7. Che cosa ho fatto

2.3K 141 4
                                    

Appena il portone si chiude alle mie spalle mi rendo conto della presenza di altre persone nella stanza. I presenti mi guardano come se fossi quello che bramano di più al mondo, come se fossero leoni e io la gazzella che vogliono sbranare.
Sono in cinque e due di loro sono donne, tutti seduti su dei troni in legno massiccio intagliato, sembrano molto dei re e delle regine dei secoli passati.

"Cassandra, prendi posto" dice un uomo anziano, i lunghi capelli bianchi sono tutt'uno con la barba e se non sapessi che non esiste, giurerei sia Babbo Natale.

Mi accomodo in una delle sedie rosse e incrocio le braccia non sapendo cosa aspettarmi. Nel frattempo che Babbo Natale si siede io inizio ad assorbire quanta più energia possibile nella remota possibilità che vogliano uccidermi o intrappolarmi da qualche parte.

"Non credo tu sappia i nostri nomi. Io sono Ecate, dea della stregoneria" dice una delle donne alzandosi in piedi. Quello che mi colpisce di più non è il pomposo vestito nero o le spine che le spuntano dalla testa, sono gli occhi. Sono tutti neri, senza traccia di differenza tra la pupilla e l'iride. I capelli neri ondulati le arrivano fino al gomito e alcune ciocche le ricadono dolcemente sul viso.

"Io sono Odino, padre degli dei" dice Babbo Natale.

"Su grosso pallone gonfiato, lo sanno tutti che il padre degli dei è Zeus" sbotta Ecate lanciando un'occhiata al vecchio.

"Non incominciate, lo sappiamo tutti che c'è un unico Dio e che è Lucifero."
Solo adesso mi rendo conto della presenza di Magdalena. Oggi indossa un semplice vestito nero e i suoi occhiali da vista rossi, che si abbinano alla perfezione con i suoi capelli. Quel che so su di lei è che è un demone molto vecchio, forse ha mille anni e tra lei e il diavolo non corre buon sangue. Come biasimarlo, lei si porta a letto degli angeli e a quale pro? Non possono avere figli e in più non è ben visto da nessuno nella comunità soprannaturale. E se posso dire la mia, non so proprio cosa ci trovi negli angeli.
Il fatto è che lei non sa cosa sono ma lo capisco da come mi guarda, lei sente qualcosa.

"Permettetemi di dire che Lucifero non è un Dio" interviene Kael sedendosi affianco a me. Non mi ero nemmeno accorta della sua presenza.

"Ben arrivato fratello" dice un ragazzo biondo, dai riccioli perfetti e gli occhi intensi come zaffiri.

"Felice di vederti Gabriel" dice il mio allenatore inclinando il capo in segno di rispetto.

Non posso credere di avere difronte un dio nordico, un arcangelo, una dea greca e poi c'è un uomo che continua imperterrito a leggere un libro intitolato: Perdere il vizio, biografia di Artur Volkov.
Si accorge che li stavo fissando e alza lo sguardo su di me, mostrandomi i suoi occhi giallo brillante e sorride scoprendo le zanne. Bene, nel Congresso c'è anche un muta-forma a quanto pare.

In tutto questo il marchio sul polso non ha smesso un secondo di farmi male.

"Perché mi avete convocata?" chiedo schietta. Dopo dovrò chiedere spiegazioni a Kael, oppure è arrivato il momento di farmi degli amici che mi possano spiegare quello che non so, e che conoscano questo posto come le loro tasche.

"Perché vogliamo sapere" dice Odino congiungendo le mani e portandosele alle labbra come se stesse pregando.

"Sapere cosa?"

"Perché esisti. Hai detto di essere rimasta all'inferno da quando avevi quanto, sei anni? Quando i bambini muoiono vanno in paradiso e diventano angeli, nessuno così piccolo è mai finito tra le fiamme in tutta la storia" Magdalena mi fissa e per un momento cerca di entrare nei miei pensieri, quando non riesce a entrarmi nella mente serra le labbra e le riduce ad una riga molto simile a una ferita ancora aperta.

"Volete sapere che cosa ho fatto..." deduco dalle facce di tutti lì dentro. Mi volto verso Kael e rimango delusa nel constatare che anche lui non vede l'ora di sapere cosa ho fatto di tanto brutto per meritarmi il tormento eterno. "Lo dirò a una sola condizione" temporeggio nella speranza che mi venga qualcosa in mente.

"Faremo il possibile per esaudire la tua richiesta" dice Gabriel.

"Voglio essere trasferita nel dormitorio con i mezzi demoni. Solo perché ho le ali come un angelo non significa che sono come loro" lancio uno sguardo a Kael e lui si sforza di rimanere impassibile.

"Non credo sia una buona idea..." dice.

"Non sei tu a dover decidere per me. Te ne rendi conto, vero?" sbotto.
L'angelo tace e io inizio il mio racconto. "Ci sono tanti gironi all'inferno e non solo sette come nella Divina Commedia. Ce n'è uno in particolare in cui il diavolo passa molto tempo ed è li che sono finita"

"Cassandra, non girarci intorno. Che cosa hai fatto!" insiste Magdalena impaziente.

Le lancio uno sguardo truce e poi continuo la mia storia. "Una notte non riuscivo a dormire, mio fratellino di cinque mesi piangeva nella sua culla, mio padre russava e mia madre dormiva tranquillamente. Andai in camera di mio fratello e cercai di farlo smettere di piangere, poi andai in bagno e aprii l'acqua per riempire la vasca. Il suo pianto mi faceva impazzire e avevo sempre odiato quel bambino, non riuscivo a capire perché una cosa così piccola potesse occupare così tanto tempo nella vita dei miei genitori. Ero invidiosa e trascurata e appena l'acqua arrivò al bordo e iniziò a gocciolare sul pavimento lo gettai dentro e guardai con un sorriso le bolle d'aria che salivano in superficie."
Durante il racconto tutti rimangono in religioso silenzio, quasi ipnotizzati dalla narrazione, continuo cercando di soffocare un sorriso soddisfatto. "Quando smise finalmente di muoversi andai in camera dei miei genitori e li guardai dormire per quelle che sembrarono delle ore. Andai in cucina e presi dei fiammiferi e una bottiglia di whiskey, mio padre beveva almeno due bicchieri ogni sera e dopo iniziava a sgridarmi perché avevo lasciato Danny da solo o perché non avevo riordinato la mia camera. Tutto girava in torno a quel bambino, io ero solo lo scarto, così mi sbarazzai di loro prima che potessero sbarazzarsi di me. Iniziai a versare il contenuto della bottiglia sulle lenzuola e sul pavimento. Potete immaginare il resto, tutta la casa andò a fuoco e non riuscii ad uscire prima che le fiamme divorassero anche me."

Nessuno nella stanza osa aprire bocca, nemmeno Magdalena si aspettava una cosa del genere e nemmeno io! Sono sorpresa di quanto la mia fantasia abbia lavorato in fretta, però che mi aspettavo? Ho passato quasi tutta la mia vita all'inferno a torturare anime, sono cresciuta con le grida e i lamenti degli uomini e delle donne a cui facevo patire indicibili pene. Il diavolo mi ha istruita per mentire e uccidere, mi ha dato tutto ciò che mi serve per rimanere in vita.

Alzo le sopracciglia e sorrido, poi dico guardando il demone dritto negli occhi vitrei: "E adesso posso avere la mia nuova stanza?"

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora