6. Il mio nome è

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Dopo una lunga lezione di Sociologia Demonica mi ci voleva un po' di riposo, così mi siedo su una panchina in ferro nel grande cortile dell'Accademia, con il sole che mi scotta la pelle pallida e i capelli che vengono scompigliati dal vento.
Ci sono alcuni studenti qua e là che camminano verso le rispettive classi e qualche ritardatario che sta uscendo solo ora dai dormitori.

L'aria ha sempre un buon odore qui, sa di erba appena tagliata e fiori appena sbocciati e io non sono abituata a questo tipo di cose. La cosa più colorata che potevo trovare nei regni degli inferi erano i fiumi del purgatorio, con la loro acqua grigiastra e sporca. Non c'erano fiori o erba che non fosse brulla o bruciata e di certo non c'era il sole o il cielo azzurro, lì tutto era spento e triste.

"Cassandra!" qualcuno mi chiama per nome e mi volto per vedere a chi appartiene la voce.

Una ragazza minuta, bionda, gli occhi di un castano scuro e le ciglia lunghe e nere che proiettano piccole ombre sul suo viso. Ha le labbra molto carnose e la carnagione chiara tipica di chi non è solito amare il sole.

"Sì?" chiedo non capendo perché qualcuno che non conosco sappia il mio nome.

"Il Congresso mi ha mandata a chiamarti, vogliono vederti subito nella sala comune. È urgente"

"Non so chi tu sia e non sono nemmeno la puttanella del Congresso, quindi non credo proprio che andrò da qualche parte solo perché sei tu a dirmelo" incrocio le braccia al petto per mettere distanza fra di noi.

"Ascoltami bene. Non ho tempo da perdere, ho lezioni da seguire e novellini a cui fare da badante, ti accompagno nella sala comune e poi ti lascerò lì" alza le sopracciglia aspettando una mia risposta, ma è come se sapesse già la mia risposta.

Annuisco e lei parte spedita verso la parte nuova dell'Accademia. La Arcane Sorcery Academy è nata come rifugio e pian piano è diventata una scuola per giovani creature. Di scuole come questa ne sono state create a centinaia durante i secoli, fino ad arrivare ad oggi, con almeno un'accademia in ogni grande città del globo. Tutto questo mi è stato insegnato durante le ore di storia e cultura generale da Magdalena, quella che dovrebbe essere il mio supervisore. L'ala nuova è stata costruita nel 1900 per ampliare il castello già presente, a causa dell'incremento delle iscrizioni da parte di molti Nephilim, ovvero i figli di angeli ed esseri umani.

In quel periodo molti angeli sono scesi dal paradiso e hanno concepito degli eredi le cui madri, ignare del soprannaturale, li hanno abbandonati in mezzo alla strada. Le accademie raccoglievano i nephilim e davano loro un'istruzione adeguata. Molti di loro sono diventati insegnanti in quelle stesse scuole.

La ragazza si ferma davanti ad un grosso portone in argento, con piccole pietre di rubini e schegge d'ossidiana incastonate che formano la sigla: A.S.A.
Il marchio che ho sul polso inizia a bruciare appena mi avvicino alla porta e devo stringere le mani a pugno per impedirmi di controllare. Metto una mano sopra il metallo e spingo ma ma porta non si apre, nonostante io ci metta tutta la mia forza.

"Io..." dico confusa.

Per tutti i gironi dell'inferno, perché non riesco ad aprire nemmeno una porta?

"Devi appoggiarci la mano destra e dire il tuo nome a voce alta. Credo sia stato stregato tempo fa da Genevieve Dubois, oppure da Ecate in persona" scrolla le spalle con nonchalance e aspetta che io apra la porta per potersene andare.

"Chi?"

La ragazza spalanca la bocca incredula e sbatte più volte le palpebre prima di ricomporsi e tornare impassibile.

"Come fai a non sapere che Genevieve è una dei fondatori dell'Accademia? Capisco tu sia qui da poco più di due settimane ma per favore, segui le lezioni di storia"

"Era una strega? Mezza demone e mezza umana?" chiedo per temporeggiare.

Il Congresso non mi fa paura, sono solo un ammasso di persone che credono di avere più potere degli altri ma non è così. Temo solo che abbiamo capito cosa sono e non mi lasceranno libera quando si renderanno conto con chi hanno a che fare. Mi porteranno in paradiso e mi useranno per quello per cui sono stata creata.

"Sì, è quella la definizione di strega" sospira e incrocia le braccia al petto. "Vuoi sapere una cosa?"

"No" sorrido compiaciuta per la schiettezza della mia risposta.

"Vabbè, te lo dirò comunque. Per essere un demone non fai molta paura, e non sei nemmeno cattiva"

"Fidati, sono molto più crudele di quello che sembra" sorrido sardonica prima di far diventare i miei occhi rossi come il fuoco e luminosi come una lampadina al neon.

"Bel trucco Cassandra, però forse dovresti risparmiarti per il Congresso. Molti di loro sono guerrieri e gli altri hanno la magia dalla loro parte, guardati le spalle" dietro l'ambra dei suoi occhi si cela molto più di una semplice avvertenza, è come se volesse mettermi in guardia, come se sapesse già quello che accadrà.

I miei occhi tornano del loro colore naturale, un marrone chiaro tendente al nocciola. Certe volte, quando sono felice (e accade molto raramente) diventano color terra di Siena. La ragazza sorride, alza le sopracciglia e aspetta che io faccia la mia prossima mossa.

Appoggio la mano sul metallo gelido e un brivido mi percorre il braccio. La magia contenuta in quel portone è tanta ed è potente, radicata in ogni centimetro, in ogni particella e in ogni atomo.

"Cassandra" pronuncio il mio nome come se fosse una solennità, più spingo.

Non succede nulla e la porta non si apre di un centimetro, mi giro verso la ragazza e lei alza gli occhi al cielo, mette la mano sul portone e dice: "Rebecka"

Le due ante si separano cigolando e mi proiettano in una sala circolare, con sedili rossi messi tutti intorno a cinque grossi troni di legno intagliato e ricoperto di pietre scintillanti e preziose. Su di essi ci sono seduti tre uomini e due donne e tutti, appena mi vedono, si alzano in piedi.

"Devi andare adesso" Rebecka fa qualche passo lungo il corridoio, poi si gira e sospira. "Non vorrei essere invasiva ma sei sicura che il tuo nome sia Cassandra?"

"Che vuoi dire?" chiedo incuriosita dalla sua domanda.

"Be' quel portone si apre sempre e comunque, persino con i demoni e poi arrivi tu e non si apre. Dico solo che forse il tuo vero nome non è Cassandra e le opzioni sono due" alza le sopracciglia e riduce le labbra ad una linea sottile.

"O sto mentendo oppure sono una stupida che non sa il suo nome" concludo per lei capendo dove voleva arrivare.

"Non so dirti se preferisco le bugie o la stupidità ma in ogni caso chiamami se hai bisogno di qualcuno con cui parlare. So cosa significa vivere nella menzogna" poi con un'alzata di spalla se ne va.

Rimango lì da sola a guardare l'argento brillare e le pietre riflettere il mio viso.

Ho due opzioni adesso: farmi coraggio, affrontarli e sostenere le mie bugie in modo che ci credano e mi lascino restare qui o scappare e continuare a farlo finché il diavolo o il paradiso non mi trovano.

Alla fine decido di spingere la porta quanto basta per lasciarmi lo spazio per passare e con un ultimo respiro profondo cerco di rallentare il battito cardiaco ed entro.

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora