Capitolo Dieci

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Nota autore : scusate per il ritardo, ma avevo impegni con il lavoro.

Comq nonostante non e seguita   scriverò ugualmente Mannari, anzi con molta probabilità sto pensando ad una trilogia, ma niente di definitivo. Buona lettura.

Boris e Edgar mi fecero le peggio torture per sapere quanti altri gatti mannari vi erano come me ed i miei compagni di viaggio.

Per farmi indebolire non mi diedero neanche da mangiare, e la bestia che era in me era sempre più difficile da tenere a bada, stavo diventando sempre più aggressiva, perdendo ogni traccia di umanità.

Non so con precisione da quanto mi tenevano rinchiusa visto che in questo sotterraneo non vi entrava neanche uno spicchio di luce, in compenso, mi ero abituata a questo tanfo di muffa, si era sempre disgustoso ma almeno non mi veniva più da vomitare, avendo un olfatto superiore ad un essere umano era più che normale questa mia sensibilità.

Boris quest'oggi mi portò nuovamente alla sala delle torture, ma questa volta con lui vi era un umano un po' cicciottello, dall'aria trasandata per via della sua barba non curata e dai capelli così sporchi che vi si poteva spremere l'olio; indossava un camice bianco reggendo una strana cartellina di legno, quelle che si usano per prendere appunti.

Sapevo che Dancan e gli altri sarebbero venuti a salvarmi, ma l'attesa si stava prolungando ed iniziai sempre di più a pensare al peggio: tipo che gli avessero uccisi o catturati.

<<Bene signorina, le farò qualche test, lei rimanga calma non le farò alcun male>>. Mi disse il ciccione interrompendo i miei pensieri.

<<Fottiti>> ringhiai a denti stretti. Se pensava che gli avrei reso le cose facili si sbagliava di grosso.

Il dottore o scienziato o cosa cavolo era mi guardò quasi con uno sguardo triste, per poi rivolgere uno sguardo di puro panico verso il Beta, il quale lo tranquillizzò con un gesto della mano ordinando successivamente alle due sentinelle vicino all’ingresso di portare un certo Dorian.

Dopo qualche minuto, lanciarono nella stanza un ragazzo mal nutrito con ferite gravi, poteva avere intorno hai diciassettenne anni di età, capelli neri in contrasto con i suoi occhi olivastri, sul suo collo e sui polsi vi erano segni di piccoli fori simili a quelli che lasciavano i vampiri.

Guardai il ragazzo terrorizzata, perché non capivo cosa c'entrava con me e cosa c'entravano i vampiri con i licantropi, da quello che so, sono acerrimi nemici.

<<Lui e Dorian, ed indovina un po'? È anche lui un gatto mannaro.>> Boris mi presento il ragazzo con enfasi, per poi continuare con tono agghiacciante:

<<Abbiamo scoperto che voi scherzi della natura siete la chiave per sterminare quelle sanguisughe, il vostro sangue e come per voi l’erba gatta, li fa uscire di testa rendendoli più vulnerabili. Quando vi davamo la caccia abbiamo trovato Dorian in un paesino della Romania, era notte e fu attaccato da alcuni vampiri che sentendo l'odore del suo sangue si avventarono su di lui come dei pazzi, ovviamente rimasi in silenzio a guardare la scena ed a quello che assisti fu spettacolare, bevendolo iniziarono a barcollare come ubriachi, dandomi l'opportunità di ucciderli immediatamente. Ora che ci sei tu Dorian non ci serve più, anche perché con le ferite che si ritrova morirà a breve, lo uccideremo e farai da esca per i vampiri al posto suo>>. Spiegò Boris.

Il nostro sangue era davvero così efficace contro i Vampiri? Scherzava spero? Tentai di divincolarmi, ma le catene che mi tenevano sul lettino erano troppo spesse ed io troppo debole in questo momento per spezzarle. Incrociai gli occhi di Dorian ed anche se non capivo i suoi borbotti  rivolti a me, si capiva che stava soffrendo, ed ogni fibra del suo corpo reclamava aiuto. Di certo non avrei voluto incontrare un mio simile in queste circostanze, anche perché ora dovevo preoccuparmi di tirare fuori di qui anche lui, ma almeno ne avevo trovato un altro.

<<Ma se rispondi alle domande del mio amico qui>> indicò l'uomo sudicio. <<Per adesso non gli faremmo alcun male>>.

Guardai Dorian e notando il suo sguardo implorante dovetti annuire per forza, non potevo lascarlo morire.

<<Molto bene, inizi pure dottore>> detto ciò, Boris si mise in un angolo della stanza, seduto su un piccolo sgabello intento a fissarmi con uno sguardo truce.

Il dottore mi fece svariate domande sulla mia natura, e su ciò che eravamo in grado di fare, e cercai di essere il più evasiva possibile fino a quando quel maledetto di Boris capì cosa stavo facendo, rispondendo al mio gesto raggiungendo velocemente Dorian, per poi spezzagli un braccio davanti hai mie occhi, le urla del ragazzo furono atroci sotto lo sguardo impassibile di quel cane bastardo. Più passava il tempo, è più odiavo questa specie così rozza e primitiva.

Urlai a Boris di fermarsi visto che era sul punto di spezzargli anche l'altro braccio, e facendo un sospiro profondo risposi onestamente: che non sapevo quanti ne eravamo con precisione, ne chi erano i nostri genitori, solamente che alla maggiore età ci trasformavamo.

Il Beta sembrò compiaciuto da tale risposta, aveva capito che dicevo sul serio, anche perché ne sapevo tanto quanto loro. Entrarono anche quattro guardie stranamente incappucciate, con delle enormi spade dietro la schiena, anche Boris li guardò storto, ma l'intervento del dottore attirò nuovamente l'attenzione su di me:

<<Descrivimi nei minimi dettagli la tua prima trasformazione, così posso confrontarla con le altre cavie>>.

Cavie? Quindi otre a me e Dorian aveva catturato altri gatti mannari, tutto ciò mi faceva arrabbiare, perché loro gli stavano dando la caccia, ovviamente non per le mie stesse motivazioni ed adesso la paura di Bérard quando vide Scott mi fu tutto più chiara, il branco Russo ci stava cercando.

Mi voltai a vedere Dorian che mi fissava con uno sguardo supplicante, Boris in caso non rispondessi al dottore era già pronto per spezzargli l'altro braccio, dunque non avevo molta scelta, anche se riportare a galla simili ricordi erano talmente dolorosi che non sapevo neanch'io come avrei reagito, il dolore era talmente vivo nel mio cuore che non potevo sapere se non avrei perso il controllo delle mie azioni, avvertiti anche i presenti iniziai a raccontare sotto le loro insistenze:

<<All'epoca avevo undi anni, dormivo all'orfanotrofio di Milano, quando senti fin dalla prima mattinata dei lievi dolori per tutto il corpo, ma non ci detti troppo peso pensando che fosse solamente stanchezza muscolare visto che ci facevano alzare presto per praticare sport mattutino. La tragedia avvenne di sera, i dolori si fecero così intensi che iniziai ad urlare così forte che sembrava che qualcuno mi stesse lacerando le viscere dall'intero. Piangevo, urlavo come non avevo mai fatto, persino le mie due compagne di stanza Isabel e Dorina si preoccuparono, accorrendo immediatamente in mio soccorso, ma nonostante tutti i loro sforzi fu tutto inutile, il dolore si fece così intenso che la vista si offuscò e tutto si fece buio. Al mio risveglio ero ricoperta di sangue, il sangue delle mie compagne, ma non mi ero limitata ad ucciderle, no, io le avevo mangiate vive>> dissi in preda alle lacrime. <<Capi di essere un gatto Mannaro solamente qualche mese più in la, quando incontrai il mio primo simile>>

<<Cosa stavi facendo quando vi siete incontrati>> mi chiese Boris intuendo sicuramente che il nostro primo incontro non era avvenuto nei migliori dei casi, di certo non volevo dir loro com'era andata ma non avevo altra scelta se volevo proteggere il mio simile, la sua incolumità dipendeva dalle mie parole :

<<Ero andata nei boschi della Polonia, pensando che li avrei protetto il mondo da un abominio come me, perdevo spesso il controllo per via di quel ricordo traumatizzate dell'orfanotrofio, perdendo inevitabilmente i sensi, e quando mi risvegliavo ero sempre piena di sangue, con una miriade di cadaveri lungo il mio cammino. Ero spaventata, ed avevo talmente paura di me stessa che mi ero trasformata in una bestia, ogni traccia di umanità svanì, lasciando posto alla creatura, il mio amico mi ritrovò nel bosco completamente ricoperta di sangue, ruggendo e mostrando le zanne ad ogni minimo rumore. Non sapevo cosa fosse, ma notai che era l'unico a non aver paura della mia forma, di ciò che ero, ai avvicinò con cautela a me e mi disse una semplice parola che mi fece ritrovare me stessa "Sei splendida" e poi mi baciò. Riprendendo così le mie sembianze umane>> ecco l'avevo raccontato, sentivo le guance andare a fuoco al solo ricordo. A lui avevo dato il mio primo bacio, l'unico che era riuscito a calmare la bestia che si annidava in me.

Vidi tre delle quattro guardie incappucciate stringere i pugni lungo i fianchi, comportamento insoluto, specialmente per quella in mezzo che si era rivolta verso la guardia al suo fianco, ed anche se non vedevo i loro volti, si percepiva una tale tensione che era quasi palpabile. Che fossero? No, non credo o almeno speravo, perché ciò voleva dire che avevano sentito del mio primo incontro con Dariusz.

<<Quanto romanticismo, davvero commovente.>> rispose ironico Boris con uno strano ghigno dipinto in volto.  <<Bhe, ora questo non ci serve più>> prosegui Boris indicando Dorian per poi spezzagli l'osso del collo con uno scatto fulmineo.

Rimasi scioccata nel vedere il corpo di Dorian cadere al suolo privo di vita, perché? Perché l'aveva fatto, eppure gli avevo detto tutto ciò che voleva sapere, ero stata onesta al cento per cento, perché questo branco si era accanito così tanto nei nostri confronti? Senti le lacrime solcarmi il viso mentre le guardie incappucciate mi portarono via sotto ordine di Boris. Non avevo forze per reagire, ero rimasta troppo scioccata dall’accaduto, per non parlare delle ferite inferte da ore di tortura.

<<BUGGIARDO MI AVEVI DETTO CHE NON GLI AVRESTI FATTO DEL MALE>> Urlai come se mi fossi risvegliata da un coma mentre mi trascinavano via dalla stanza.

<<Non sono un bugiardo>> commentò stizzito Boris. <<Avevo detto per adesso, mica che l'avrei lasciato vivo se rispondevi alle mie domande>> aggiunse l'ultima frase con un ghigno dipinto in volto. Fosse l'ultima cosa che faccio ma giuro sulla vita di Dorian che lo avrei vendicato, avrei creato una colonia molto più grande e forte tanto da spazzare via il branco del nord.

Boris ordinò nuovamente a quelle strane guardie di riportarmi in cella, ma appena svoltammo l'angolo i quattro iniziarono a litigare fra loro, le loro voci erano così familiari che non potevo più sbagliarmi.

<<Ragazzi siete voi>> chiesi speranzosa con un filo di voce.

Quando si tolsero le maschere vidi che come sempre non mi sbagliavo, erano veramente loro: Bérard, Scott, Dancan e Dariusz.

<<Amber, amore mio ero così in pensiero per te>> mi disse Scott stringendomi in un soffocante abbraccio.

<<Ogni scusa e buona per mettere le tue luride mani su di lei>> Ruggì Dancan tirandolo via malamente da me.

Bérard stava già per intromettersi anche lui quando un ruggito di Dariusz mise tutti a tacere, rimproverandoli che non era proprio ne il momento né il luogo di mettersi a litigare. Meno male che c'era lui sennò questi tre avrebbero litigato per ore con la conseguenza di farci scoprire ovviamente.

<<Non e questo il momento di fare i galli, Amber e ferita ed indebolita dobbiamo andarcene>> disse di fatto Dariusz con tono di rimprovero.

<<Non fare il capetto con noi gattaccio dei miei stivali, tu hai osato baciare la MIA DONNA, pensi d'avvero che dopo un simile affronto io debba ascoltarti>>? Gli urlò Scott inferocito.

Anche Bérard e Dancan furono stranamente d'accordo con Scott, stranamente, perché di solito non lo erano su niente allora e vero che i miracoli esistono. Ma bando le ciance non era il momento di fare pensieri sarcastici su quei tre, volevano attaccar briga con Dariusz proprio in questo momento con il rischio di farci scoprire.

<<Almeno io penso al suo bene a differenza vostra, che parlate di lei come se fosse un oggetto. Ma vi sentite almeno? La mia donna, la mia Amber, lei come ogni singolo gatto mannaro non appartiene a nessuno è uno spirito libero. E se un giorno cercherà un compagno sarà lei a sceglierlo, ma non è il momento di iniziare a litigare, prima la portiamo al sicuro e poi se vorrete ancora picchiarmi o uccidermi perché ad undici anni lo baciata, allora fate pure. Ma ripeto, NON ORA>> Rispose Dariusz con tono chiaramente esasperato.

Mi aspettavo: urla, una scazzottata, ma non un silenzio tombale. Forse avevano capito la verità delle sue parole, di fatti si militarono a guardarlo con uno sguardo di puro odio mentre mi aiutarono a camminare verso l'uscita. Con la coda del occhio scrutai Dariusz, era visibilmente teso e quelle sue parole così schiette e vere mi avevano toccato nel profondo, era proprio questo suo lato che mi conquistò, sapeva sempre cosa fare e cosa dire.

<<Resisti ci siamo quasi tesoro mio>> mi sussurrò Scott mente ci avvicinavamo sempre di più verso la porta.

Anche Scott se decisamente molto più appiccicoso e fastidioso degli altri, ma che dico, di qualsiasi altro essere vivente, dimostrò la verità delle sue dette quel giorno, si era messo contro i suoi compagni, aveva lottato per arrivare fino a me e lo capì dal tanfo di sangue di lupo cui era impregnato. Aveva voltato le spalle alla sua famiglia solo per me, mi causò una strana sensazione di tepore al petto che non sapevo spiegarmi, insomma si e un bel uomo ma di solito io non sono tipo da guardare solo l'aspetto. In primo momento mi sembrò inaffidabile visto la pugnalata alle spalle, ma ora, dopo gli ultimi avvenimenti capi che era quella persona che imparava dai suoi errori. Insomma mi fece ricredere sul suo conto.

Notando che ormai lo fissavo da un po' mi chiese incuriosito a cosa stessi pensando, ma usai la scusa della spossatezza per destare i miei strani pensieri. In più, vi era un altro problema, restare lucida era sempre più difficile, sentivo i morsi della fame dilaniarmi lo stomaco e dei piccoli ruggiti uscivano di tanto in tanto, sentivo una forza primordiale dilaniarmi dall'interno, come se tentasse di combattere per emergere più aggressiva che mai, ma non potevo cedere hai miei istinti, perché ciò significava far del male anche a coloro che volevo bene: Dancan, Bérard, Dariusz e Scott. Ancora una volta avevo paura di me stessa, della mia orribile natura che mi rendeva così instabile, ecco perché non mi lasciavo andare con i sentimenti, no, quelli erano per gli umani, non per quelli come noi. In questi brevi attimi a lottare con l'estremo delle mie forze per rimanere me stessa capi una cosa, avevo fatto un errore madornale a formare questo gruppo mi stavo affezionando a loro e la paura di perderli per mano mia mi terrorizzò a morte, ma allo stesso tempo capì che da sola non avrei mai potuto combattere il branco di Edgar, mi serviva aiuto. Cosa dovevo fare? 

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