Senza perder tempo ci raggruppiamo, impugnando con forza le armi e camminando verso il territorio dei mutati. Il luogo dove ci troviamo è irriconoscibile: dove prima c'erano città, pinete e fiumi, ora c'è solamente un manto color grano. I pochi arbusti che son rimasti in vita presentano una chioma quasi del tutto spoglia mentre la fauna presente si ridimensiona ad insetti e volatili. Il terreno è colmo di rocce e privo d'acqua tanto d'apparire come un'infinita steppa desertica. Il silenzio viene distrutto unicamente dal tubulare degli uccelli che dipingere lo scenario apocalittico con maggior drammaticità. Il sole, alto in cielo, illumina il nostro cammino ma l'eccessivo calore non può che irritarci ancor più. Tutto ad un tratto Aaron esala terrorizzato: «Mi sembra troppo facile.»
La russa gli si avvicina e gli assesta una dolorosa gomitata nel fianco sinistro, sibilando alterata: «Adesso grazie a te moriremo.»
Prima che il moro possa ribattere con veemenza, s'intromette ingenuamente Giorgio: «Perché?»
«Si sa che in ogni storia esistente, non appena si pronunciano tali parole, i protagonisti muoiono.»
Prima che Natasha possa acconsentire alla mia risposta, Aaron esordisce con sinistra ironia: «Non sapevo leggessi.»
Le gote della russa s'imporporano per l'ira mentre le sue mani si chiudono in forti pungi. Il suo respiro s'irregolarizza e le sue pupille vibrano quasi impercettibilmente. Dischiude le labbra carnose e sibila spazientita: «Se non fosse che ci servi vivo e non lesionato, giuro che ti avrei castrato con le mie stesse mani.»
Istintivamente Aaron porta entrambe le mani dinanzi al suo apparato genitale, avendo udito le parole della russa ma soprattutto il tono eccessivamente grave con il quale ha pronunciato il suo oscuro desiderio, mentre Giorgio si diletta nell'osservarli. Ed ecco che un improvviso boato per nulla rassicurante ci fa zittire ed irrigidire. Non osiamo muovere un muscolo intanto che cerchiamo di captare qualsiasi tipo di suono percettibile. Esigui istanti dopo udiamo passi lontani e notiamo una debole foschia sabbiosa elevarsi dal terreno. Inevitabilmente mi gelo sul posto e domando terrificata: «Ditemi che non è quello che penso.»
«Cosa vorresti sentirti dire?» Domanda Natasha con voce allarmata. «I mutati hanno captato la nostra presenza a causa di Aaron che...»
Prima che la russa possa cominciare ad insultare il moro, lui prontamente si difende: «Sei tu che mi hai...»
«Basta!» Tuono furibonda ed esasperata. «Ora a causa della vostra insulsa disputa ci troviamo in pericolo quindi smettetela di discutere e pensate ad un piano.»
Aaron e Natasha stringono una tregua momentanea e subito la russa domanda intimorita: «Tra quanto saranno qui?»
Alzo le spalle perché non saprei cosa risponderle quando fortunatamente Giorgio ci fornisce dei dati certi, conoscendo le sue innate capacità: «Tre minuti al massimo.»
«Sugli alberi!»
Il mio ordine viene eseguito istantaneamente dai miei amici che si arrampicano con rapidità sugli arbusti non molto distanti dalla nostra posizione. Aaron e Natasha riescono quasi subito a salire sui rami più alti, al contrario mio e di Giorgio che troviamo eccessiva difficoltà. Non mi sono mai inerpicata sugli alberi, poiché, quando ero piccola, le poche volte che tentai o cadevo o mi ferivo. Inoltre c'è da puntualizzare il fatto che gli arbusti che vivono fuori dalle mura hanno i rami robusti molto in alto e certamente questo non può che peggiorare la situazione. Nonostante ciò, non mi perdo d'animo e salgo difficoltosamente su una grande roccia. Natasha, seduta su uno dei rami più alti dell'arbusto, mi porge la mano e m'incita a lanciarmi verso di lei, poiché vi è comunque una breve distanza da eliminare tra la roccia e l'albero. Inspiro profondamente e mi faccio coraggio quando improvvisamente odo l'urlo di Giorgio. Inevitabilmente chino il capo e noto che il mio amico è ancora a terra ed immobilizzato per il terrore. I suoi occhi fissano atterriti una decina di mutati che stanno correndo forsennatamente nella nostra direzione, aumentando sempre più la loro andatura traballante. Nonostante la paura mi costringa a gettarmi verso la russa, il mio animo non può lasciar Giorgio al suo triste e credule destino, perciò, prima che possa realmente compiere una scelta, mi volto bruscamente, dando le spalle a Natasha che mi guarda impaurita. Senza perder tempo balzo giù dalla grande roccia, raggiungendo il mio amico visibilmente scosso. Notando il suo stato di trance, urlo nel suo orecchio: «Spara!»
Nonostante ciò, lui continua a rimanere immobile e con la mente lontano da qui, perciò son costretta a far fuoco contro i mutati, colpendoli in punti non vitali. Fortunatamente riesco ad atterrarne qualcuno, sparandogli alle gambe, ma sventuratamente questi si rialzano esigui istanti dopo, riuscendo a raggiungere gli altri e correre rapidamente nella nostra direzione. Percepisco il cuore pulsare forsennatamente nel mio petto e le gambe traballare per il terrore, ma, quando volto il capo verso Giorgio, consto sollevata che si è destato. Senza perder tempo lo incito ad eseguire il mio ordine: «Prova a salire sulla roccia.»
Ancor prima di tentare, ribatte con voce tremante: «Non ci riesco! Non ci riesco!»
Tento di mantenere la calma, sparando contro i mutanti ed asserendo con veemenza: «Anni fa eri un atleta agonista quindi credo che tu possa farcela.»
Giorgio sorride debolmente, sussurrando quasi impercettibilmente: «Per aiutare Aaron a salire sull'albero mi sono ferito al polpaccio. La lesione è troppo profonda per permettermi di compiere quel tipo di salto.»
Inevitabilmente smetto di sparare contro i mutati e guardo sconvolta il mio amico. Fortunatamente Natasha ed Aaron li stanno rallentando, facendo fuoco contro di loro. Nonostante ciò, i mutati continuano a rialzarsi ed a proseguire rapidamente verso di noi. Hanji ci ha espressamente proibito di colpirli al capo, poiché in questo modo li uccideremmo. Sinora abbiamo eseguito il suo ordine, ma così facendo non resisteremo ancora a lungo. Ed ecco che il terrore si amplifica quando odo l'urlo di Aaron: «Ho finito i colpi!»
Subitamente la russa grida: «A me ne sono rimasti pochi.»
«Allora che si fa?»
Tutti e tre mi scrutano intensamente, attendendo un mio ordine. So per certo che in futuro mi pentirò della decisione presa, ma devo pensare a salvarci: «Nat mira alla testa!»
«Ma Hanji...»
«Preferisci esser trasformata?» Urlo istericamente, notando la russa diniegare veementemente col capo. «Allora fa' come ti dico!»
Senza perder tempo Natasha mira al capo dei mutati, ma sfortunatamente riesce ad ucciderne solo due. Purtroppo a peggiorare la situazione c'è l'aumento della velocità degli zombie e la distanza irrisoria che ci separa da loro. Nonostante ciò, non mi perdo d'animo, urlando a Giorgio: «Salta ora!»
«Ma...»
«TI HO DETTO DI SALTARE!»
Non riesco a non mostrare il mio terrore ed inevitabilmente sbraito contro Giorgio che mi scruta incredulo. La sua confusione però dura solo qualche istante, poiché ingoia il groppo che ha in gola, serra la mascella e salta sopra il masso, raggiungendo immediatamente Aaron e Natasha sull'albero. Prima di saltare anch'io, mi guardo le spalle e noto che i mutati sono a pochi passi da me. Nonostante la terribile situazione, non demordo e con uno scatto rapido e deciso mi arrampico sul grande masso. Allungo il braccio e tendo l'addome per farmi forza e giungere nel punto più alto della roccia quando un pezzo di sasso frana, facendomi perdere l'equilibrio e cadere all'indietro. Spalanco le palpebre e dischiudo le labbra mentre noto Aaron e Giorgio osservare terrificati la mia dipartita. L'urlo di Natasha squarcia l'aria intanto che i mutati emettono grugniti primordiali e spalancano le fauci.
Ed ecco che i ricordi riaffiorano alla mente, facendomi gemere ed urlare per l'orrore. Percepisco il vento lambire interamente il mio corpo ed il destino insinuarsi nel mio spirito. Avverto il mio cuore pulsare forsennatamente in petto e la paura pungere le mie ossa intanto che sudore freddo bagna le mie membra e lacrime salate le mie gote esangui. Dischiudo le labbra e sospiro quando odo l'urlo della russa: «AMBRA NO!»
Chiudo le palpebre ed inspiro profondamente, accettando con orrore il mio destino. Percepisco il mio corpo in tensione ed il mio animo in tumulto, ma stranamente non avverto l'impatto col suolo secco né tanto meno vengo assaltata dai mutati. Lentamente dischiudo le palpebre, constatando d'esser tra le braccia d'un uomo ma soprattutto di trovarmi sul punto più alto della grande roccia. Inevitabilmente lacrime di gioia rigano il mio viso intanto che porto una mano sulle labbra, premendola fortemente in modo da non gemere per il terrore e la commozione. Esigui istanti dopo alzo il capo ed inaspettatamente mi ritrovo ad affogare in una violenta tempesta. Le sue gemme ardono d'ira mentre la sua mandibola è ben serrata tanto da risaltare maggiormente i suoi lineamenti già virili. Osservo incredula e stupefatta il mio salvatore, domandandomi come sia riuscito ad arrivare nel luogo esatto al momento giusto.
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Anno Z
FantasíaIn Russia, a causa della fuoriuscita di un gas non ancora ben analizzato, gli umani sono stati trasformati in creature orribili definite nei libri con il nome di zombie. La protagonista, dopo aver assistito alla trasformazione della sua famiglia, è...