Son trascorsi una decina di giorni da quando mi ammalai e fortunatamente la guarigione non tardò a sopraggiungere. Questa mattina non è la sveglia, il sole o le urla di Natasha a destarmi, ma il piccolo Ivan che irrompe in camera e grida con ilarità: «SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!»
Mugolo lemmi sconnessi, arrotolandomi maggiormente nelle coperte e ruotando sul fianco così da notare il bimbo sorridere pieno d'energia. Sospiro ancora assonnata, domandando in un mormorio: «Che ore sono?»
«Non lo so, ma mi avevi promesso che avremmo addobbato insieme l'albero di Natale.»
Il piccolo piagnucola ed artiglia il mio braccio avvolto dalle coperte, tirandolo fortemente verso di sé. Con un gesto brusco mi libero della sua debole presa, dandogli le spalle e mugugnando assonnata: «Ancora cinque minuti...»
Stranamente Ivan non protesta e la sua resa immediata non può che farmi sospirare per il piacere. Sono stremata a causa degli estenuanti allenamenti e turni di lavoro, ma, prima che possa tornare a riposare, il bimbo si lancia sul letto, atterrando violentemente sulla mia pancia e facendomi gemere per il dolore.
«SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!»
Dischiudo una palpebra e lo scruto con sguardo assassino, mormorando con voce gutturale: «Ti conviene correre perché, non appena starò in piedi, ti ucciderò.»
Ivan rotola giù dal letto e fugge in tutta fretta dalla mia camera da letto, ma questa volta non mi sfuggirà. Sbuffo spazientita e mi alzo, rincorrendolo lungo il corridoio e tuonando ancora addormentata: «Ivan vieni qui!»
Il bimbo arresta la sua fuga solo per un istante, voltandosi e sorridendo divertito, per poi gridare: «Prendimi se ci riesci!»
Non appena ruota su se stesso, si scontra con la madre che sposta il suo sguardo inquisitorio dalla prole a me e viceversa. La sventurata donna non sa cosa stia accadendo e chiede confusa: «Cosa sta succedendo?»
«Sto per dare un'importante lezione di vita a suo figlio.» Rispondo con affanno, trucidando Ivan con lo sguardo. «Mai svegliare la sottoscritta quando è stanca.»
«Mi perdoni signorina.» Si scusa la madre mortificata. «Non capiterà più.»
Lentamente mi avvicino alla donna mentre il bimbo arretra divertito ed impaurito, mostrandomi la lingua. Sposto la mia attenzione sulla madre, parlandole con gentilezza: «La prego di chiamarmi per nome. E comunque per suo figlio è troppo tardi e dovrà subire le conseguenze delle sue azioni.»
«Cosa sta...?»
Prima che la madre possa domandarmi spiegazioni, scendo rapidamente le scale, urlando: «IVAN!»
Rincorro il piccolo per la grande sala della locanda, ridendo di vero cuore ed afferrandolo con prontezza. Inevitabilmente il bimbo scalcia e grida: «NO!»
«Ora riceverai la tua punizione.»
Il piccolo tenta di sfuggire dalla mia stretta senza riuscirsi, urlando: «Mai!»
Prima che possa realmente liberarsi, lo costringo a stendersi a terra, bloccandogli le mani e sussurrando maligna: «Adesso mi vendico.»
«No!»
Lo guardo divertita per poi solleticarlo e farlo contorcere dalle risate, continuando allietata la mia dolce tortura. Tutto ad un tratto odo degli applausi, perciò alzo celermente il capo e guardo dinanzi a me. Inevitabilmente m'immobilizzo, lasciando così fuggire il bimbo dalle mie grinfie. Ivan corre via non prima però d'aver fatto una pernacchia, facendomi rinsavire. Tossisco e mi alzo goffamente da terra, avvicinandomi con finta disinvoltura ai miei amici che a stento trattengono le risate. Prima che possa dir qualcosa in mia discolpa, Natasha esordisce: «Non ha pietà neanche per i bimbi.»
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Anno Z
FantasiaIn Russia, a causa della fuoriuscita di un gas non ancora ben analizzato, gli umani sono stati trasformati in creature orribili definite nei libri con il nome di zombie. La protagonista, dopo aver assistito alla trasformazione della sua famiglia, è...