2. Cosa sai fare

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Ieri sera sono letteralmente crollata nel letto. Quello che avevo all'inferno era una semplice lastra di pietra fredda e refrattaria, non un materasso imbottito di piume d'oca.

Qualcuno bussa alla porta e mi alzo riluttante per andare ad aprire.

"Che c'è?" chiedo all'angelo arrabbiata perché qualcuno è venuto a svegliarmi, rovinando il mio sonno ristoratore.

"Preparati e seguimi, le lezioni iniziano fra meno di tre ore. Solo perchè sei nuova non vuol dire che puoi rallentare il programma a tutti" dice serio e impassibile.

"Tre ore? Ma che diavolo di ore sono?" grido allibita.

"Sono le quattro e mezza del mattino."

"E tu mi hai svegliato a quest'ora solo perché ti faccia vedere qualche fenomeno da circo? Sono un demone: faccio tutto quello che fanno i demoni."

"Preparati. Hai solo cinque minuti per essere pronta, ti aspetterò qui fuori"

Gli sbatto la porta in faccia e inizio a rovistare tra i vestiti che mi hanno dato per trovare qualcosa di adatto.

Ancora non riesco a credere che qualcuno mi abbia svegliata semplicemente bussando alla porta. Certo, sono arrabbiata perché avrei preferito dormire ancora per qualche ora, però è stato bello per una volta non essere svegliata delle urla delle anime che vengono torturate.

Appena sono pronta esco dalla camera e squadro l'angelo dalla testa ai piedi. Non posso negare che gli angeli hanno un'aurea intrigante: con tutta quella luce e quei picchi di energia. Non ne ho mai visto uno tanto da vicino da poter osservare ogni minimo particolare del viso e ora invece mi trovo in una scuola che ne è piena.

"Allora, cosa devo fare?" chiedo una volta che iniziamo a percorrere dei corridoi e a scendere svariate scale.

"Ti porto nella palestra dell'accademia e lì potrai mostrarmi tutto ciò di cui sei capace. Tranquilla, non ti farò male"

"Farmi male?" scoppio a ridere di gusto, fino a che gli occhi non iniziano a lacrimarmi e la pancia a fare male. "Credi davvero che sarai tu a fare male a me e non il contrario? Sei davvero così sciocco da pensare che sono talmente debole da non poter prendere a calci quel tuo bel culo angelico? Non mi sottovalutare" rispondo stringendo i denti.

Entriamo in palestra e vado dritta verso il fondo, poi mi preparo per fare a pezzi l'angelo. La sala è completamente vuota e il pavimento piastrellato e riflette le luci appese al soffitto.

Guardo l'angelo e capisco che qui sarò al sicuro e che di certo sarà divertente provare a sedurre un angelo, per il semplice fatto che sono sempre così rigidi e che non si concedono alla lussuria come i demoni.

"Allora, di preciso che devo fare?" chiedo non sapendo come si svolgono queste sottospecie di allenamenti.

"Sei un demone no? Siete capaci di manipolare la realtà, far volteggiare le cose, picchiate duro quando vi sentite minacciati. Se non ti senti ancora sicura potresti incominciare con una semplice illusione."

"Va bene, mi hai detto di non essere mai stato all'inferno, giusto? Adesso ti mostro come è stata la mia vita per più di undici anni."

All'inferno usavo costantemente la magia, non è un problema farlo adesso. Sento però che c'è qualcosa di diverso qui, devo solo capire cos'è.

Chiudo gli occhi e lascio che la magia nella terra e nell'aria che mi circonda mi fluisca dentro le ossa. Tutta l'energia mi scorre dentro come una tempesta rinchiusa in un barattolo di vetro pronto a rompersi e che grida per uscire. Apro gli occhi e la palestra sbiadisce diventando una stanza buia e illuminata solamente dalla lava che cola sulle pareti come lunghi serpenti di fuoco che strisciano sui muri sibilando e bruciando tutto ciò che trovano.

Sento il fiato dell'angelo sul mio collo e mi volto solo per spingerlo indietro, forse con fin troppa forza visto che vola contro la parete e quasi la sfonda.

"Appena riesci a rialzarti seguimi, ho tante cose da mostrarti" sorrido e mi incammino tra i corridoi.

Più che un'illusione mi sembra un ricordo e forse ho anche capito di quale si tratta.

Cammino per il corridoio e oltre a numerose grida di terrore e dolore si sente solo il ticchettio delle mie scarpe sul pavimento in roccia calcarea e ossidiana.

"Forza ragazzi, fate i bravi. Oggi non ne ho voglia"

Mi volto e una Cassandra più giovane e dura mi attraversa come se on fossi composta di altroché di aria. Lei si lamenta, guarda dentro qualche cella e da qualche colpo alle mani dei prigionieri.

Quel giorno non ero riuscita a ricaricare le batterie ed ero più infastidita del solito. Odiavo girarmi e rigirarmi nel letto senza tregua, tormentata da orribili e sanguinosi incubi, da dolorosissime fitte alla pancia e alla testa. Perciò quando mi sono svegliata ero piuttosto ben disposta a torturare, squartare e dissezionare anime.

"Sei tu." dice Kael affiancandomi.

"Sì e ancora non hai visto nulla"

Camminiamo fino alla camera delle torture ed entriamo, io pronta a pentirmi di quello che l'angelo vedrà fra poco. La me del passato alza lo sguardo e trova una bellissima ragazza seduta sulla sedia elettrica. Non era legata e non era di certo terrorizzata di trovarsi me davanti, anzi, sorrideva spensierata ed era come se sapesse già come sarebbero andate a finire le cose tra di noi.

"Chi sei tu?" chiedo incuriosita da lei e dal suo atteggiamento.

Si alza in piedi e si attorciglia una ciocca di capelli sul dito con fare disinvolto, inclina la testa di lato e mi guarda come se fossi un topolino e lei l'aquila pronta a divorarmi in un solo boccone. Chiunque altro dotato di buon senso se ne sarebbe andato, nessuno che si trova all'inferno e sorride in quel modo, così disinvolto, è sano di mente, però lei aveva qualcosa negli occhi che mi attirava e nonostante sapessi di dovermene andare restai lì.

"Alastor e tu sei la grande Cassandra di cui Lucifero parla sempre?"

"Va a leccare il culo a qualcun altro. Dovrei lavorare" le mostro un pugnale e lei sorride soddisfatta.

"Che ne dici se oggi lavoriamo insieme? Ho un po' di tempo libero." risponde prendendo il coltello e puntandomi la lama contro il collo.

La guardai per almeno due minuti consecutivi e rimasi affascinata di come il colore fosse un misto tra azzurro e grigio chiaro, i suoi capelli invece sembravano morbidi come la seta.

"Esci da qui" ringhiai nonostante la sua presenza mi calmasse. L'intera stanza iniziò a tremare e la luce sembrava quasi essere assorbita dal mio corpo che, al contrario, brillava più luminoso e intenso del sole.

"Che stai facendo?" domanda Kael mettendomi una mano sulla spalla. Ma sono fin troppo presa dal fissare me stessa diventare sempre più accecante per ascoltare quello che mi dice e dargli una risposta.

Le figure iniziano a vibrare e a sfocarsi a tal punto da far collassare il ricordo su se stesso e catapultare me e il mio istruttore in uno spazio buio.

Piano piano il buio si attenua e delle figure si materializzano davanti a noi come uscire dal pennello di un pittore.

Non pensavo che il mio cervello mi avrebbe portata in un luogo che avevo seppellito così attentamente nella mia mente da essere mene quasi dimenticata, purtroppo mi sono sbagliata.

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora