Capitolo 41

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Nel frattempo, Renesmee...

Avevamo vinto. Avevamo finalmente sconfitto i Volturi.

Ed ora, che ne sarebbe stato del mondo dei vampiri? Chi lo avrebbe guidato? Papà forse?

La battaglia si era conclusa, si era conclusa per davvero con la nostra schiacciante vittoria.

Mi sentivo così felice, così viva come non mai.

Eppure, bastò ben poco per farmi tornare con i piedi per terra.

Bastarono i corpi dei nostri stesi a terra senza vita a farmi tornare alla realtà.

Sam era morto. Eleazar era morto. Nonno Carlisle era morto.

Ed ora, i maschi di casa sopravvissuti stavano trasportando i corpi dei caduti verso casa.

Sicuramente non li avremmo fatti vedere ai bambini, di cui avvertivo estremamente la mancanza, e Rosalie ne sarebbe uscita distrutta tanto quanto noi, così come Seth.

Per quest'ultimo il dolore sarebbe stato più che palese. Lui che poteva piangere lo avrebbe fatto.

Rosalie, invece, Rosalie avrebbe squarciato il cielo con il suo silenzio.

Lei, sempre così dura e forte ad affrontare la morte di suo padre.

In pochi attimi tornammo a casa, stendendo i corpi nel garage, così che i bimbi non li vedessero.

In silenzio, come se fossimo in una marcia funebre, e forse era davvero un po' così, entrammo in casa.

Immediatamente trovammo Seth seduto sul divano, lo sguardo puntato nel vuoto e gli occhi colmi di lacrime.

Io, Jake e Leah ci recammo subito da lui.

Inizialmente Leah precedette me e Jacob, abbracciando forte forte il fratello, ora in piedi di fronte a noi, mentre cingeva la vita della sorella con forza, con possessività, come per dire "no, tu non te ne andrai".

Così, qualche attimo dopo, anche io e Jacob ci aggregammo all'abbraccio.

Io strinsi forte forte Seth da dietro, mentre Jake stringeva Leah tra le sue braccia possenti.

Così, tra quell'intreccio di corpi e braccia, piangevamo le persone che avevamo perso nella battaglia.

Tutti piangevamo tutti, chi più e chi meno.

Dopo qualche attimo, tutti e quattro ci separammo, spezzando l'intensità del momento.

Solo in un secondo momento, riuscii a notare Rosalie.

Era sulla soglia della porta della camera dei bambini, le braccia attorno ai fianchi a stringersi lo stomaco, gli occhi vuoti di chi vorrebbe piangere ma non ne è in grado.

Non persi un attimo.

Avanzai verso mia zia e l'abbracciai forte.

Lei in un primo momento non ricambiò la stretta, ma subito qualche secondo dopo circondò il mio busto con le sue braccia, tenendomi stretta stretta.

E lì piansi. Piansi per davvero.

Mai avevo pianto fino ad ora in vita mia, mai.

Avevo gridato, sofferto, urlato, ma mai mi erano uscite le lacrime calde che attendevo da una vita.

E, finalmente, eccole là, la rappresentazione del mio dolore.

E piangevo, piangevo tanto tra le braccia di zia Rose, che mi stringeva forte e ancora più forte.

Moon and Sun (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora