25. In pericolo.

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Mi sollevo così lentamente che quasi mi sembra di aver inserito la modalità slow-motion.

"Ci siamo allenati abbastanza, vero?" dico e inizio ad andare verso l'uscita con il sorriso sulle labbra e la testa scombussolata.

"Ci vediamo Cassandra" lo dice come una domanda e mi volto trattenendo l'istinto di mordermi il labbro.

"Tu continua a passeggiare di nascosto e ci troveremo lì"

Cammino per i corridoi alla velocità della luce e arrivo in camera mia in meno di cinque minuti.
Mi volto per mettere la felpa sul letto ma ci trovo due ali di piccione. Sì, qualcuno ha messo due maledette ali di un uccellaccio puzzolente e pieno di malattie sulle mie lenzuola!
Non sono spaventata visto che ho visto di peggio, sono semplicemente disgustata.

Sotto le ali c'è un cartoncino bianco con su scritto: stai con i tuoi simili, perché se giochi con il fuoco finirai per bruciarti.

Bene, chiunque l'abbia scritto manca di fantasia. Una minaccia ben fatta di certo non si legge in qualunque romanzo, sul serio, nessuno riesce a fare peggio di così.

"Stavo andando così bene! Ero riuscita a non incenerire nessuno fino ad adesso ma sul serio, i piccioni morti superano il mio limite" urlo da sola in camera.

Schiocco le dita e faccio sparire gli arti amputati e scrollò le spalle per il disgusto.

Esco fuori dalla stanza con i pugni serrati e la magia che mi avvolge il cuore e le ossa come un rampicante i cui fiori mi sbocciano dentro e danno vita a una miriade di esplosioni.

È così bello essere tornata quella che sono, con la mia magia e tutti i suoi problemi.
C'è qualcosa di diverso però, oserei dire che è più potente e pura, come se qualcuno l'avesse ripulita da tutto il fango che ci avevo buttato sopra negli anni e fosse finalmente tornata a brillare.

Il corridoio inizia a tremare sempre più forte a ogni passo che faccio, i quadri si muovono e alcuni cadono in terra, i lampadari proiettano luci tremolanti sul tappeto.

"Cassandra!" Rebecka mi chiama e mi volto di scatto solo per vederla sudata, con lo sguardo duro come il marmo e il respiro affannato.

"Vattene Rebecka, devo fare una cosa e poi verrò da te e parleremo!"

"È importante, sapevi che Kael se n'è andato?" chiede e il cuore mi si spezza.

Certo, non sento il rumore di qualcosa che viene schiacciato e si spappola sotto la suole dello stivale ma è come se fosse successo.

"Se n'è andato? Stupido angelo bugiardo e codardo!" soffoco un grido isterico e la magia sciama via come se un fiume la stesse trasportando lontano da me.

Un giorno, quando ero ancora in infermeria, venne da me e si sedette sul letto prendendosi la testa fra le mani.

"Non so che cosa fare con te. Se quello che per anni credevamo fosse andato perduto, sei la nostra speranza" disse sconsolato.

"Non sono la speranza di nessuno perché io stessa non ne ho" sospirai e gli appoggiai dubbiosa la mano sulla spalla.

"Se può farti sentire meglio sei la mia." Ci guardammo negli occhi per parecchi minuti, poi continuò. "Mi hai salvato e io ti devi la mia vita, così ti prometto qui e ora che non farò mai niente per metterti in pericolo"

Lo bloccai scuotendo la testa e mugugnando. "Ti prego non legarti così a me, non privarti della libertà di denunciarmi agli arcangeli"

"Non mi provo di niente anzi, mi stai dando lo scopo che cerco da tutta la vita" era completamente disperato, non avrebbe accettato un no come risposta.

"Promettimi di aiutarmi e proteggermi, promettimi che non mi lascerai sola appena ci sarà un problema. Sono difficile, scorbutica, ti provoco spesso e sono una egocentrica e narcisista di prima categoria ma ti prego, promettimelo"

"Lo prometto"

Tutto questo ovviamente è successo prima del nostro bacio.

"Bastardo" dico e Rebecka fa un passo verso di me.

"È andato in missione e l'ho incontrato prima che se ne andasse, mi ha dato un messaggio da darti" dice cauta, probabilmente teme di farmi esplodere.

"Non mi interessa, se fosse stato importante si sarebbe preso la briga di dirmelo di persona" sono ferita e vorrei tanto prendere l'angelo a calci, così mi sforzo di pensare ad altro.

L'unica cosa che può distrarmi è magiare, bere o parlare con qualcuno, così opto per l'ultima opzione. "Devo andare" dico e con uno schiocco di dita mi ritrovo nell'ala dell'accademia riservata ai muta forma.

Non so dove andare o come trovare la strada per la camera di Ryder, così continuo a camminare fino a quando non incontro una ragazza.

"Sai dove posso trovare il professore di filosofia?" le chiedo.

"Che ci fai qui, demone?" dice con disprezzo e con faccia disgustata. I lunghi capelli rossi le ricadono sul viso e li sposta con un movimento svogliato.

"Come ti pare, farò da sola" la scanso con una spallata e continuo a camminare ma lei mi urla dietro.

"Non è questo il posto per te! Tornatene dai tuoi simili"

"In questa scuola non ci sapete proprio fare con le minacce" sospiro e continuo per la mia strada.

Trovo la stanza del supervisore e quando sto per entrare una fitta mi percorre il cuore e poi il braccio. Rimango china su me stessa per qualche secondo e come il dolore inizia ad affievolirsi, lo ignoro e busso.

"Ciao" mi saluta Ryder con solo i pantaloni addosso.

"I ruoli si invertono" dico ed entro senza aspettare il suo invito.

Mi siedo sul letto e osservo la stanza ammaliata dalla sua grandezza. Certo che questi muta forma si trattano bene!
Le tende che oscurano parzialmente le finestre sono di seta con ricami dorati, le pareti sono decorate da tre quadri enormi e dai colori sgargianti mentre l'armadio ha tre ante, la mia cassettiera non regge nemmeno il confronto. In tutto questo però non posso vedere il bagno ma so già che sarà elegante quanto il resto della stanza.

"Prego" dice e chiude la porta. "Perché sei venuta qui?" chiede sedendosi affianco a me.

"È molto patetico se dico che mi sentivo sola e non sapevo con chi altro parlare?"

"Sono il tuo supervisore, non è per niente patetico"

"Se la metti così..." sospiro e inizio a buttare fuori tutto. "Sono furiosa perché una persona a cui tengo, e mi risulta anche difficile ammetterlo, mi ha mentito e ha infranto una promessa. Lo odio talmente tanto per questo che vorrei fosse morto, almeno non sarebbe più colpa sua aver infranto la promessa..."

Ryder mi guarda in silenzio. "Sono sicuro che tu stai sbagliando, magari questa persona non ha infranto la..."

La voce del muta forma mi arriva ovattata mentre centinaia di fitte mi arrivano allo stomaco è una sirena incomincia a suonare e ad assordarmi.

"Cazzo!" impreca Ryder. "Dobbiamo andare, alcuni dei nostri sono in pericolo."

"Che significa?" chiedo preoccupata.

"Kael era con loro, stanno cercando i demoni che hanno attaccato la scuola"

Appena finisce di parlare capisco cosa comporta: alcuni dei nostri sono in pericolo e tra loro c'è Kael.

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora