Prologo

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Per i primi anni l'inferno è stato la mia prigione, poi come tutti ho ceduto e ne ho fatto la mia casa.
Ogni singola stanza ha sentito le urla dei poveri sventurati che ho torturato e ogni singola anima che sfioravo soffriva di pene che le parole non possono descrivere.

Ogni tanto Lucifero si congratulava con me per il mio lavoro, così pian piano sono cresciuta di livello a tal punto da diventare il suo braccio destro.

Nessuno però si immagina l'inferno per quello che è effettivamente: un enorme labirinto pieno di stanze che ruotano ogni singolo giorno. O per lo meno io lo vedevo così, adesso invece mi sembra un hotel che ospita chi non si merita né il purgatorio né il paradiso.

La mia routine quotidiana era di una semplicità disarmante: mi alzavo, andavo a torturare qualche anima, mi incontravo con Lucifero e poi tornavo a letto. Ma la cosa peggiore erano le ore di 'sonno' in cui ero sola con i miei pensieri, vedevo sempre le facce delle persone a cui sono stata strappata.

Non ce la facevo più, non sopportavo rimanere lì sotto e fingere che tutto andasse per il verso giusto, così eccomi qua, a scappare dall'unico posto che ho mai chiamato 'casa'.

Respirare è un'agonia. Ogni respiro profondo che faccio incanala scintille di fuoco e cenere, per non parlare della puzza di zolfo e del fumo che mi acceca facendomi bruciare e lacrimare gli occhi.  I piedi mi fanno male ogni volta che li appoggio sui sassi lisci e incandescenti che compongono il corridoio per il quale sto correndo. Sento la carne che si lacera e brucia sotto la pianta dei miei piedi e il sangue che sfrigola evaporando. Non è il dolore che mi fa fermare di colpo quando, dopo aver svoltato a destra, rischio di cadere in avanti  ma bensí un'ombra alta e allungata.

Lucifero è talmente alto da sfiorare la volta del soffitto ad arco e così imponente da occupare quasi tutto lo spazio nel corridoio. Le ali nere e con le punte bruciate risplendono sotto la luce fiocca e il bagliore di varie scintille che cadono dalla punta delle piume vanno a fare compagnia alla cenere in mezzo ai sassi. I capelli neri come la notte e senza la parvenza di ciocche più chiare sono perfettamente tirati all'indietro da qualche sorta di prodotto umano e gli occhi gli brillano persino più del fuoco vivo che ribolle sotto la terra su cui i mortai camminano indisturbati.

"Lasciami andare" supplico tra un colpo di tosse e l'altro.

Sento la pelle andarmi a fuoco per le alte temperature che ci sono vicino alla porta dell'inferno. Solo il diavolo e i suoi sei cavalieri riescono a sopportarle, tutti gli altri vengono polverizzati e svaniscono con uno sfavillio raccapricciate. Il modo in cui i loro corpi spariscono senza lasciare traccia ti fa pensare a cosa ne sarà di loro e di quello che rimarrà delle loro anime lerce e corrotte.

"Non posso, tutto ciò per cui ho lavorato in questi anni tu lo vorresti mandare in fumo per cosa? Una vita da mortale?" il diavolo scoppia a ridere e la sua risata mi colpisce nel profondo come se mi avessero affondato una mano nelle viscere e stessero cercando di strapparmele via.

"Io non ho mai chiesto questo!" ribatto alzandomi la manica e mostrandogli il marchio che ho sul polso, una voglia a forma d'ali d'angelo del colore del caffè che spicca sulla pelle pallida. "Io ero destinata ad altro e non a essere la tua schiava!"

"Io ho fatto di te una guerriera, tu sei il mio capolavoro!" grida e le pareti iniziano a tremare come se persino la terra si stesse ribellando.

"Lasciami andare" ripeto facendomi piccola sotto al suo cospetto. "Lasciami andare o distruggerò questo posto"

"E come pensi di fare?" scoppia in una fragorosa risata, poi incrocia le braccia al petto e le maniche del completo nero che indossa si sollevano quanto basta per lasciar scoperta ma pelle sporca di cenere e bruciature.

"Penso che farò così." chiudo gli occhi e mi concentro su quello che voglio attirare a me, i segugi infernali. Arrivano come fulmini al mio fianco e iniziano a ringhiare contro il diavolo, il respiro mi si blocca in gola e per un istante non sento più nessun dolore.

A quel punto salto in aria e spiego le ali, nere come le notti senza luna e con le stelle coperte dalle nuvole cariche di tempesta. Con uno slancio, mentre Lucifero è troppo impegnato a tenere a bada i segugi, io arrivo davanti alla porta, fatta di pura ossidiana levigata e con venature di lava che colano fino al pavimento.

"Non farti scoprire figlia mia, altrimenti non aspetteranno per capire se sei o no dalla loro parte e ti rinchiuderanno. Forse così saprai che io non ti tenevo in gabbia, ti rendevo libera" dice prima che io varchi la soglia della porta venendo avvolta da una luce calda e accogliente.

*se vi va andate a dare un'occhiata alla mia nuova storia: the last destroyer*

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora