La nostra vita dopo 3 anni

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Dopo tre anni

«Nat! Due birre al tavolo dei fucilieri!»

La russa inclina lievemente il capo nella mia direzione, intimandomi d'attendere un istante, per poi scambiare due parole con quattro uomini seduti in locanda ed avvicinarsi rapidamente al bancone, mettendo in mostra il sedere ed eccitando di conseguenza quelli già brilli. Non appena giunge dinanzi a me, artiglia fortemente i due broccali di birra e ghigna sadicamente. Scuoto il capo sconsolata, ammettendo divertita: «Sembra che non vedano una donna da quando iniziò l'Apocalisse!»

«È sempre elettrizzante avere il potere.»

Arcuo un sopracciglio ed incrocio le braccia al petto mentre la russa sogghigna maleficamente e s'allontana verso i tavoli. Sospiro realmente stremata, ma, prima che possa sedermi, la porta della locanda viene aperta con eccessiva irruenza, producendo un gran rumore tanto da far voltare alcuni clienti. Il giovane uomo si scusa per l'arrivo fragoroso, dirigendosi poi speditamente verso il bancone e prendendo posto su una delle innumerevoli sedie alte in legno scuro. Inevitabilmente le mie labbra s'arcuano all'insù intanto che mi avvicino al cliente.

«A cosa devo questa tua visita, Aaron?»

«Buona notte anche a te.»

«Non credo lo sarà, dato che sembra che l'intero campo si sia riversato qui dentro.» Rivelo realmente spossata. «È assurdo!»

«Peccato.»

Irrimediabilmente fulmino l'uomo dinanzi a me, domandando visibilmente confusa: «Peccato per cosa?»

Il moro s'abbandona sulla sedia, lasciando oscillare le braccia lungo il busto e la schiena poggiare alla spalliera della seggiola. Inclina lievemente il capo verso destra e mi scruta alquanto divertito, rivelando con falso dispiacere: «Questa notte non sarai in forze per lo scontro mensile. Peccato!»

«Se fossi in te, non ne sarei tanto sicuro.»

«E perché mai?» Domanda eccitato, scrutandomi con interesse. «Una dolce fanciulla non può far nulla ad un uomo che difende le mura.»

Un brivido di frenesia serpeggia lungo la mia spina dorsale, scaldando le membra e facendo nascere un fuoco di sfida nel mio animo. Celermente accosto il mio volto al suo, sussurrando maleficamente: «Non illuderti perché la dolce fanciulla potrebbe avere delle doti nascoste.»

Indietreggio fulmineamente, gli do le spalle e prontamente riempio un broccale con della birra per poi concederlo al mio amico, concludendo: «Inoltre hai solo ventidue anni e definirti uomo è eccessivo.»

Il moro mi scruta circospetto, facendo saettare il suo sguardo da me al grande bicchiere e viceversa, perciò sentenzio allietata: «Offre la casa.»

«Vuoi corrompermi?» Domanda elettrizzato, mostrando un ghigno sinistro. «Queste sarebbero le armi di cui ti vanti?»

Scuoto il capo in dissenso, rivelandomi falsamente amareggiata: «Mi spiace, ma non ho ancora avuto modo di mostrartele.»

Il nostro dibattito termina esigui istanti dopo quando Natasha si materializza accanto ad Aaron, interrompendoci e prendendo posto di fianco al moro. Non appena si siede, la russa stende il suo busto sul bancone, facendo oscillare le sue braccia sul bacino d'acqua dove metodicamente laviamo i grandi calici. Il moro si drizza sulla schiena, si volta verso la corvina e l'analizza con eccitazione: «Priva di forze pure tu, donna?»

La russa ruota il capo verso sinistra e lo fissa con la lava negli occhi, sibilando esasperata: «Noi donne dobbiamo lavorare fino a tarda notte ed addestrarci segretamente quindi non fiatare.»

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