Halloween (pt.1)

76 8 3
                                    

Da quella mattinata ne son trascorse sei e questa sera dovremo nuovamente imbucarci ad uno dei numerosi ricevimenti in onore del Consiglio. Per lo meno il tema del gala sarà Halloween, in quanto oggi è l'ultimo giorno di ottobre. Rimembro con dolore come vivevo questa cerimonia pagana con mia sorella, guardando film horror e mangiando una quantità eccessiva di dolci. Inevitabilmente una lacrima bagna la mia gote colorita dal fard, ma celermente l'asciugo con il dorso della mano, urlando spazientita: «Nat siamo in ritardo. Sbrigati!»

Sbuffo inquieta, incrociando le braccia al petto e picchiettando nervosamente il piede destro sul pavimento in legno del primo piano della locanda. Prima che possa bussare con forza contro la porta della camera della russa, odo la sua voce: «Potresti entrare? Necessito di un tuo consiglio.»

Scuoto il capo esilarata, reprimendo a stento una risata ed entrando cautamente nella sua stanza. Sorrido perché sono l'ultima persona alla quale si potrebbe chiedere un consiglio di moda, ma a quanto pare Natasha è crisi e quindi usa l'unica risorsa che ha a disposizione, ovvero me. Non appena alzo il volto, noto una bellissima donna nei panni d'una vampira sexy. Fischio realmente colpita e divertita, facendola voltare verso di me. Questa sera Natasha indossa un abito corto, forse anche troppo, di color nero macchiato di sangue finto. Le sue labbra carnose son dipinte da una tinta scarlatta mentre i suoi occhi contornati da un leggero strato di matita scruta, simile all'ombretto. L'ammiro ancora per qualche istante, ammettendo con apprezzamento: «Sei incantevole.»

«Grazie.» Mormora, accasciandosi sul pavimento ed afferrando difficoltosamente qualcosa da sotto il letto. «Trovata!»

«Esattamente...perché son qui?»

La russa si drizza e si volta nella mia direzione, accorgendosi soltanto adesso del mio vestiario. Mi fissa incredula, dischiudendo le labbra e mormorando appena. Questa sera indosso un vestito color prugna dove al termine della gonna son cuciti dei veli scuri che mi coprono sin sopra il ginocchio mentre i miei piedi son fasciati da un paio di decolté nere. Le mie labbra son tinte di colore scuro mentre le ciglia son messe in risalto da mascara e matita marrone. Inoltre il mio polso sinistro è fasciato da un bracciale di pietre viola mentre le mie orecchie sono ornate da un paio di orecchini neri.

«Sei da scopare!» Grida la russa visibilmente esagitata. «Sei una strega molto sexy.»

«Dovresti migliorare i complimenti.»

«Ti andrà mai bene quel che dirò?»

«Certamente, ma non credo sia ancora giunto il momento.»

Natasha scuote il capo divertita per poi mostrarmi uno stivale con il collo alto ed una decolté nera, domandandomi con serietà: «Quale scelgo?»

«Stivali.»

«Sei la mia salvezza!»

«Cosa faresti senza di me?»

«Non montarti troppo la testa.» Mi sorride divertita, indossando gli stivali ed annunciando felice: «Finito! Allora andiamo via?»

Acconsento decisamente col capo, dirigendoci speditamente al piano inferiore ed indossando i rispettivi cappotti. Senza perder tempo serro il portone per poi entrare in macchina in tutta fretta sia per il gelo che per il ritardo. Subitamente Natasha mette in moto il catorcio e guida sino ad arrivare al luogo dove si terrà la festa. Fortunatamente questa volta non è a Lecce, ovvero al centro del campo, ma in una villa che dista una decina di minuti dalla locanda ed infatti poco dopo giungiamo a destinazione. Prontamente Natasha parcheggia, spegne il catorcio e scende dal veicolo insieme a me. Osservo l'enorme villa e ne rimango colpita per la sua maestosità e struttura. Inspiro profondamente e mi stringo nel cappotto, ammettendo a bassa voce: «Non male.»

Natasha scuote il capo in diniego con veemenza, ribattendo indispettita: «Non spronarmi a dire volgarità.»

Acconsento decisamente col capo per poi dirigerci verso il portone dell'enorme villa. Entriamo all'interno dell'abitazione, rimanendo entrambe colpite per l'eccessivo sfarzo. Prima che possa capacitarmene, una collera malata serpeggia nel mio corpo, poiché non riesco a credere che siamo all'Apocalisse e che ci sia ancora gente che vive in case dal valore così elevato mentre altri muoiono di fame. Natasha mi spinge a proseguire lungo il corridoio ed a calmarmi con scarsi risultati. Subito dopo porgiamo i nostri cappotti ad un ragazzo vestito da licantropo e ci accomodiamo nella sfarzosa sala dove si terrà il ricevimento. Non appena entro, noto un piccolo palco rialzato, al di sopra del quale c'è il dj con tutte le sue apparecchiature. Ruoto il capo e scruto tanti tavoli da buffet, lampadari in cristallo e quadri di valore. Continuo a guardarmi intorno tubata tanto da non sentire l'arrivo di Giorgio vestito da faraone.

«Ambra!» Il mio amico mi stringe forte a sé, facendomi tornare alla realtà. «Sei sempre con la testa tra le nuvole, eh?»

Prima che possa difendermi, Natasha lo appoggia: «Peggiora sempre più.»

«Non è vero.» Sospiro sconsolata, continuando con calma. «In verità riflettevo sul fatto che ci sia ancora gente che continua forsennatamente ad arricchirsi, nonostante stia vivendo l'Apocalisse.»

Giorgio guarda la russa e m'indica, dicendo: «Credo abbia bisogno di bere.»

«Ci penso io.»

Li fisso allibita, domandando esausta: «Perché cospirate sempre contro di me?»

«Non c'è un motivo preciso.» Ammette Giorgio, guardandomi divertito.

Scuoto il capo incredula di star ancora ascoltando le loro idiozie, chiedendogli interessata: «Si può sapere dove sei finito in queste ultime due settimane?»

«Sono stato impegnato.»

«Non sei convincente.» Ribatto, fissandolo con più attenzione. «Tu che ne pensi, Nat?»

«Secondo me Giorgio ha una doppia vita ed in realtà è a capo del Consiglio.»

Giorgio si mostra fintamente scioccato, esclamando smarrito: «Per me è finita ora che conoscete il mio segreto!»

Irrompiamo in una risata di vero cuore quando veniamo interrotti dal suono fastidioso del microfono. Subitamente il dj annuncia l'arrivo di alcuni membri del Consiglio, comunicando poi che a metà serata ci riveleranno una notizia di vitale importanza. Prima che possa confrontarmi con Natasha e Giorgio, permettono l'inizio delle danze. Non appena mi volto verso i miei due amici, noto che è rimasta accanto a me soltanto la russa. Mi guardo intorno e non vedo Giorgio da nessuna parte, perciò domando a Natasha: «Dov'è finito?»

«Non ne ho idea.» Scrolla le spalle per poi urlare: «Balliamo!»

Prima che possa ribattere o comprendere le sue azioni, mi ghermisce fortemente per un braccio e mi trascina in pista. Non appena mi libera dalla sua presa, la fisso con collera, ma subitamente riesce a placarmi, sorridendo ed invitandomi a ballare con lei. Scuoto il capo sconsolata, accettando il suo ordine muto. Lascio che la musica elettrizzi il mio cuore, facendomi abbassare le barrire e sorridere spensierata, quando improvvisamente qualcuno mi artiglia per l'avanbraccio e mi trascina con forza con sé. A causa delle luci soffuse e della miriade di persone intente a danzare, non riesco a scorgere l'identità del mio rapitore. Inevitabilmente tento di liberarmi, ma smetto di lottare, non appena avverto una certa familiarità nel mio sequestratore. Prima che possa capire di chi si tratti, giungiamo in una stanza non molto grande con un lume acceso ed un divanetto grigio topo. Inspiro profondamente, riconoscendo il mio assalitore e sorridendo realmente felice. Mi avvicino rapidamente a lei e la stringo fortemente tra le mie braccia, sussurrando allietata: «Hanji.»

Mi abbraccia a sé per esigui istanti per poi allontanarsi bruscamente. Certamente la scienziata non mi ha condotta qui per riferirmi informazioni importantissime, perciò attendo che mi parli. Hanji inspira profondamente, china il capo e trova il coraggio per parlare. Rimane in riflessione per qualche istante per poi sentenziare con fermezza: «Siete in pericolo.»

Il suo sguardo intenso e penetrante mi fa ben capire che la questione è seria. Ingoio nervosamente il groppo che ho in gola e tento di non tremare dinanzi a lei. Percepisco il terrore insinuarsi velenosamente dentro di me, uccidendomi con lentezza. Penso al peggio, osservando terrificata la scienziata che a sua volta mi scruta con sguardo indecifrabile, per poi domandarle con voce flebile: «Cos'è successo?»

Anno ZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora