterla baciare, abbracciare, o semplicemente guardare, perché era così bella...
«Nathan? Mi stai ascoltando?» mi chiese la ragazza accanto a me che stavo beatamente ignorando.
Mi sorrideva, mi prese la mano come per confortarmi.
«No, scusami è che... pensavo ad Alison.» le dissi, provando a sorriderle a mia volta.
«Non scusarti, è normale che sia il tuo pensiero fisso e deve essere così. È stata la ragazza che hai amato di più nella tua vita e ora lei non c'è più, non potrai mai dimenticarla. Sarà doloroso nel primo periodo e vedrai solo le cose brutte, che stava male, era depressa e tutti i suoi casini, ma poi sarà piacevole ricordarla. Penserai al suo sorriso, alla sua voce che pronunciava il tuo nome e a quanto erano morbide le sue mani, quando ti accarezzava... capirai solo col tempo che forse ora lei è più felice.» parlò guardando fisso avanti, con gli occhi che riflettevano felicità, mista a tristezza. Aveva gli occhi lucidi e una lacrima le scese lungo la guancia, ma la asciugò subito, in modo che non me ne accorgessi, ma l'avevo vista.
«Parli come se avessi esperienza in questo tipo di cose... ne vuoi parlare?» le chiesi, senza lasciarle la mano.
«Quando ero piccola ero molto legata a mia nonna. Era come una seconda mamma per me. Fatto sta che un giorno si è ammalata. Aveva novant'anni a quell'epoca. Aveva sempre la febbre alta e stava sempre a letto, non usciva più. Avevo tredici anni e in tutti gli anni che avevo passato i pomeriggi con lei, non aveva mai perso occasione per portarmi a giocare, al parco, a camminare nel bosco e raccontarmi storie nella casa sull'albero che aveva costruito il nonno. Vederla costretta a letto era una sofferenza per me.
Lei comunque non ha mai perso il senso dell'umorismo, neanche quando stava morendo.
Mi ricordo ancora che mi disse: Sii sempre perfetta, come ti ho insegnato. Sorridi sempre e non perdere mai il coraggio l'autostima. Io sarò con te, sempre, in ogni cosa che vorrai. Ti lascio questo anello in eredità, così saprò dove trovarti in ogni momento.
Poi sospirò di stanchezza, chiuse gli occhi e smise di respirare.
In quel momento iniziai a piangere come non avevo mai fatto prima, stringendole la mano che piano piano diventava fredda e perdeva vita.
Il primo mese e mezzo dopo che se n'era andata è stato un inferno, sentivo la tua mancanza ogni minuto.
Poi ho capito che lei non avrebbe voluto che soffrissi così e mi sono fatta forza per andare avanti, anche senza di lei.» finì il racconto piangendo, ma nascondeva tutto dietro a un sorriso, che sicuramente era provocato dai ricordi belli che aveva con la nonna.
«È una storia triste, ma è bellissima. Io non ho mai avuto una nonna del genere, sono tutti morti i miei nonni, prima che li conoscessi. Sicuramente sarei cresciuto meglio con una figura del genere della mia vita, al posto che un padre che picchiava sua moglie e io che a sedici anni la difendevo, anche alzando le mani.» le dissi, con amarezza nella voce. Ero certamente invidioso di chi era cresciuto in una bella famiglia e non una come la mia.
«Mi dispiace tanto, Nathan. Però credimi, se esistesse un tasto per cambiare il proprio passato, probabilmente non saremmo qui a parlarne. Pensa: se non avessi mai avuto dell'incidente in macchina, non ci saremmo mai incontrati! Ti saresti perso una persona fantastica come me!» esclamò lei, tantando di buttarla sul ridere. Riuscì infatti a strapparmi un sorriso debole.

Ma avrei cominciato da quello. Sorridere poco per volta, senza fretta, fino a farlo normalmente.

Alice Stok
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La curva del sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora