La malattia aiuta

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Il mattino seguente non è la sveglia o il sole appena sorto a destarmi, ma l'urlo della russa prossimo al mio orecchio. Inevitabilmente sobbalzo e spalanco le palpebre terrificata, comprendendo solo in un secondo istante di esser sveglia e che Natasha sia l'artefice del mio brusco risveglio. Mormoro lemmi poco comprensibili ed insulti appena udibili per poi guardarmi intorno e ricordare per quale assurdo motivo mi sia addormentata ai piedi del camino della grande sala della locanda. Prima che possa ammonire la corvina, una miriade di brividi ghiacciati mi costringono a portare gli arti al petto e tremare per il freddo. Percepisco la testa vorticare dolorosamente ed il respiro irregolarizzarsi mentre la mia temperatura corporea sembra esser molto più elevata di quanto dovrebbe esserlo. Mi rifiuto d'alzarmi a causa del malessere, ma certamente questo non ferma l russa che domanda irritata: «Perché ieri notte non mi hai raggiunto in camera? Ti rendi conto che hai dormito vicino al camino spento con le maniche corte? Ti avevo deliberatamente offerto di stare con me. Ambra...sono tua amica e son qui per aiutarti.»

Prima che possa ribattere, starnutisco sia a causa della polvere che del freddo insito nel mio corpo. Natasha indietreggia con tale rapidità da turbarmi e divertirmi mentre i suoi occhi mi scrutano inquisitori e borbotta tra sé e sé: «Tu sei...tu sei...»

Cautamente mi alzo in piedi, ridendo di vero cuore, quando tutto ad un tratto un violento giramento di testa mi fa perdere l'equilibrio, facendomi cadere rovinosamente a terra. La russa mi si avvicina preoccupata per poi toccare con mano la mia fronte e rivolgermi uno sguardo omicida. Natasha sbuffa furibonda, sentenziando con voce grave: «Sei malata ed hai la febbre alta, che non avresti se mi avessi prestato ascolto.»

«Non volevo disturbarti ed inoltre mi sono addormentata a causa della stanchezza.»

«Avrei un'altra ipotesi.»

«Sarebbe?»

«Sei malata perché ieri sera hai offerto il tuo mantello al bimbo mentre tu indossavi una maglietta a maniche corte. Come se ciò non bastasse, ti sei appisolata ai piedi del camino che poi si è spento.»

«È possibile.»

«Credo sia la realtà.»

Prima che possa ribattere, veniamo interrotte dall'arrivo delle due famiglie. I bimbi corrono e saltano per la locanda mentre i loro genitori si accostano a me e Natasha visibilmente angosciati. La mia amica nota il mio malessere, perciò prende parola e spiega brevemente la situazione agli adulti, accennando anche al mio stato di salute dovuto alla mia trascuratezza. Inevitabilmente la donna alla quale ho ceduto la camera da letto si colpevolizza, ma le rispondo con veemenza, scusandomi subito per il tono utilizzato e chinando il capo. Natasha geme sconsolata, stringendomi a sé e rivolgendosi agli adulti: «La porto sopra dove rimarrà fin quando non lo riterrò necessario. Voi non avete lasciato nulla in camera?»

«Non possediamo beni di valore.» Spiega il marito della donna alla quale ho ceduto il letto. «Mi rattrista molto notare lo stato di malessere della signorina in seguito alla cessione del suo giaciglio caldo ed accogliente.»

«Lo rifarei.»

Natasha rotea gli occhi al cielo e si rivolge agli adulti con fermezza: «Porto Ambra su e poi discuteremo riguardo la soluzione decretata da me e dalla mia amica per la vostra permanenza alla locanda.»

Inevitabilmente le due donne tentano di far ragionare la russa che le respinge con fermezza, perciò mi augurano una pronta guarigione e cercano di farlo dire pure ai bimbi che mi scrutano incuriositi. Sorrido loro con gentilezza per poi seguire Natasha sino a giungere nella mia camera. La russa mi aiuta a cambiare le coperte, ad indossare il pigiama e rimboccarmi le coperte. Mi dà le spalle e si avvicina alla porta, ma, prima d'andar via, si volta e sibila con gli occhi ridotti in due fessure: «Resta qui.»

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