Capitolo 28

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Niccolò.

Aveva confessato di amarmi e nonostante questo se la conoscevo abbastanza bene potevo dire che era ancora visibilmente arrabbiata con me. Come darle torto, aveva ragione: l'avevo delusa, le avevo detto più e più volte che tra me e Federica non c'era più nulla, mi ero scusato più e più volte con i gesti che apparentemente sembravano romantici ma questo non bastava, ad essere sincero sono sempre stato più bravo con le parole che con i fatti e mai avrei immaginato che con un semplice mi dispiace avrei quasi risolto le cose. Ora mi ritrovavo a guardarla, era stesa con la testa sulle mie gambe e dormiva, eravamo bloccati qui e non appena lei ha chiuso gli occhi ho preso il cellulare dalla tasca per scrivere ad Adriano e lui mi ha promesso che non appena avrebbe finito a lavoro sarebbe passato qui per liberarci. Potevo chiudere gli occhi e provare a riposare dato che in queste settimane il sonno mi aveva praticamente abbandonato, mi soffermavo solo a guardarla: gli occhi chiusi, le sue labbra morbide anch'esse leggermente schiuse, e l'espressione rilassata mi davano un senso di quiete e mi chiedevo se anch'io l'amavo. Lei era la quiete, lei era quella che metteva in ordine tutto il disastro che avevo dentro, lei era il mio senso di pacatezza, quella pacatezza che non mi è mai appartenuta. Lei era ossigeno, era una ventata di aria fresca, lei era tutto il buono che potesse mai esistere al mondo. Azzurra era lei, nella sua semplicità nel fare qualsiasi cosa bella e timida, mette il cuore in tutto ciò che fa, Azzurra era lei, la mia lei. Quindi si, avevo la risposta alla mia domanda: amavo anch'io Azzurra.

Faccio attenzione a non svegliarla, metto il mio giubbotto sotto la sua testa e successivamente mi alzo accendendo una sigaretta sedendomi poi al pianoforte dove ancora c'era lo spartito della canzone che stavamo provando questo pomeriggio, rileggo le note canticchiando in mente la melodia subito dopo prendo la matita e inizio a scivere le parole che vagavano nella mia mente. Venivano fuori da se oppure era solamente il mio cuore a parlare e fare in modo che tutto ciò avesse da dire passasse attraverso le mie mani in modo che potessi scriverle su questo foglio.

Prendo il cellulare dalla tasca che mi segnala l'arrivo di un messaggio, lo sblocco controllando chi fosse alle 02:15 di notte

Adriano:
Sono qui fuori

Finalmente era Adriano che era venuto a liberarci, dovrò farla controllare questa porta non è la prima volta che resto bloccato qui

Niccolò:
Entra deficiente, le chiavi sono nel solito posto

Digito velocemente la risposta inviandola poi. Mi avvicino ad Azzurra per svegliarla, di sicuro nel suo letto sarebbe stata centomila volte meglio

-Azzurra sveglia che torniamo a casa- le scuoto leggermente e lei dice qualcosa di incomprensibile ma continua ad avere gli occhi chiusi - Daje Azzù svegliate-

-Ancora cinque minuti mamma- mormora portando la mano agli occhi strofinandoli

-Fa uno strano effetto sentirsi chiamare mamma quando si è uomini- dico ridacchiando e lei cerca di trattenere una risata e deduco quindi che si è svegliata - forza bella addormentata torniamo a casa-

Il mattino seguente

Stranamente la giornata in accademia passa velocemente, esco dall'istituto incamminandomi verso la mia auto e noto la figura di Azzurra poggiata ad essa

-Ce ne hai messo di tempo! - commenta non appena mi vede

-Mi sono trattenuto a parlare con Giacomo solamente per cinque minuti- rispondo premendo il pulsantino sulla chiave per aprire le sicure, lei senza proferire parola mette il borsone sui sedili posteriori prendendo poi posto sul sedile del passeggero chiudendo la porta

-Ti muovi? Non ho tutto il giorno- sbraita notando che ero restato fermo ad osservarla, fino a qualche giorno fa neanche mi rivolgeva la parola quindi questo era una grosso passo avanti ed era anche segno che stavo riacquistando la sua fiducia. Salgo in macchina mettendo poi in moto prendendo poi a guidare verso il nostro rifugio personale. Per tutto  tragitto in auto riecheggiava solamente le canzoni che passavano alla radio, una volta arrivati ci trovavamo di fronte alla porta che ci avrebbe permesso poi di entrare nell'enorme stanza, Azzurra inserisce la chiave nella toppa e dopo aver sentito lo scatto entriamo chiudendo a porta nel modo più delicato possibile. Azzurra non perde tempo e corre subito a cambiarsi e nel mentre io mi sedevo al pianoforte sistemando gli spartiti

-Riprendiamo da dove abbiamo interrotto ieri?- la voce di Azzurra mi richiama dai miei pensieri, mi giro appena per guardarla, aveva lasciato i capelli ondulati sciolti e prontamente porta dietro l'orecchio una ciocca ribelle 

-Per me va bene, non appena sei pronta me lo dici- le rispondo guardandola poi mentre riscaldava i muscoli.

Passammo così il resto della giornata cercando di far uscire fuori qualcosa di buono

-Sono distrutta! Ho male ai muscoli- dice Azzurra con tono lamentoso memtre era distesa sul pavimento e io ridacchio divertito

-Noi due abbiamo ancora una cena in sospeso- dico poi di punto in bianco. Azzurra si mette seduta incrociando le gambe e prende a guardarmi

-Cosa ci facciamo ancora qui esattamente? Su muoversi che ho fame- esordisce scattando all'impiedi - sono pronta tra dieci minuti lo giuro- dice poi correndo a chiudersi in bagno.

Ammetto a me stesso che mangiare una pizza e bere una birra non era nei miei programmi per riconquistare Azzurra ma è anche vero che con lei non c'era bisogno di ristoranti lussuosi o tanto meno di gesti chissà quanto estremamente romantici. Per Azzurra il romanticismo estremoera questo: una pizza, una birra e il Colosseo alle nostre spalle. Sembra strano di come un posto così semplice diventi ancora più bello se condiviso con la persona che si ama perché si, io amo Azzurra e me ne sono accorto nel momento in cui ho rischiato seriamente di perderla e ho giurato a me stesso che questa volta farò di tutto per tenermela stretta. Azzurra è una di quelle persone che la vita ti manda quando decide di farti un regalo, una ventata di aria fresca, quell'aria fresca che se respirata a pieni polmoni fa mancare l'aria, Azzurra per me era questo, questo e altro, un diamante raro, il pezzo mancante che mancava per completare l'altra metà di me.

-Ti amo Azzurra. -

Spazio autrice:
Quasi un mese che non aggiorno, perdonatemi.

Sono impegnatissima con il lavoro e mi dispiace un casino non poter aggiornare più ogni giorno.. Volevo dirvi che dopo questo capitolo probabilmente riprenderò a scrivere a settembre, quando il lavoro si sarà calmato un po'. Vi chiedo ancora scusa ma voglio ringraziarvi per i tanti commenti che riceve questa storia, nonostante la mia assenza sappiate che li leggo tutti. Detto questo vi saluto, ci sentiamo a settembre o magari anche prima.. Vi adoro e grazie grazie grazie❤️

Un bacio, Anna.

Dodici-ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora