Josephine
Mi sollevo dal letto con uno strano senso di nausea, è passato un mese da quando Christopher è qui.
Il tempo passa e la situazione sta migliorando.
Stiamo imparando a capirci, infila la testa nell'incavo del mio collo ma sono costretta a sollevarmi perché vengo colta improvvisamente dai conati.
Sposto frettolosamente il braccio di Christopher e corro in bagno completamente nuda.
Corro verso il bagno e arrivo giusto in tempo alla tavoletta per riversare tutto il contenuto della cena di ieri, qualcosa deve avermi fatto male, magari quelle strane verdure con il pollo. Christopher mi raggiunge in bagno, mi alzo in piedi barcollando qualche secondo.
"Dovresti uscire..." mormoro a disagio. Mi poggia la vestaglia sulle spalle, tiro lo sciacquone ravvivo i capelli dietro l'orecchio. Mi infilo la vestaglia velocemente sento freddo, magari ho l'influenza.
"Non vado da nessuna parte, non stai bene."
Mi tocca la fronte ma gli scosto la mano. "Non sembra che tu abbia la febbre, ma hai un colorito pessimo ... a letto ora" comanda.
Perché non dice mai per favore, impartisce ordini a tutti, me compresa. Prendo lo spazzolino e mi lavo i denti. Incede nella mia direzione e si posiziona dietro di me, poggia le mani ai lati del marmo e annusa il mio corpo. "Abbiamo fatto sesso per ore, ora hai il mio profumo addosso e profumi di sesso." Mi bacia il collo posandoci prima la lingua e poi le sue labbra carnose, la barba mi solletica la zona facendomi sorridere. "Prima ti riprendi e prima potrò saltarti ancora addosso ancora e ancora."
Mi accarezza la pancia insinuando le sue dita tatuate sotto il tessuto della vestaglia, mi posa un bacio sulla testa e si allontana.
Poggio lo spazzolino e cammino fino alla camera da letto e mi infilo nel letto con la vestaglia, mi sento davvero stanca. Christopher sale sul letto carponi e si stende completamente nudo accanto a me. I bicipiti sono tesi, gli addominali sono contratti e poi nel mezzo posata in corrispondenza del suo ombelico è poggiato il suo membro.
"Devi andare da qualche parte ?"
Poso le mani sul suo petto e poggio il mento su per poterlo guardare.
"Più tardi non ora ..." ribatte. Contemplo per qualche secondo i suoi occhi color cielo, è talmente perfetto che non mi sembra vero. "Cos'hai gattina?"domanda agguantando con una mano una natica.
"Nulla ...perché?"
"Hai un'aria preoccupata"risponde dandomi un colpetto sulla punta del naso, tira il lenzuolo sopra i nostri corpi coprendoli. "Come mai non hai mai smesso di prendere la pillola in mia assenza?"
"Per abitudine e mi aspettavo che ci mettessi meno tempo per venire da me."
"Quando verranno a trovarti le tua amiche rosse ?" mi schernisce come al suo solito.
"Non lo so, ma non potremmo parlare di altro? "
"Come vuoi, a me non fa alcun effetto parlare delle tue cose."
"Dove andrai questa mattina ?"
Spero che mi risponda in maniera più precisa, invece di deviare come fa sempre.
"Ho degli impegni con tuo padre" afferma sbrigativo. Gli mordo il petto e nello stesso momento mi tira i capelli senza fare troppa pressione.
"Perché non mi dai mai una vera risposta?" domando inarcando un sopracciglio.
"Perché non serve averla."
"Antipatico..." ribatto.
"Sei proprio una bambina."
Diminuisce la presa dai miei capelli e lentamente mi lascia andare.
Allungo la mano e prendo il telecomando. Accendo la Tv e faccio zapping sui vari canali.
"Josephine?" Mi richiama, afferra il telecomando dalle mie mani e spegne la Tv per poi lanciare il telecomando. "Dovresti spostarti perché stare qui con te nuda addosso mi sta facendo impazzire."
Ha ragione meglio prendere le distanze , faccio per alzarmi dal suo petto me preme entrambe le mani sulla mia schiena. "Dove vai ?"
Mi ha appena detto di spostarmi?!
"A prepararmi un bagno" ribatto.
"Resta qui. "
"Cosa hai sognato ?"
Con me parla anche dei demoni del suo passato.
Tento di essere una strada certa per la sua anima perduta.
"Avevo cinque anni quando mio padre mi portò nel ghetto a casa di una delle sue puttane. Lei era drogata, si divertirono insieme a torturarmi. Mi spensero delle cicche addosso, proprio qui. "Indica un punto poco più sotto del fiore di loto che ha tatuato sul collo. Ha un'espressione di sprezzo e dolore che mi porta sull'oro del pianto." Poi mi misero un guinzaglio e mi hanno legato fuori sul retro come un cane,sotto la pioggia durante il freddo inverno inglese. Non potrò mai perdonarlo." Si irrigidisce immediatamente, preavviso che sta per avere uno dei suoi attacchi di rabbia. I lineamenti del suo viso diventano più rigidi e contatti, lentamente viene accecato dalla rabbia.
"Ci sono qui io con te." Gli bacio il petto e addolcisce lo sguardo per poi rilassare la mascella. Mi prende il viso fra le mani e bacia sulla bocca.
Le sue labbra si muovono con violenza contro le mie.
Nei suoi baci c'è tutto il suo inferno.
La mia lingua assapora la sua bocca, mi separo dalle sue labbra improvvisamente con aria preoccupata.
"Così ti prenderai l'influenza. "
Mi posiziono a cavalcioni sul suo addome e passo le mani sul suo petto in corrispondenza dei piercing che tanto mi attraggono. Mi inchioda con i suoi occhi azzurri assumendo uno sguardo furbo.
"Non mi importa. "Si morde il labbro e spinge il bacino verso l'altro. Mi sta invitando a perdermi con lui ancora.
"Ti dovrebbe importare invece. "
Contrariamente alle mie suppliche, slaccia la cintura che teneva legata i due lembi della vestaglia.
"Che fai ?"
Si slancia con la schiena fa una leggera pressione con la mano sul collo.
"Rivendico ciò che è mio. "
Sposta la mano dal mio collo alla mia gola per poi farla calare fra il solco dei miei seni, gli blocco il polso prima che scenda in zone indiscrete.
"Non me la sento di..."
Sorride divertito e scuote la testa.
"Non voglio scopare ..."
Sgrano gli occhi e lo fisso inebetita.Non credo che ci farò mai l'abitudine al suo linguaggio colorito. "Come vuoi che te lo dica ?"
"Potresti essere meno...rude ?"
"No ..." mormora. "Ti voglio solo toccare...ti voglio sentire contro la mia pelle"aggiunge.
È un invito al sesso e alla perdizione ma sento freddo e sto malissimo. Ma capisce il mio disagio e richiude la vestaglia. Si ristende sul materasso a braccia spalancate. Mi stendo su di lui e mi abbraccia.
"Chiamerò un medico e ti farò fare una visita generale. Anzi chiamo ora tuo padre e mi informo su i medici migliori della zona."
Allunga il braccio e prende il cellulare.
"Saul sono Christopher.Ho bisogno di un medico per Josephine, non si sente bene. Non mi piace il suo colorito. Non voglio un uomo ma una cazzo di donna !" abbaia. Deve fare storie persino sul medico. "Nom me ne frega che è il vostro medico di fiducia ! Voglio una donna, quindi o me la trovi tu o me la trovo da solo!"
La sua voce rimbomba nella stanza , gli chiude il telefono in faccia e lancia il cellulare. Nel frattempo Sahara tenta di aprire la porta della stanza ma Christopher l'ha chiusa a chiave.
"Non ti metterà addosso le mani un fottuto uomo!" Non so se gli è chiaro che sia un medico oppure no.
"È il suo lavoro ..." ribatto sul suo petto.
"Non me ne frega un cazzo ! Potrà toccare qualcun altro ma non te !"
"Mentre tu ti lamenti, io vado a vomitare."
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Cape town II 🌌
RomanceSEQUEL DI CAPE TOWN "Siamo angeli e demoni al contempo, dipende da che parte oscilla il pendolo del nostro precario equilibrio." (Marco Trevisan) È passato del tempo da quando le vite di Christopher, Elaja e Josephine si sono separate , le loro vi...