Il "ballo" (pt.3)

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Prima che possa fuggire, un uomo senile con i capelli color neve e baffi alquanto bizzarri mi si avvicina cautamente, sorridendo gentilmente e scrutandomi interessato con i suoi occhi vispi. Compio un passo verso di lui ed immediatamente l'anziano m'afferra il fianco sinistro e la mano destra, piroettando leggiadramente quasi sul posto. Un cromatismo discendente invita le dame a volteggiare su loro stesse mentre un uomo diverso prende il posto del mio precedente accompagnatore di danze. Il ballo prosegue in questo modo per qualche minuto e, quando i musicisti suonano un'altra progressione violenta, piroetto nuovamente su me stessa. Rifletto sugli uomini che hanno danzato con me, ovvero quasi tutti anziani con volti paffuti e ventri prominenti, sorridendo divertita e volteggiando verso destra. Non appena incrocio lo sguardo del cavaliere che ora è dinanzi a me, il cuore smette di pulsare ed il terrore lacera le mie viscere. Tutti i miei muscoli si tendono, costringendomi a rimaner immobile e fissarlo con cinismo. Prima che possa rinsavire, il corvino circonda il mio busto con un suo braccio per poi prendere saldamente la mia mano destra. La musica scorre impetuosa intorno a noi mentre i nostri corpi si muovono ipnotizzati dalla melodia. Osservo terrificata le gemme grigiastre del mio cavaliere, rimembrando il mio incubo, nonostante l'uomo indossi una maschera scura. Quegli occhi son divenuti il mio tormento da più di tre anni ed il suo ghigno sinistro non può che irritarmi. Inevitabilmente angoscia ed inquietudine s'impossessano del mio animo, ma, prima che possa fuggir da lui e quindi dar spettacolo, la musica annuncia un nuovo cambiamento di cavaliere, facendomi sospirare e volteggiare violentemente su me stessa. Quando volgo il capo e guardo l'uomo dinanzi a me, rimango terrificata ed indispettita, notando che il corvino sia rimasto nella stessa posizione di prima ed abbia spinto l'altro danzatore verso la dama alla mia sinistra. Un ringhio primordiale prorompe nel mio petto, facendo vibrare le mie labbra e sibilare velenosamente: «Siete scorretto. Dovete cambiare dama.»

Immediatamente le sue gemme s'infiammano d'una luce sinistra mentre un ghigno sadico aleggia sul suo volto. L'uomo mi stringe a sé con più fermezza, scrutandomi interessato e ribattendo con arroganza: «Allora sapete parlare.»

Dischiudo le labbra per replicare, ma l'ira violenta che riverserei sul corvino desterebbe troppo scalpore e non voglio e non posso permettermi di mostrarmi ancor più. Serro la mascella e chino il capo, sperando fortemente che il valzer termini quanto prima. Fortunatamente i musicisti concludono il brano esigui minuti dopo, concedendomi non solo la libertà ma anche la possibilità d'allontanarmi da lui quanto più lontano possibile. Celermente fuggo via dal centro della sala, ma, nonostante ciò, il corvino m'insegue e m'artiglia fortemente l'avanbraccio, bruciandomi la pelle e facendo nascere in me un senso d'angoscia quasi insostenibile. Inspiro profondamente e mi volto verso di lui, tentando di mantenere la calma e sibilando nervosamente: «Mi spiace, ma devo andare.»

Con uno scatto felino avvicina pericolosamente il suo viso al mio, costringendomi a non respirare e fissarlo intensamente nelle gemme ora color cobalto. Percepisco il cuore pulsare freneticamente in petto e lo stomaco serrarsi dolorosamente intanto che una miriade di scariche elettriche pungono la mia schiena, procurandomi malessere. Le sue labbra sanguigne e peccaminose si schiudono, lasciando vibrare la sua voce grave: «Non ancora.»

Prima che possa comprendere l'oscuro significato delle sue parole o fuggire, il corvino riesce a trascinarmi con sé in una sala adiacente, buia e ben nascosta. Mi spinge brutalmente al suo interno, serrando poi la porta e lasciando come unica via di fuga soltanto la grande finestra aperta. Il venticello notturno spira attraverso di essa, permettendomi di respirare con più facilità, mentre la luce lunare sfiora dolcemente l'interno della sala troppo piccola. Lancio un rapido sguardo intorno a me, trovando soltanto divanetti e quadri di ogni grandezza e stile per poi rendermi conto che una fuga dalla finestra comporterebbe la frattura d'un arto a causa dell'altezza alla quale ci troviamo. Un brivido sinistro serpeggia lungo la mia colonna vertebrale, obbligandomi a drizzarmi sulla schiena e voltarmi verso il mio sequestratore.

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