Chi sei Ackerman?

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Prima che possa trovare una soluzione, il corvino smette improvvisamente di bussare con irruenza, camminando avanti ed indietro in corridoio. Tento di regolarizzare il battito cardiaco e la respirazione quando i suoi passi si bloccano dinanzi all'asse in legno alle mie spalle. Inevitabilmente trattengo il fiato, udendo la sua voce profonda: «Non puoi rimanere lì dentro per sempre anche perché...»

«Perché?»

«Hanji ti ha ordinato di assistermi.»

«E con ciò?»

«Esci da lì.»

Il tono di voce che ha utilizzato è più gentile, sintomo di accettazione e sconfitta. Rifletto qualche istante sul da farsi per poi prendere coraggio, alzarmi ed aprire la porta. Ineluttabilmente mi ritrovo dinanzi ad un Ackerman completamente fradicio con lo sguardo perso nel vuoto. I suoi capelli bagnati color pece aderiscono al suo volto, rendendolo più etereo, mentre i muscoli risaltano sotto la maglietta ormai zuppa. Prima che possa continuare ad osservarlo, odo la sua voce roca: «Hai finito di analizzarmi come fossi un mutato?»

Scuoto veementemente il capo in diniego, sbuffo ed incrocio le braccia al petto, sibilando irritata: «Sono ancora furiosa, poiché non fai altro che darmi ordini e trattarmi male.»

«Ambra...»

«No, ora devi ascoltami.» Ribatto collerica, scrutandolo con sguardo arcigno. «Nonostante ti comporti male nei miei confronti, sono disposta ad aiutarti perché più volte hai salvato me ed i miei amici. Son qui non solo per la volontà di Hanji, ma soprattutto per coscienza personale, ma se continuerai a trattarmi in malo modo, allora andrò via.»

L'osservo con attenzione, desiderando ardentemente una sua risposta senza incorrere in un'ennesima disputa. Contrariamente ai miei timori, mi scruta stupito per poi arcuare di poco le labbra all'insù ed ordinare con voce divertita: «Andiamo.»

Lo fisso incredula e confusa per poi scuotere il capo con forza ed impormi di ricordare la sua stravaganza. Prima che possa cambiare idea, lo seguo nella sua camera. Non appena entro, lo noto sedere nuovamente sul materasso con la schiena poggiata alla tastiera del letto e lo sguardo profondo puntato su di me. Con falsa fermezza afferro la bacinella e la vado a lavare per poi riempirla ancora una volta e tornare in camera da letto. Subitamente Ackerman versa il disinfettante in acqua, imbevendo in seguito il piccolo panno e tamponando cautamente le numerose lesioni. Nonostante sia forte e tenace, deboli gemiti fuoriescono dalle sue labbra sanguigne mentre il suo interesse è riversato sulle lesioni. Subito dopo prende l'ago con il filo per poi compiere l'atto d'infilzarlo nella carne. Prima che possa compierlo, volto il capo disgustata e terrificata. Istantaneamente odo la sua voce che mi richiama gentilmente, ma, nonostante ciò, non ho la forza di guardarlo.

«Scusa, ma non ci riesco.»

«Debole.»

«Come osi...?»

Stupidamente mi volto nella sua direzione, notandolo infilzare la carne con l'ago ed impedendomi di conseguenza di ribattere alla sua provocazione. Un senso violento di vertigine s'impossessa di me mentre la bile gorgoglia in gola. Percepisco le membra tremare, ma non ho il tempo per guardare altrove quando odo un gemito uscire dalle labbra del corvino. Prima che possa accingermi ad aiutarlo, mi lancia contro il piccolo panno imbrattato d'acqua, disinfettante e sangue.

«Tampona quando ne esce troppo.» Mi ordina, riferendosi alla sua linfa vitale.

«Ci provo.»

Ingoio il groppo che mi si è creato in gola, pregando Dio affinché non svenga prima che il corvino termini di suturarsi l'unica ferita realmente profonda, ovvero quella che incide la carne dallo sterno sino al fianco destro. Inspiro profondamente e ripeto mentalmente che devo farcela, ricordandomi che è il corvino a soffrire maggiormente e non io. Grazie a questa dolorosa consapevolezza riesco ad assisterlo sino alla fine, ovvero per più di mezz'ora. Non appena Ackerman cuce l'ultimo punto, sospiro sollevata, rilassandomi sulla sedia e ringraziando Dio per la forza prestatami.

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