..She took my heart..

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Lentamente mi rimetto in piedi tremante richiudendo anche queste tre ferite.

- Non credo di poter sopportare altre frustate sulla schiena, ma non posso permetterti di ridurre qualcun altro nelle mie condizioni.- rispondo con voce forte, ma sofferta facendomi sentire da tutti.

- Bene, non ti frusterò più per oggi.- mi informa avvicinandomi alla mia schiena. Lentamente passa la sua mano sulla mia pelle procurandomi fastidio per la troppa sensibilità.

- Diventi molto sensibile quando guarisci- mi sussurra da dietro. Stacca le sue dita e le sostituisce con un oggetto affilato. Subito sgrano gli occhi dalla paura quando mi rendo conto che quello è la lama di un pugnale.

- Voglio una garanzia su di te, quindi rilassati adesso e andrà tutto bene.- mi risponde prima di pugnalarmi da dietro allaltezza del cuore. Lentamente comincia a muovere il pugnale facendomi intendere le sue intenzioni. Prima che possa fare qualsiasi mossa per impedirglielo sento un dolore lancinante che mi fa perdere la forza nelle gambe. I miei occhi diventano vacui ma con sfumature nere mentre il mio corpo cade a terra ancora scosso dal dolore. dietro di me Doc ride mentre stringe tra le mani il mio cuore ancora pulsante.

Resto sdraiata a terra ancora scossa per quello che è appena successo. La mia ferita si è rimarginata, ma il mio corpo è morto. Non sento più niente, ne la freschezza del vento ne la ruvidezza del pavimento sulla mia pelle. Non ho più sentimenti reali ma solo i ricordi annebbiati di quelli vecchi. Doc se ne è andata soddisfatta lasciandomi qui senza alcuno scopo. Il gruppo di persone sta ancora trattenendo il fiato per la crudeltà di quella scena. Lentamente mi alzo scombussolata. Mi passo una mano sul viso per togliere le tracce di polvere e fisso le persone davanti a me senza una vera espressione. La ragazza con le treccine si avvicina cauta osservando ogni mia mossa.

- Stai bene? – mi chiede con voce tremante appoggiandomi una mano sulla spalla.

- Mi ha strappato il cuore, non sento niente- rispondo facendola sobbalzare per la mia voce talmente priva di intonazione che sembra quasi robotica. Vedo la ragazza trattenere il fiato prima di posarmi una mano al centro del petto dove avrebbe dovuto battere il mio cuore. Non bastava avere un cuore rotto, ora non lo possiedo nemmeno.

- Perché non mi avete frustato? Potevate essere liberi- parlo verso tutta la folla presente ancora nellarena. Un signore anziano esce dalla folla e mi si avvicina con passo sicuro. La sua pelle è ricoperta da cicatrici e un occhio è perennemente chiuso.

- Si , hai ragione. Potevamo essere liberi, ma a che prezzo? Torturandoti e lasciandoti nelle mani di quella pazza? Usciremo da qui tutti insieme.- mi risponde posandomi una mano sulla spalla.

- Non sarebbe stata una tortura per me ma una punizione giusta- rispondo sempre in modo meccanico pensando al mio essere. Luomo non dice niente ma mi abbraccia come farebbe un nonno con il nipotino da rassicurare dopo un incubo. Vorrei sentire il suo affetto, il suo calore, ma quel che sento è solo vuoto.

Allimprovviso degli scagnozzi della dottoressa entrano nellarena e senza dire una parola mi prelevano, prendendomi per le braccia, e trascinandomi per i corridoi della struttura sotto le urla di quelle poche persone che, forse, ci tengono a me.

Vengo riportata nel laboratorio di Doc dove la vedo intenta ad osservare una teca di vetro in cui è posato il mio cuore ancora palpitante.

- è molto bello da osservare, il suo battere incessante a dimostrare che tu sei ancora viva, ma allo stesso tempo morta.- riflette ad alta voce.

-Comunque ti ho fatto chiamare per continuare i test. Posatela li!- ordina verso i suoi scagnozzi che mi trascinano su un lettino da autopsia in ferro. Mi bloccano con dei ganci sui polsi e sulle caviglie e si allontanano per lasciare lo spazio a Doc.

- Bene bestiolina, questo è veleno di scorpione. Tutte le specie velenose che esistono al mondo sono mischiate in questa siringa e tu dovrai lasciarti sopraffare da esse.- mi ordina mostrandomi una siringa piena fino allorlo di fluidi di diverso colore.

- Non voglio altro veleno in corpo- sussurro sempre con voce meccanica alla Doc in cerca di un suo tentennamento. Purtroppo non avviene visto che mi inietta la siringa direttamente nella gola dove la pelle è più delicata.

Sento subito la sensazione di bruciore invadere lentamente il mio corpo nonostante il mio sistema circolatorio sia fermo. Deve averlo modificato per permettergli di infettarmi anche così. Senza che io lo voglia la mia armatura nera fa la sua comparsa lasciandomi confusa. Il mio corpo comincia ad avere spasmi potenti e dolorosi mentre il veleno fonde lentamente larmatura unendosi con essa. Senza rendermene conto comincio ad urlare agitandomi sempre di più per resistere a quell invasione.

- Lasciati prendere- mi urla contro Doc vedendo la mia resistenza. È inutile resistergli. Lentamente mi rilasso permettendo al veleno di completare la sua fusione con il mio corpo. Resto priva di forze mentre la mia pelle torna normale assorbendo la nuova armatura.

- Ottimo, tiratela giù e lasciatela nella cella, voglio controllare che non ci siano imprevisti.- ordina mentre si toglie i guanti in lattice dalle mani.

Due mani cominciano a sganciare i ferri che mi tengono bloccata e altre due mi sollevano posandomi sulla sua spalla. Prima che possa fare un passo cade in ginocchio sul pavimento lasciandomi cadere a terra. Apro leggermente gli occhi e lo vedo a terra che cerca di respirare senza successo. Dopo un paio di minuti crolla a terra morto sotto gli sguardi sconcertati delle guardi e curioso della dottoressa. So già di essere io la colpevole e anche doc sembra averlo capito infatti si rimette velocemente i guanti.

- Ehi tu! Prendi la cavia.- ordina allaltro tipo che mi ha liberato. In modo sgarbato mi afferra per un braccio e mi strattona verso la cella lì accanto, ma non appena riesce a chiudermi dentro crolla anche lui a terra poco prima di morire. Non bastava essere un mostro, ora ho anche la pelle tossica per chiunque provi a toccarmi. Dovrei sentirmi triste, delusa dalla vita, ma non sento niente. Solo il vuoto presente nel mio petto.

- Non bastava essere un mostro, ora sono anche un pericolo per chi mi sta intorno.- urlo verso la fessura della cella dietro cui si nasconde Doc.

- è solo un effetto collaterale- mi risponde prima di andarsene dal laboratorio lasciandomi al buoi da sola come è giusto che sia.

Failed experimentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora