15. Campo di battaglia

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Sento qualcosa bruciarmi in fondo al petto e non è qualcosa di passeggero, lo sento persistente e costante come una forte emicrania che non decide di andarsene.

Apro piano gli occhi senza riuscire a mettere niente a fuoco. All'inizio vedo solo un volto sfocato e poi, inizio a intravedere delle ciocche bionde e degli occhi scuri che dicono: "Forza alzati in piedi e tira fuori le ovaie"

Mi sollevo e quando sento tutti gli organi rivoltarsi dentro il mio stomaco mi sdraio con una smorfia.

"Non fare la pappa molle" dice Rebecka e sbuffa. Sento una sedia strisciare sul pavimento e qualcuno sedercisi sopra con un tonfo.

"Non farle pressioni. Il medico ha detto che ha prosciugato completamente le sue forze, ha bisogno di riposare" la voce calda e melodiosa di Kael mi arriva come una ventata d'aria fresca.

Cerco di mettermi in piedi ma appena lo faccio la testa mi gira a tal punto che mi viene da vomitare. Qualcuno se ne accorge e una bacinella compare sotto il mio naso poco prima che tutto ciò che avevo nello stomachi ci finisca dentro.

"Sto bene" mento spudoratamente e faccio un respiro profondo.

"Fai con calma, hai solo dormito per tutto il giorno e ci hai storditi con il tuo russare" ridacchia la semidea.

"Perché è qui?" non capisco come mai una persona che ho appena conosciuto sia presente in un momento così.

"Ha detto che ti conosce e che aveva qualcosa da riferirti" risponde l'angelo con voce fredda.

"È vero. Anche se non ti conosco penso di sapere qualcosa che ti può interessare"

Le parole della ragazza mi arrivano ovatte quando la mia mente si distacca dalla realtà e si concentra solo sull'angelo.

Kael rimane impassibile a guardarmi scettico e, stranamente, preoccupato. Non saprei dire se il suo timore è rivolto alla mia salute o al fatto che un insulso demone sia riuscito in un'impresa a dir poco titanica. Solo Dio e Lucifero possono fare certi piccoli miracoli senza morire o perdere l'anima o, peggio ancora, fallire miseramente nel loro intento. Io sono viva e la mia anima corrotta sta abbastanza bene nonostante il mio corpo sia visibilmente ammaccato.

Kael di certo non ha riposato granchè visto che ha ancora i capelli e i vestiti sporchi di sangue, non saprei nemmeno dire se si tratta del mio, del suo, o di quello di entrambi mischiato. In fondo ai suoi occhi riesco a leggere molto più di quello che chiunque vedrebbe. Preoccupazione, paura, nervosismo, ansia e qualcosa di più spaventoso: la consapevolezza che gli sto mentendo.

"Rebecka" dico seria e mi mordo il labbro cercando di trovare un modo gentile per mandarla fuori da qui.

"Sì ho capito. Devo ancdare a lezione ma Cassandra, ho tante cose da raccontarti e poco tempo per farlo" le sue parole suonano più come un avvertimento che come la promessa di un po' di gossip tra ragazze.

Io e l'angelo rimaniamo soli e in silenzio per più di dieci minuti, ascoltando l'uno il respiro dell'altra farsi sempre più veloce e corto. C'è un'aria di tensione tra di noi e non riesco più a evitare di capire ciò che è cambiato dentro di me. C'è un grande vuoto, un buco nero che fagocita tutto ciò che si trova intorno e non ha neppure dei confini, infinito e illimitato.

"Se devi chiedermi qualcosa fallo adesso, non rimarrò qui seduta ancora per molto"

Bella idea usare l'arroganza per farmi coraggio quando l'unica cosa che potrebe aiutare entrambi in questo momento è una bottiglia di vodka e un po' di redbull per affrontare le nostre divergenze. Anzi, più che di divergenze qui di parla di vere e proprie voragini che non possono far altro che allargarsi sempre di più e portarci su due sponde completamene differenti.

"Perchè?" chiede con voce flebile ma sicura.

"Perchè cosa? Perchè me ne stavo andando, perchè stavano cercando me o perchè ti ho salvato la vita?"

Di tutte le domande che mi poteva fare, questa è quella che mi piace di meno. Un semplice come mi avrebbe potuto richiedere meno sforzi per trovare una scusa adatta e che non sembrasse una stupida bugia trovata sul momento da un bambino.

"Rispondi a tutto" alza le spalle e mette le mani nelle tasche del suo giubotto in pelle.

Vederlo lì, quasi implorare per una risposta che potrei facilmente manipolare per nascondere il mio segreto mi fa capire che la verità, a questo punto, farebbe più bene che male.

"Me ne stavo andando per evitare che succedesse questo" sospiro pesantemente e mi mordo il labbro per evvitare di vomitare di nuovo. Ho bisogno di mettere qualcosa di solido nello stomaco prima di rigettare le mie stesse viscere.

"Missione fallita"dice con aria di superiorità.

"Tranquillo, me ne sono accorta anche senza che la tua aurea diventasse rosso fuoco." la guardo con attenzione e mi incanto a causa del suo costante cambiare colore. "Stavano cercando me perchè Lucifero mi vuole e questo lo sapevi anche prima. Quello che davvero ti interessa è cosa sono e perchè ti ho salvato, non è forse così?"

"Non ti costringerò a dirmi quello che per te è un segreto. Avrei potuto benissimo chiuderti dentro e torturarti, ma non l'ho fatto" mi afferra una spalla e la stringe con forza avvertendomi di quello di cui è capace.

Adesso mi sento ancora più esposta perchè penso di aver capito quello che mi manca dentro dal momento in cui ho aperto gli occhi nell'ambiente sterile e vuoto dell'infermeria del'accademia. Ho perso qualcosa con quell'incantesimo, quel qualcosa che mi rende speciale, non ho più la mia magia e posso solo sperare che sia solo una cosa temporanea.

"Fai pure, costringimi. Io ho bisogno di fidarmi della gente, Kael. Ho vissuto all'inferno per la maggior parte della mia vita e lì tutti conoscevano il mio nome e la mia storia, sembravano conoscermi tutti meglio di quanto io conoscevo me stessa. Se vuoi scoprire chi è la vera Cassandra dovrai fidarti di me e so che non sarà facile ma in cambio della tua pazienza ti posso offrire due cose" propongo stanca di nascondermi dietro il nome Morgentern e pronta a ritrovare la Cassandra che ero un tempo.

"Cosa potrai mai offrirmi tu che io non abbia già?" chiede e vedo una luce accendersi nel verde più scuro e profondo dei suoi occhi.

"La verità, la libertà di scegliere chi puoi essere e quello che puoi fare e una storia così avvincente da sembrare la trama di un romanzo. Ti racconterò la storia della mia vita, con il tempo che ci vorrà per fidarmi di te e tu potrai imparare a conoscere i tuoi stessi simili"

Lo guardo per pochi istanti per assicurarmi che sia pronto quanto me a tutto questo. Vorrei ci fosse un altro modo per sentirmi leggera e libera di costruirmi una vita qui, farmi degli amici, trovare un lavoro e magari anche una bella cosa con degli animali. Voglio poter tornare in un posto in cui mi sento al sicuro da tutto e da tutti, dove nessun demone, angelo o dio riuscirà a farmi del male.

"Ci stai?" chiedo incerta.

La sua risposta mi giunge alle orecchie come lo sparo di una pistola o un fulmine che squarcia il cielo scuro e costellato di piccoli corpi luminosi: "Sì"

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora