Dov'è l'umanità? 2

67 7 0
                                    

Con forza e rapidità Bruce serra l'entrata alle sue spalle mentre sospiriamo per essere finalmente in un luogo chiuso e caldo. Chino il capo, sorrido al piccolo tra le mie braccia e con delicatezza lo faccio scendere a terra. Immediatamente il bimbo corre verso la madre, abbracciandole le gambe con vigore, mentre la donna gli accarezza amorevolmente il capo. Non posso non osservarli con le lacrime agli occhi, ma certamente non è il momento per mostrarsi deboli e sentimentali. Scuoto con forza il capo in diniego per poi prender parola: «Abbiamo a disposizione qualche camera, ma molte sono senza letti...»

Natasha m'interrompe volutamente, guardandomi comprensiva: «Credo sia meglio salire al piano di sopra.»

Nessuno obietta, perciò proseguo verso le scale, seguita a ruota da tutti i presenti. Giungiamo in breve tempo al piano superiore, incamminandoci lungo il corridoio e mostrando le porte delle sei camere da letto. Osservo intensamente la russa per fale capire che, nonostante vi siano così tante stanze, in verità poche sono utilizzabili. Sfortunatamente Natasha sembra non comprendere il mio segnale, rinunciando ad intendere i miei sguardi e volgendo l'interesse altrove. Sospiro sull'orlo di una crisi di nervi per poi farmi forza ed avvicinarmi alla mia camera, aprendo la porta ed annunciando con fermezza: «Qui possono dormire due adulti ed un bambino, poiché vi è un letto a due piazze.»

Analizzo l'espressione dei quattro genitori, notandoli poco inclini al mio invito. Tento di capire il motivo, ma, prima che possano dir qualcosa, concludo brevemente: «Almeno per questa notte dormirete stretti.»

Uno dei bimbi sguscia da dietro la madre e si affaccia sull'uscio, affermando con voce flebile: «Sicuramente è la camera di qualcuno.»

Dinanzi alla sua ingenuità gli sorrido gentilmente, chinandomi alla sua altezza e rivelandogli con sincero affetto: «È la mia stanza, ma per questa notte sarà vostra.»

Il piccolo non ribatte, ma arretra e tira verso di sé il pantalone della madre che subitamente ribatte mortificata: «Non possiamo accettare...è troppo.»

«No invece.» Ribatto con fermezza. «È il minimo che possa offrirvi dopo essermi resa conto della mia cecità dinanzi a...»

Prima che possa terminare di parlare, la donna m'interrompe con gentilezza: «Non è colpa sua, anzi dovrebbe esser fiera dell'atto da lei compiuto. Lei ed suoi amici ci state salvando la vita.»

Prontamente Giorgio asserisce con sincerità: «Per noi è un piacere.»

«Perfetto!» Esclama la russa, attirando su di se l'attenzione dei presenti. «Chi dormirà nella camera di Ambra?»

I quattro genitori si scrutano gli uni gli altri quando uno degli uomini asserisce con risolutezza: «Dormiranno mia moglie e i tre bambini.»

Acconsento decisamente col capo per poi proseguire lungo il corridoio e mostrare un'altra camera dove alloggeranno i due bambini con i rispettivi genitori. Non appena Natasha conferma l'agibilità, l'uomo che ha tre figli mi domanda turbato: «Potrei dormire con la mia famiglia?»

Prima che possa rispondergli, Giorgio obietta: «Non potreste mai dormire in cinque su quel letto.»

Lo fulmino con un sguardo assassino per poi inspirare profondamente ed asserire indecisa: «Dovremmo avere un mezzo materasso, ma non posso garantirtelo.»

«Andrà benissimo.» Risponde celermente, continuando con riconoscenza. «Domani ci metteremo a lavoro per ripagarvi.»

Li guardo con intensità, facendogli ben intuire che non andranno via per molto tempo, concludendo fermamente: «Domani è domani.»

Senza perder tempo Aaron e Giorgio scendono in cantina, risalendo poco dopo con in mano un vecchio materasso. Nonostante sia in pessime condizioni, è ancora utilizzabile. L'uomo ci ringrazia per poi lasciar scendere al piano inferiore me ed i miei amici. Prima d'andar via, Bruce ripete per l'ennesima volta: «Avvisateci per qualsiasi cosa.»

«Ce la caveremo.»

Prontamente Natasha mi spalleggia: «Siamo o noi siamo i fuorilegge?»

Giorgio ed Aaron accennano un debole sorriso mentre Ackerman sembra assente. Questo suo comportamento è insolito ed il suo silenzio m'inquieta oltremodo. Prima che possa capire il suo dilemma, Giorgio mi chiede con apprensione: «Dove dormirai?»

«In verità...»

«Starà con me.»

«Sogna Nat.»

Prima che la russa possa controbattere, Aaron tenta di farmi ragionare: «Se vuoi...»

«Rifiuto.» Asserisco con voce tranquilla, guardando i miei amici con infinita gratitudine. «Starò bene e comunque si tratta solo della sistemazione di questa notte.»

Inevitabilmente Aaron e Natasha ribattono, ma alla fine scuotono il capo in diniego visibilmente spossati e sconfitti. Subito dopo ci auguriamo un meritato riposo per poi accompagnargli al portone. Bruce, Aaron e Giorgio ci sorridono ed accennano un gesto col capo mentre Ackerman va via fissando vacuamente il pavimento sotto di sé. Non posso ammettere di non esser rimasta indifferente dal suo bizzarro comportamento, ma ora come ora ci sono altri problemi da risolvere. Non appena Natasha serra l'entrata alle sue spalle, mi domanda apprensiva: «Che intenzioni hai?»

«Di che parli?»

«Non possiamo farli vivere qui come se nulla fosse.»

«Parleremo con loro domattina.» Decreto, sbadigliando stremata. «E comunque credo d'aver trovato una soluzione che possa agevolare sia noi che loro.»

«Quale sarebbe?»

«Lavoreranno in locanda così da guadagnarsi il tetto sotto il quale vivono.»

«Gli incassi? I clienti sono sempre gli stessi e quindi non guadagneremo tanto quanto basterebbe per sfamarci tutti.»

«Troveremo qualche altro impiego al campo.»

«Come faremo ad allenarci? Non possiamo fidarci e dir loro la verità.»

«Non ci avevo pensato.» Ammetto sinceramente turbata per poi sospirare stremata. «Ti prometto che domani parlerò con il resto della squadra, va bene?»

La russa non risponde e riflette su quanto decretato, acconsentendo con un gesto del capo ed asserendo spossata: «Vado a letto.»

«Notte Nat.»

«Tu non dormirai?» Chiede confusa, scrutandomi con cipiglio. «Il mio letto può ospitare entrambe e, se questa notte lo condividessimo, non succederebbe nulla di catastrofico.»

«Ti ringrazio, ma non ho sonno...non ancora.»

Natasha mi fissa sconcertata per poi concludere: «Dopo dovrai raggiungermi e dormire con me.»

Acconsento con un gesto deciso del capo ed un debole sorriso. Subito dopo la russa mi dà le spalle e sparisce dopo essersi incamminata lungo il corridoio del piano superiore. Non appena sparisce dalla mia visuale, mi accosto al camino scoppiettante e mi siedo sul tappeto lacero e sporco. Avvicino quanto più possibile le mani al fuoco ed immediatamente un brivido piacevole percorre la mia spina dorsale, facendomi gemere e sospirare. Subito dopo artiglio il mio mantello e lo poggio sul pavimento, creando una piccola montagnetta e sistemandomi in modo da poggiare la testa sopra di essa. Spossatamente mi corico sul fianco destro mentre i miei occhi scrutano un punto indefinito nel fuoco ardente. Sono ben conscia della paternale che mi riserverà la russa domattina, ma non voglio recarle alcun disturbo anche perché sistemerò tutto in breve tempo. A causa dell'ingente quantità di polvere presente sul tappeto, stranutisco più volte, per poi rannicchiami su me stessa in modo da scaldarmi maggiormente. Inevitabilmente rifletto su quanto avvenuto e di conseguenza dolore liquido bagna il mio volto e le mie mani. Non riesco a credere che tutto questo sia possibile o che questa sia la realtà. Infreddolita e rattristita mi abbandono alle braccia familiari di Morfeo.

Anno ZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora