Nota autore :
Ecco un nuovo aggiornamento, siamo quasi alla fine anche se mi sono affezionata parecchio alla protagonista. Anche se non e molto seguita mi sono divertita molto a scrivere questa storia e non mi fermerò mai nel farlo, io amo scrivere ed inventare nuove storie e così sto facendo.
In uscita quando finira questa pubblicherò l'altra di cui vi ho parlato. Premetto che dietro c'è molto lavoro ed oltre ad una pagina dedicata solamente hai personaggi ne ho fatta un altra dedicata solamente al mondo in cui e ambientato creando una Legenda con i fiocchi.
Detto questo vi lascio alla lettura, spero di non deludervi mai.
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Non mi sono mai sentita così colma d'odio e sete di vendetta come ora, le grida di quella povera creatura mi tormentavano ogni minuto portandomi lentamente alla pazzia. Per mia fortuna non ero l'unica a stare male onestamente c'era chi stava peggio di me, Margherita ad esempio si vedeva chiaramente dal volto che era a pezzi : occhi neri e gonfi, si aggirava per le gabbie con uno sguardo perso nel vuoto... ma non fraintendetemi non provavo pena per lei, anche perché la misi in guardia sul fatto che non era abbastanza forte da sopportare lo stesso peso che da tutta una vita io stessa mi portavo dietro, ed ora pagherà per i suoi peccati come giusto che sia.
La osservavo spesso in silenzio attraverso le sbarre scrutando ogni suo minimo movimento con i miei occhi affilati, si aggirava per le gabbie come un automa oscillando da una parte all'altra senza meta. Le grida di quel piccolo avevano raggiunto la sua coscienza, per poi come immaginavo tormentargli l'anima, e per quanto potesse combattere la cosa o tentare di dimenticare dovrà portarsi questo fardello per tutta la vita, sapendo di essere un assassina.
Io non stavo meglio di lei, sentivo che si era rotto qualcosa in me, nonostante volessi non riuscivo ad aprire bocca appena ci provavo un ringhio prendeva il sopravvento, soggiogata dal dolore e dalla delusione verso me stessa, come in passato la fame ed il dolore avevano annientato il mio spirito, non permettendomi di difendere quella povera creatura.
Onestamente? Mi sentivo colpevole tanto quanto lei, perché se solo avessi combattuto la mia natura sarei risulta a piegare le sbarre come la prima volta. Non so perché ma sentivo la necessità di stringermi fra le braccia di Scott per potermi far rincuorare solamente come sa fare lui. Non so di preciso quando è diventato così importante per me, fatto sta che ormai lo è, desiderando con tutta me stessa di vederlo apparire come per incanto davanti alla soglia portandomi fuori di qui.
Ma non potevo permettere neanche che ciò accadesse, Edgar voleva esattamente questo da me, ed a peggiorare la cosa era che stava riuscendo a piegarmi esattamente come voleva lui ma proprio non riuscivo a togliermi quelle urla dalla testa, lo sguardo del gattino... Ciò che mi faceva infuriare maggiormente era che non conoscevo neanche il nome di quella povera creatura per poterlo onorare come si deve, e tutto questo perché quel mostro aveva tolto anche a lui il dono della parola con i suoi modi barbari.
Basta, non potevo stare qui a commiserarmi, dovevo salvare i miei compagni altrimenti avrei dovuto vedere morire anche loro esattamente come il bambino e ciò mi avrebbe totalmente spento, portandomi ad essere esattamente come Edgar vorrebbe. Mi rialzai improvvisamente anche se quella minuscola gabbia non mi permetteva di farlo completamente, raccolsi tutte le mie forze aggiungendo quella rabbia che provavo per far scatenare la bestia che era in me ed iniziai a piegare le sbarre.
Il problema che le mie urla attirano l'attenzione delle guardie, non che era mia intenzione ma lo sforzo era disumano per come stavo in questo momento, e così presero dei bastoni elettrici e li usarono contro di me tentando di farmi fermare. In un primo momento ci stavano quasi riuscendo, ma appena immaginai i miei amici al centro della gabbia a bruciare esattamente come quel povero cucciolo non ci vidi più dalla rabbia, concentrai le mie ultime forze e con un urlo disumano riuscì a piegarle lasciando senza parole quei stupido cani che osarono fermarmi.
Li guardai sfoggiando un sogghigno soddisfatto, anche se sentivo il peso dello sforzo non potevo fermarmi ora, dovevo pensare velocemente ad un piano. Mi guardai attorno per trovare ispirazione e l'unica casa a cui pesai era pericolosa e molto rischiosa ma dovevo comunque tentare.
Le gabbie erano elettriche, dunque se facevo partire l'impianto elettrico automaticamente si sarebbero aperte tutte insieme, ma c'era una variabile che mi spaventava... L'oro erano cresciuti conoscendo unicamente la lotta ed uccidere, dubito che avrebbero fatto branco per scappare, c'era l'alta possibilità che si sarebbero uccisi gli uni con gli altri. E se invece facevo capire loro che io ero Alpha? allora tutto sarebbe stato diverso... Già ma come?
Eppure doveva esserci qui dentro un membro che rispettavano o avevano timore a tal punto da portargli rispetto, obbiettivamente punterei più sulla paura perché se c'è un modo per farsi rispettare da una folla di persone indisciplinata è appunto la paura, ma chi poteva essere? Nel tempo che sono stata qui l'unico a torturaci era stato Boris ma non vedevo timore negli occhi dei miei simili, più odio ad essere onesta. Edgar si vedeva ben poco qui ma ogni volta che passava per le gabbie notavo che i gatti mannari si scansavano al loro cammino.
Mentre tentavo di escogitare ad un piano dovevo anche difendermi dai ripetuti attacchi delle sentinelle che tentavano di bloccarmi con i teaser e bastoni elettrici. In diverse circostanze non sarebbe stato difficile affrontarli tutti, ma ora come ora ero sopraffatta sia dal dolore, dalle ferite che dalla stanchezza per via di quella gabbia minuscola che non mi permetteva di riposare adeguatamente rendeva l'impresa di combattere più difficile del previsto.
Non so se i miei simili stavano capendo il mio intento di salvarli, ne il dolore che portavo dentro per la perdita del piccolo, fatto sta che sentivo da parte loro uno strano senso di complicità che mi dava da pensare che non erano così selvaggi come apparivano. Ringhiavano ad ogni omega che tentava di colpirmi con il teaser o tentava di squarciarmi la giugulare nella loro forma animale, forse come per il piccolo gattino anche loro capivano i miei gesti, forse non era tutto perduto. Mi guardai verso di loro e mentre respingevo i tentavi di attacco dei miei nemici dissi loro :
<<Io vi farò uscire, ma non dovete combattere fra di voi voglio che vi aiutata a vicenda per uscire di qui se lo fate vi prometto che: non soffrirete più la fame, nessuno vi maltratterà più, non vi colpiranno con i teaser ne dovrete uccidervi a vicenda fra di voi ciò che vi sto proponendo e la libertà di vivere la vostra vita come preferite ma per far si che ciò accada dobbiamo fare branco ed aiutarci>>
Improvvisamente smisero tutti quanti di ruggire come degli ossessi, come se colpiti dalle mie parole e ciò confermava la mia teoria di prima... Non sono selvaggi capiscono perfettamente ciò che gli stavo dicendo. Gli omega invece al mio discorso iniziarono a ridere a crepa pelle rispondendomi che era fiato sprecato e che erano solo animali niente di più.
A quelle parole scoppiò il pandemonio: ruggivano, sbattevano contro le gabbie mostrando le zanne insomma sembravano indemoniati... Quasi feriti dalle loro parole.
Per non perdere altro tempo scartai verso il generatore di corrente, feci una mezza trasformazione e lascerai con i miei artigli l'apparecchio facendo così saltare la luce. Come previsto le gabbie si aprirono contemporaneamente, facendo così uscire i gatti mannari, per mia fortuna non si uccisero a vicenda però so scagliarono con ferocia contro i licantropi facendoli a pezzi ed alcuni vennero anche divorati vivi.
C'era sangue da per tutto, urla strazianti ed in tutto questo sia Boris che Edgar non vi erano così come Dariusz e questo mi preoccupò moltissimo perché ciò significava che erano andati dai miei amici ed ormai non avevo più molto tempo a disposizione.
<<Per favore fermatevi, i miei amici anno bisogno del mio aiuto ed io ho bisogno del vostro, da sola non potrò mai sconfiggere il branco di Edgar>>. Urlai disperata hai miei simili. Alcuni i più fuori controllo non mi calcolarono neanche ma la metà di loro si arrestarono intenti a fissarmi con espressioni vuote e distanti... Così riprovai con le lacrime agli occhi per la disperazione :
<<Vi prego... Non voglio perdere anche loro sono l'unica famiglia che ho mai avuto...>> feci una breve pausa per poi sussurrare fra i singhiozzi <<Vi prego>>.
A quelle parole riuscì ad attirare l'attenzione di tutti ed anche se non mi risposero mi vennero in contro evitando i cadaveri per terra. Mi guardarono sempre con quel aria fredda e distaccata ma sembravano aver capito il dolore ed il timore che mi affliggeva e lo capi da come si chiamarono al mio cospetto.
Sorrisi loro, perché nonostante gli si ripeteva continuamente di come fossero animali privi di emozioni avevano dimostrato il contrario, stavano aiutando un estranea, non perché capirono le mie parole ma bensì essendo molto empatici fecero carico del mio dolore pronti a sostenermi in questa battaglia. Sapevo di potercela fare, ora avevo una colonia abbastanza numerosa da poter sconfiggere il branco di Edgar, di poter rendere libero il mio popolo...
Un urlo improvviso attirò la mia attenzione, in un angolo vi era Margherita rannicchiata in posizione fetale terrorizzata da due gatti mannari che l'avevano isolata dalla stanza. Appena vidi i due avventarsi su di lei mi fu spontaneo gettarmi in suo soccorso, perché nonostante l'odio che provavo nei suoi confronti era più forte del senso di colpa che mi opprimeva... Ero io ad averla trasformata nella donna che è ora quindi non potevo permettere che le si facesse del male.
Come previsto i due gatti mannari mi guardarono confusi nel vedermi prendere le sue difese, dopo tutto quello che aveva fatto sia al piccolo che sicuramente a loro non era degna di protezione e questo lo sapevo benissimo, ma ripeto per la centesima volta... Sono stata io a trasformarla in questo modo, dunque le sue colpe ricadevano anche sulle mie spalle.
Stranamente i gatti mannari non mi contradissero, fecero un breve uncino e se ne andarono nuovamente assieme agli altri dopo aver fissato i miei occhi che valevano più di mille parole.
<<Perché mi hai protetto?>> mi chiese di fatto anche lei.
Io mi voltai lentamente, mi chinai per essere al suo livello e poggiando una mano sulla sua spalla le risposi:
<<Perché la donna che sei ora lo creata io, i tuoi peccati sono diventati i miei. Se solo quel giorno tu e tuo marito non mi aveste accolto in casa, se solo il cibo che mi avevate dato mi sarebbe bastato... Se solo la mia natura non fosse così primitiva a quest'ora tua figlia ed il tuo amato sarebbero ancora vivi. Margherita non posso permettere che tu muoia perché sei una brava donna corrotta dalla mia sventura, io ti ho avvelenato dunque sarò io a salvarti con la speranza che torni in futuro la donna che eri e sei sempre stata>>.
Margherita aveva le lacrime agli occhi, era sorpresa dalle mie parole più di quanto mi aspettassi, poi però il suo umore cambiò drasticamente, il suo volto si indurì così come i suoi occhi che si colmarono di puro odio nei miei confronti per poi sputarmi veleno :
<<Come posso tornare quella di una volta? Non posso, tu mi hai rovinato. Sai almeno cosa si prova a scontare un crimine che non hai mai fatto? Ad essere presa di mira dentro la prigione perché definita come assassina di innocenti? Sai almeno cosa si prova? No, non lo sai, dunque taci e vattene non mi serve la compassione di una bestia.>>
Non capivo da cosa derivava questo suo cambiamento umorale, fatto sta che ciò che dissi prima per me rimaneva invariato non l'avrei uccisa però non potevo promettere altrettanto per la sorte del suo consorte:
<<Non so cosa si prova a sentirsi colpevoli, ma so come ci si sente ad esserlo. Ogni notte rivivo quella orribile sera quando uccisi e divorai vivo tuo marito, le sue urla così come quella di quella creatura mi tormentano da allora, non pretendo che tu mi perdona volevo soltanto che non ti macchiassi dei miei stessi crimini perché non sei mai stata una donna crudele, sei solo accecata dal dolore. E ben si giochi alla compagna fedele di Edgar vedo che ami ancora tuo marito, così come tua figlia ma ormai e tardi ed il dado e tratto spero solo che riuscirai a vivere in pace con te stessa>>. Detto ciò la lasciai sola seguita dai miei simili verso la foresta.

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Mannari
Hombres LoboAmber è alla ricerca di persone come lei, iniziò il suo viaggio da piccola stanca di essere sola. Stanca di essere l'unica. Nel corso dei suoi viaggi scoprirà che effettivamente non è la sola al mondo, il quale vi sono sparpagliati per il pianeta ta...