24. Una tazza di té

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Continua a ridacchiare e poi smette tutto d'un tratto.

"Che c'è?" chiedo.

"Stavo pensando, non è che ti va una tazza di té?"

Mi spunta un sorriso sollevato sul viso. Per un momento pensavo di aver fatto qualcosa di sbagliato, di nuovo.

"Sì" rispondo incerta e fianco a fianco usciamo dalla palestra per andare verso la caffetteria.

Rimango ammaliata dai colori dei dipinti sul soffitto come se fosse la prima volta che li vedessi. Credo che una cosa che non smetterà mai di sorprendermi sia la bellezza e la precisione dei dettagli.

La caffetteria è un semplice bancone in mezzo a un corridoio largo dove dietro, attaccate al muro, ci sono tutte le macchine per fare il caffè e le granite. Sotto il bancone ci sono degli sgabelli e Ryder me ne avvicina uno e aspetta che mi sia seduta prima di fare altrettanto.

"Fabian, facci due té per favore. Uno con miele e zucchero, portaci anche dei biscotti al cioccolato se non ti dispiace" ordina Ryder al barista che gli sorride e si gira per preparare ciocche gli è stato chiesto.

"Non è tanto male" dico cercando di rompere il silenzio che si è instaurato tra di noi.

Con Kael anche quando stavamo zitti era come se stessimo avendo lunghe e piacevoli conversazioni, bastavano degli sguardi per dirci tutto.

"Cosa?" chiede con un sorriso dolce e sincero.

"Allenarmi con te non è come avevo pensato. Credevo che senza Kael non ce l'avrei fatta" borbotto. "Patetico, vero?"

"Non sei patetica, forse un po' melodrammatica ma patetica no"

"Io sono la regina del melodramma" ridacchio.

"L'ho notato" si massaggia la fronte cercando di nascondere un sorriso e poi ringrazia il barista che ci ha appena portato il té. "Comunque non ti ho più vista fuori"

Ci metto qualche secondo a capire che parla del nostro incontro fuori dalle mura e sorrido nel ripensarci. "Non ne ho avuto il tempo, recentemente sono stata male"

"Oh scusa, non mi ricordavo..."

Gli leggo negli occhi il dispiacere di aver tirato fuori l'attacco dei demoni all'accademia, così dico:

"Tranquillo, non è un dramma parlarne. Chiedi tutto quello che vuoi"

"Non voglio farmi gli affari tuoi"

Certo che se non volevi farti gli affari miei potevi anche stare zitto...

"però non capisco perché hai salvato Kael."

"Immaginavo l'avresti chiesto" dico e fisso lo sguardo sul mio té.
Il vapore mi finisce negli occhi e sono costretta a chiuderli pur di non guardare Ryder negli occhi. "Che altro avrei dovuto fare? Non potevo lasciarlo morire così, tra le mie braccia..."

Ricordare il suo sangue sparso che inzuppava i miei vestiti e l'erba del prato fa più male di come è stato la prima volta.

"Prima ti avrei risposto che è stato perché mi sentivo in dovere di aiutarlo ma adesso..." scuoto la testa e con uno schiocco di dita trasformo il mio té in whiskey che, per la cronaca, manco mi piace.

Il fatto è che quell'odore mi ricorda Kael e per quanto questo possa sembrare patetico mi aiuta a non pensare al fatto che io l'abbia fatto scappare.

"Ora capisco" dice e ridacchia anche se in modo malinconico.

"Che cosa?"

"Te lo volevo chiedere già dal giorno in cui ti ho incontrata fuori dall'accademia ma ho aspettato perché pensavo di sbagliarmi. Ho visto come tu e Kael vi guardavate e pensavo ci fosse qualche mistero sotto, qualcosa che voi due stavate nascondendo"

"E adesso sai cos'è..." arrivo alla conclusione prima ancora che sia lui a dirmelo.

La lite in biblioteca, la lite fuori nel giardino la notte in cui me ne sono andata, il fatto che l'ho salvato, tutto il tempo che passavamo assieme. Forse non gli unici che non hanno visto cosa c'era tra di noi erano proprio i diretti interessati.

"Non denuncerò né te né Kael al Congresso se farai ciò che ti chiedo" dice con aria minacciosa facendo sparire tutta la dolcezza che lo caratterizza.

"Non mi piace essere minacciata" ringhio arrabbiandomi.

"Non hai capito! L'unica cosa che ti chiedo di fare e allontanarti da lui, per il tuo bene. L'unica cosa che potrai ottenere è il cuore spezzato" so passa una mano tra i capelli imbarazzato e mi si distendono i nervi capendo che non c'è motivo di allarmarsi.

"Per spezzarsi dovrei prima avere un cuore..." borbotto.

"Puoi anche smettere di fare la dura, te lo si legge negli occhi che ci tieni a lui."

"Il problema è che non ci tengo abbastanza."

Se ci avessi tenuto non gli avrei fatto quella proposta che l'ha costretto ad allontanarsi da me. Quello che gli chiedevo di accettare l'avrebbe distrutto.
Chi mai avrebbe la bella idea di chiedere a un angelo di fare la puttana di un demone?
Io, io ho avuto questa magnifica idea.

"Ha chiesto a me di allenarti per questo? Non volevate destare troppi sospetti e..."

Freno le sue teorie complottistiche scuotendo la mano.

"No, non ci sei nemmeno vicino. Mi stai allenando tu perché sono una cretina che non capisce quando fermarsi. Kael aveva ragione a smettere di allenarmi e ha fatto ciò che io non ho avuto il coraggio di fare"

"Sarebbe a dire?"

"Lasciare andare"

Mi sono aggrappata così forte alla convinzione che Lucifero fosse l'unica famiglia che avevo e per anni ho vissuto nel terrore di andarmene da quel posto. Ho stretto a me Kael e come sempre ho soffocato tutto ciò che c'era di buono in lui e l'ho quasi convinto a lasciare la strada della luce per cosa? Il mio piacere personale? La lussuria?

Sono un'idiota e solo adesso capisco che tutto ciò che volevo da principio era sbagliato. Non sarei mai dovuta scappare dall'inferno.

"Dovremmo smetterla di parlare di me e Kael" sospiro e mi sostengo il mento con la mano.

"Di cosa vuoi parlare allora?"

"Più che parlare preferirei allenarmi e ti giuro che questa volta farò come dici tu" sorrido e lui ricambia alzandosi dalla sedia e tendendomi una mano mi fa segno di seguirlo.

"Sei sicura che non farai storie?"

"Te lo giuro sui Vangeli" dico e mi si stringe il cuore quando mi rendo conto di aver citato Kael senza nemmeno accorgermene.

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora