Capitolo 4

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-Fermi tutti, che?!- dice Maria alzando il tono di voce di un ottava stonandomi un orecchio

-Hai capito bene, ho salato le ultime due lezioni per stare con Niccolò- le ripeto per la quarta volta. Era sabato, giornata libera, niente accademia, niente prove, niente muscoli doloranti, solo riposo. Lara ancora non era tornata e quindi questa mattina ci trovavamo solo io e Maria in questa mattinata di shopping, le solite chiacchiere e il nostro pranzo

-Verrà l'apocalisse ne sono certa, da quando Azzurra D'Ambrosio salta le ultime due ore di lezione per stare con un ragazzo. Fidanzato per giunta- il suo tono era visibilmente scherzoso ma anche scioccato, mi conosceva bene e sapeva che non ero il tipo di persona che faceva queste cose, anzi odiavo i tradimenti

-Tra me e lui non c'è nulla Maria, solo una strana e bizzarra amicizia- le dico semplicemente, anche perché era vero. Certo l'ultima volta era a meno di un millimetro dalle mie labbra, ma ho avuto la lucidità di spostarmi e rompere il momento che si era venuto a creare -e poi lo sai bene, è da poco che esco da quella brutta situazione in cui ero, per ora sto bene così- continuo piegando le spalle continuando il nostro giro di compere. Generalmente non amo fare compere, ma quando ne ho la necessità riesco sempre ad essere convincente e quindi trascinarmi dietro una delle due mie amiche, questa volta suo malgrado era toccato a Maria

-Quindi se vedessi il tuo strano e bizzarro amico tatuato con la sua ragazza non ti cambierebbe nulla?- mi chiede Maria di punto in bianco, le rispondo prontamente con un no ma non appena mi indica un punto dietro di me, mi giro e vedo Niccolò con la sua bellissima fidanzata. Ora so benissimo di aver detto che non mi sarebbe cambiato nulla, ma a quanto pare un leggero fastidio lo provavo. Non che mi piacesse Niccolò, il motivo di questo fastidio mi era ancora sconosciuto

-Andiamo, ho fame- dico poi prendendo sotto braccio Maria e continuando a guardare la coppia.

Ci sono delle volte in cui nonostante non si sappia il motivo stiamo male. Possiamo stare male non appena apriamo gli occhi o per un buongiorno mancato. Possiamo stare male per non riuscire a ballare un passo di danza o perché lo si sbaglia di continuo. Possiamo stare male per tanti motivi che possiamo esserne a conoscenza oppure no, un po' come me: non ero a conoscenza del mio motivo eppure stavo male. Secondo Maria si è data la coincidenza che ho cominciato a star male non appena ho visto Niccolò con la sua fidanzata, ma nonostante contimuassi a ripeterle che non era affatto così, infondo ma molto infondo sapevo che in realtà il motivo era esattamente quello

-Azzurra, lo sapevi che è fidanzato. Potrei capirti se ne eri all'oscuro però lo sapevi- mi rimprovera la mia migliore amica seduta di fronte a me

-Lo so, ed è proprio per questo che non so perché ci sono rimasta così male- le dico con voce incredula, mi sorprendevo di me stessa a volte - senti ti posso giurare che non provo assolutamente nulla per lui-

-Per quanto mi suona strano dirlo, ti credo- mi risponde poi continuando a mangiare il suo piatto di insalata e io faccio lo stesso - piuttosto, è sabato cosa si fa questa sera?- mi chiede poi mentre continuiamo il nostro pranzo

-Questa sera io passo, mi tocca stare con mio padre. È da un po' che non sto con lui- le dico piegando le spalle mentre lei mi spiegava i progetti che aveva in servo per questa sera: pizza, birra e poi in discoteca con sua cugina.

