L'inizio della fine (pt.1)

699 37 11
                                    

Ambra Pov's

«Sara!» Urlo dal salone. «Sara abbassa il volume della musica! Sto cercando di leggere un libro!»

Nulla.

Nessuna risposta.

Niente di niente.

Tutto ad un tratto avverto l'aumentare incessante del suono prodotto dalle casse, innervosendomi ancor più tanto da sbuffare rabbiosamente. Conto fino a dieci per non combinare qualche disastro irrimediabile, dato che uno dei miei difetti peggiori è proprio quello di non aver pazienza, per poi alzarmi pigramente dal mio adoratissimo divano. Lancio il libro con poca grazia sul sofà, sapendo per certo che me ne pentirò subito dopo, e con passo deciso salgo le scale, dirigendomi speditamente verso la nostra cameretta. Ebbene sì, io e mia sorella condividiamo la stanza per la notte. Non voglio assolutamente descrivere cosa combiniamo lì dentro, poiché non sarebbe nemmeno pensabile, ma questi sono solo insignificanti dettagli. Con un gesto deciso apro la porta per poi incrociare le braccia al petto e picchiettare nervosamente il piede destro contro il pavimento. Irrimediabilmente la mia attenzione si focalizza su mia sorella che è comodamente stesa sul suo morbido materasso con le palpebre congiunte e gli auricolari nelle orecchie mentre scuote il capo a ritmo di musica con un ghigno sadico stampato in volto.

«SARA!»

Ed ecco che la mia adorata sorellina sogghigna malignamente per poi dischiudere svogliatamente le palpebre e scrutarmi con acuto divertimento. Sfortunatamente la mia pazienza si è esaurita perciò mi avvicino minacciosamente alla diretta interessata e le tolgo le cuffiette dalle orecchie con poco tatto, rendendomi conto soltanto adesso che il cellulare è spento. Cosa dimostra? Ebbene...Sara ha sentito certamente le mie urla dal salone ma, al posto di placare immediatamente la mia ira, l'ha solamente accentuata. Con un diavolo per capello mi accosto alla radio e la spengo con un gesto nervoso e deciso, facendomi pure male.

«Ambra!»

Sara mi richiama con visibile disapprovazione, perciò, prima che possa cominciare con i suoi futili lamenti, mi volto nella sua direzione con un ghigno malvagio stampato in volto. In questo preciso istante la mia adorabile sorellina è comodamente seduta sul letto con le braccia incrociate al petto e lo sguardo inquisitorio puntato su di me. Inspiro profondamente, tentando invano di riacquisire parzialmente la pazienza sfumata ed alzando gli occhi al cielo. Subito dopo incrocio le braccia al petto e scruto Sara con autorevolezza.

«Sto leggendo il nuovo libro che zia mi ha consegnato ieri.»

«E allora?»

Adesso Sara mi analizza con un sopracciglio inarcato e l'ombra d'un ghigno sulle labbra piene.

«Gradirei un po' di silenzio.»

«Ma io voglio ascoltare la musica!»

«Esistono queste...» Le mostro le sue cuffiette, lanciandole furiosamente sul morbido materasso. «...per una valida ragione.»

«Non è la stessa cosa.» Tenta di spiegarmi con vani risultati. «L'effetto della musica con le casse è diverso.»

Sara mi guarda con occhi luminosi e speranzosi, mostrandomi il labbruccio. So che probabilmente, anzi sicuramente, me ne pentirò, ma alla fine cedo.

«Allora non alzare esageratamente il volume.»

Rapidamente esco dalla cameretta, indirizzandomi speditamente verso le scale ma, neanche dopo due secondi, Sara riaccende la radio, immergendo l'intera casa nel chiasso più assoluto. Scuoto il capo rassegnata, scendo in salone e tento di trovare un giusto attributo da affibbiare a quella melodia orribile e dissonante. Proseguo "tranquillamente" lungo il mio cammino sin quando non avverto il rumore delle chiavi nella toppa del portone. Inevitabilmente il cuore mi sale in gola e le mani mi tremano in maniera frenetica. Comincio a sudare freddo mentre il panico s'impossessa repentinamente di me. Avverto la bile in gola e l'anima che vuole lasciare le mie membra per trovare un luogo più sicuro. Cosa faccio? I miei occhi saettano febbrili, analizzando tutto ciò che mi circonda, ma il rumore della chiave che ruota all'interno della toppa m'impedisce di ragione. Proprio per questo motivo artiglio la prima cosa che trovo a tiro: un vecchio ombrello. Lo scruto per un misero istante alquanto incredula e confusa per poi alzarlo, pronta a colpire colui che sta per varcare l'uscio.

Anno ZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora