QUESTIONE DI PIANI

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《Mi scusi, dovrebbe mettere un paio di firme qui.》Entra nel mio ufficio, a passo incerto, una ragazza dai capelli color miele raccolti in una crocchia ordinata. 《Prego, si sieda. Se devo firmare qualcosa, prima devo leggerla.》Fino ad ora ha sempre guardato il pavimento... che strana ragazza.

Si siede di fronte a me, alla mia scrivania, ma ancora non alza lo sguardo dai documenti.

《Bene, è un permesso per un progetto di ampliamento dell'edificio. A quanto pare è possibile notare dalla pianta integrale assonometrica che manca un piano, non incluso nel progetto di costruzione...》《..perché qualcuno ha pensato bene che il primo piano fosse il parcheggio sotterraneo, ne sono al corrente, signorina.》Mss. Miele alza lo sguardo, per incontrare due schermi azzurri e calcolatori, poi lo riabbassa intimidita.

Ma che ho fatto? Perché nessuno mi guarda negli occhi? Provo l'impulso irrefrenabile di urlarglielo dritto in faccia, ma è troppo presto per urlare e sono stanco.. dunque mi limiteró a mordermi la lingua.

《Ci pensi, non arrecherebbe alcun danno il peso di un'ulteriore piano, calcolando che è stato fatto tutto su misura per reggere 50 piani e non 51?》Continuo, irritabile, ma calmo.

《Questo non lo avevo preso in considerazione.. m-ma faró un controllo approfondito della struttura dell'edificio e le faró sapere al piú presto.》Abbastanza  formale. ma la sua voce tradisce insicurezza e mortificazione.

Non c'è dubbio, questa ragazza è nuova, fanno tutti cosí i primi giorni, non mi guardano mai in faccia. Ma cos'è, una specie di codice di sopravvivenza che gira in quest'ambiente? Eh no, non funziona cosí.

Sta per alzarsi e andare via, ma io le blocco piano un braccio e le prendo il mento fra le dita, costringendola a guardarmi. Ha due bellissimi occhi da cerbiatta e folte ciglia scurite dal mascara. Mss. Miele arrossisce e si impietrisce all'istante.

È troppo carina, dannazione!

《Mi scusi, non mi ha detto come si chiama.》Le chiedo, al di là della scrivania. 《Ah, si.. cioè no, mi scusi lei, sono Chiara De Angelis, ventiquattresimo piano, mi manda il responsabile della sicurezza e il funzionamento della struttura. Molto piacere signore.》Si schiarisce la gola, si allontana dalla mia stretta e mi porge educatamente la mano.

Mentre le stringo la mano, ho un'idea malsana e invitante che mi frulla in testa.

《Il piacere è tutto mio, chiamami pure Larry, siamo sulla stessa barca, se non rigo dritto rischio brutto anch'io. Dunque non essere cosí formale con me, solo.. la prossima volta dí al tuo capo di venire qui personalmente, senza far scomodare la sua segretaria.》"Stai mentendo spudoratamente Calle!"  Lo so ma voglio solo vedere che succede se mi metto ad un livello piú basso.

Chiara sembra sollevata, forse era giá mezza convinta che io fossi il pezzo grosso, ma adesso sembra piú a suo agio.

《Oh, meno male... scusi, credevo di essere nell'ufficio del capo, quello vero...》sospira e sfoggia un sorriso pimpante. 《Anche se fosse, non vedo il problema, il signor Larsen è una bella persona, non ha motivo di essere tesa in sua presenza.》Le restituisco un sorriso rassicurante.

《Beh, almeno lui. Il mio capo, quello che mi ha spedita qui, è un vero tiranno. Spero che lei non abbia un capo altrettanto opprimente.》È decisamente a suo agio.

Missione compiuta. Sono un fottuto genio del male.

《Fortunatamente no, ma sono curioso, opprimente quanto? Il suo capo è uno che sbraita molto?》Qui qualcosa mi puzza di molestie. Chiara fa un sorriso esageratamente zuccheroso. 《Ma no, è solo molto pignolo, tutto qui. Bene, grazie del suo tempo, ora è meglio che vada.》《Certo, di nulla, buona giornata.》La saluto e mi rimetto all'opera, anche se ho ancora uno strano presentimento sul capo di Chiara. Credo che indagheró.

Neanche 5 secondi e squilla il telefono. Ma porca di quella...

BLUE MIRRORDove le storie prendono vita. Scoprilo ora