Lotta tra amici?

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Le gemme incandescenti del signor Lee ci scrutano fiammanti intanto che si drizza sulla schiena, incrocia le braccia al petto ed inarca le labbra all'insù. Con un gesto deciso del capo c'incita a dar inizio alla lotta, perciò controvoglia sospiro pesantemente e guardo Aaron che mi analizza con la stessa intensità. Il moro appare tranquillo e pronto per lo scontro, al contrario della sottoscritta che sembra un vero zombie. In verità non riesco mai a lottare con ferocia se il mio nemico è Aaron o Natasha e proprio per questo motivo ho trovato molta difficoltà durante gli allenamenti notturni durante questi anni. Certamente tale motivazione non mi giustifica ma, nonostante ciò, sono realmente scossa e non pronta per lo scontro imminente. Alzo il capo e noto che Aaron mi studia con determinazione, comprendendo ben presto che non compirò mai la prima mossa. Inevitabilmente il moro inspira pesantemente, serra la mascella e mi attacca con forza e rapidità. Socchiudo le palpebre, tento di liberare la mente dalle apprensioni e focalizzare il mio interesse sul combattimento. Mi autoconvinco d'aver dinanzi a me un membro del Consiglio oppure un mutato quando avverto un brusco spostamento d'aria prossimo alla mia gote destra. Non appena avverto il corpo del moro ormai vicino al mio, apro con rapidità fulminea le palpebre, assestandogli un calcio a sfondamento in pieno addome per poi colpire con forza e celerità il femore sinistro con una ginocchiata rotatoria. Senza perder tempo compio una forte pressione sul ginocchio collegato all'osso colpito, costringendo di conseguenza il mio nemico a chinarsi. Subitamente lo ghermisco con forza per il collo, premendo il nervo che lo collega alla clavicola e pressando con vigore in modo da farlo svenire. Sfortunatamente lui ha molta più forza fisica di me ed infatti esigui istanti dopo mi ritrovo a terra con la schiena incollata al pavimento freddo e sporco ed un dolore lancinante insito nelle scapole. Un gemito strozzato prorompe dalle mie labbra tremanti ma certamente la mia sofferenza non impietosisce il mio avversario. Ed ecco che Aaron si china in modo d'assestarmi un pugno talmente forte da stordirmi, ma fortunatamente per me non riesce nel suo intento. Prontamente ruoto sul fianco sinistro, riuscendo ad allontanarmi da lui ed alzarmi lestamente quando improvvisamente il moro mi colpisce nuovamente alla gamba, facendomi cadere rovinosamente a terra. Senza perder tempo il mio nemico preme il suo piede destro sulla mia schiena, intimandomi ad accettare la sconfitta e facendomi innervosire ancor più. Inspiro profondamente, avvertendo il battito accelerato del mio cuore ed il sudore imperlare la mia fronte ed il mio dorso. Serro la mascella e rifletto su come reagire per liberarmi quando tutto ad un tratto odo la voce dell'istruttore, seguita poi dal suo battito di mani: «Molto bene...Aaron.»

Un ringhio primordiale gorgoglia nel mio petto intanto che un fuoco dannato fluisce bruciante nelle mie vene. Avverto i muscoli tendersi, il respiro irregolarizzarsi ancor più ed il sudore scendere lungo la spina dorsale. Percepisco il mio spirito urlare perché non vuol essere calpestato da nessuno. Avverto la stanchezza dissiparsi nelle mie membra ed una forza inaspettata possedere il mio corpo. Serro la mascella, fisso il mio sguardo verso il pavimento e con un gesto fulmineo capovolgo la situazione. Prima che Aaron possa metabolizzare quanto accaduto, premo fortemente il mio piede destro tra il suo mento ed il suo petto, costringendolo alla resa e sogghignando eccitata. Il moro mi guarda con aria truce quando udiamo la voce grave del nostro istruttore: «Scontro interessante.»

«Forza Ambra!» Grida Natasha, guardandomi con commozione. «Vinci quell'uomo!»

Scioccamente mi volto verso la russa elettrizzata quando improvvisamente mi ritrovo con la schiena premuta contro il pavimento ed Aaron con il fiatone accanto a me. Ci studiamo a vicenda senza compiere alcun atto, poiché doloranti ed esausti ma non privi di forze per vincere sull'altro. Con un cenno d'assenso ci mettiamo a sedere, sorridendo spossati e scuotendo il capo in diniego. Istintivamente mi volto verso di lui e gli tendo la mano che l'afferra senza indugio alcuno. Lo guardo divertita, ammettendo con voce decisa: «Non male.»

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