Dopo le innumerevoli raccomandazioni di mia madre, scendo dall'auto e recupero le mie cose dl bagagliaio. Avendo una sola auto sono stata costretta a farmi accompagnare da lei e subirmi tutte le raccomandazioni possibili e immaginabili. Busso il citofono aspettando che mio padre aprisse, lui viveva a circa un'oretta rispetto a dove abitavo io con mia madre, casa sua non era molto grande ma era comunque accogliente. Era una casa semplice e consisteva in un salone, cucina, bagno, due camere da letto e un piccolo terrazzo. Non appena sento il portone aprirsi entro all'interno del palazzo, prenoto l'ascensore che mi avrebbe portata poi all'ultimo piano. Una volta arrivata al piano trovo già la porta d'entrata aperta e mio padre ad aspettarmi sorridente sull'uscio che mi racchiude in un abbraccio non appena mi avvicino a lui. Io e mio padre ci somigliamo tanto, stesso colore di occhi, stesso colore di capelli e anche lo stesso carattere. Nonostante sia stata sempre una ragazza tranquilla che sta sempre sulle sue, alle volte ero anche molto impulsiva, mi fidavo ben poco delle persone che non conoscevo bene e quasi sempre riuscivo a capire se queste volevano fregarmi anche se il più delle volte ci azzeccavo in pieno mentre altre volte mi sbagliavo. Mio padre aveva una compagna, stavano insieme da qualche anno ma i due preferivano comunque vivere separati anche perché mio padre sapeva benissimo che ero contraria. Ero contraria non per il fatto che avesse una relazione con un'altra donna che non fosse mia madre perché la vita va avanti ed è giusto che ognuno la viva come gli pare, ero contraria perché non mi andava giù il fatto che vivesse con un'altra donna sotto lo stesso tetto, un po' egoista come discorso però era il mio modo di vedere le cose.

-Allora papà, come stai?- gli chiedo poggiandomi vicino un mobile della cucina, io e mio padre abbiamo sempre avuto un buon rapporto, ci sentivamo tutti i giorni certo ma nonostante questo non era presente granché anche a causa del suo lavoro costretto a stare spesse volte fuori città

-Bene, sono tornato giusto ieri da Genova. Tu come stai?- mi chiese accennando un sorriso

-Bene, stiamo lavorando al saggio invernale duramente- rispondo informandolo anche sull'andamento delle lezioni all'accademia - ci sarai vero?- gli chiedo poi con la speranza di una risposta affermativa da parte sua

-Farò il possibile- risponde semplicemente e io gli accennai un sorriso - questa sera saremo ospiti dai vicini. Alessandro, il mio collega ci ha invitati a cena a casa sua con la sua famiglia spero non ti dispiaccia-

-Nessun problema, vado a fare una doccia- gli dico sorridendo, gli lascio un bacio sulla guancia per poi chiudermi in bagno a prepararmi.

Avevo indossato dei semplici leggins neri, un maxi maglione bordeaux e degli anfibi anch'essi neri. I capelli erano sciolti e leggermente ondulati, troppo pigra per piastrarli e per il trucco applicai la solita linea sottile di eyeliner, matita nera e mascara. Ci trovavamo al terzo piano e aspettavamo che qualcuno aprisse la porta dopo che abbiamo bussato il campanello. Non appena la porta si apre il mio sorriso sparì all'istante: avanti a me c'era Niccolò e a giudicare dalla sua faccia anche lui sembrava sorpreso almeno quanto me. Mi sentivo imbambolata, incapace di parlare o muovere un solo muscolo, ma fu mio ladre ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare

-Ciao Niccolò, che piacere vederti- i due si strinsero la mano dopo essersi scambiati i convenevoli. Niccolò ci lascia entrare facendo lasciare le nostre cose all'ingresso sull'appendiabiti, mio padre era come se fosse di casa, sapeva già dove andare mentre io ero rimasta ferma li nel mio silenzio

-E così non riesci proprio a starmi lontano D'Ambrosio- dice Niccolò con tono scherzoso

-Nei tuoi sogni Moriconi- roteo gli occhi divertita -non sei fuori con la tua bellissima fidanzata? Mi sorprendi-

-Ho di meglio da fare- risponde semplicemente piegando le spalle continuando a sorridere

-Capisco, mi mostri dove andare o.. ?- gli chiedo sarcastica, in risposta Niccolò ride portandomi in cucina dove c'erano i suoi genitori. Dopo essermi presentata Niccolò decide di farmi fare un breve tour della casa che era leggermente più grande rispetto a quella di mio padre: aveva un salone, una cucina abbastanza grande, un bagno, tre camere da letto e infine un enorme terrazzo dove ci teovavamo in questo momento

-Com'è che finisco sempre per incontrarti quando meno me lo aspetto?- chiedo aspirando del fumo dalla sigaretta che mi aveva offerto gentilmente Niccolò

-Inizio a chiedermelo anch'io- risponde facendo il mio stesso gesto meccanico non smettendo mai di fissarmi

-Vuoi una foto o la smetti di fissarmi?- dico spazientita anche se in realtà in un certo senso mi piaceva che mi fissava

-Sei più bella con i capelli sciolti, dovresti portarli più spesso così-

-Faccio maggiormente danza classica sai, mi è impossibile. Ma grazie per il complimento- rispondo arrossendo leggermente, non ero abituata ai complimenti. Sono sempre stata abituata ai silenzi e mai a ricevere un complimento sincero

-Sei bella davvero, non sto a scherzà-

Dodici-ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora