3. Tortura o verrai torturata

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Su un tavolo in legno, usurato dai millenni di utilizzo e sporco di sangue secco, giace una bambina di sei anni incatenata con le braccia e le gambe a stella.

Sembra quasi poetico come ricordi l'uomo vitruviano quando in realtà l'unica arte che viene esercitata è quella della tortura.

"Stai ferma!" ringhia un demone con grandi corna appuntite e ricurve l'una verso l'altra.

"Lasciatemi andare" implora e piange la bambina che non indossa nient'altro che la biancheria intima.

Il suo corpo è segnato da lividi e tagli, molti dei quali talmente freschi che continuano a far colare rivoli di sangue sulla sua pelle candida macchiandola di rosso.

Grida disperata quando il demone con un sorriso sardonico tira fuori un pugnale a lama sottile.

Sicuramente l'essere infernale si divertiva più di me a quel tempo. Torturare anime innocenti è come la droga: ti fa sentire bene, leggero, ne diventi dipendente.

"Sai come farmi smettere, di solo una parola e io mi fermerò" disse il demone iniziando a incidere piccole lettere sul torace della bambina.

"Basta ti prego!"

"Anche questa sei tu, non è così?" chiede l'angelo palesemente impressionato.

"Vorrei poterti dire di no senza mentire" sospiro e con un gesto della mano mando avanti le torture saltando ore e ore di fiele se atroci a cui ogni giorno sottoponevano il mio corpo è la mia mente.

"La cosa più difficile non era sopportare il dolore, è ciò che viene dopo. Dopo un po' tutto sparisce e rimani solo con il corpo stremato e la mente svuotata da tutto ciò che ti rende te. Il peggio è renderti conto che forse te lo sei meritato e quando le torture rincominciano alla fine hai tre opzioni: ti ci abitui e subisci in silenzio; ti ribelli e soffri o ti alzi una mattina e non sei più disposta a soffrire"

"Cos'hai scelto?" chiede l'angelo titubante.

È meglio sapere o fare finta di niente, ignorare la domanda e non chiedere una risposta.

Lui ha fatto una scelta, io non ho mai avuto il coraggio di farlo con Lucifero.

Perché io? Perché non qualcun altro?

"Ho deciso che ero stanca. Non ne potevo più, ero solo una bambina che è stata forzata a fare cose tremende. Forse mi sono meritata l'inferno o forse no, non spetta a me giudicare"

"Qualcuno l'ha fatto o non saresti finita qui sotto"

"Anche tu hai le tue buone ragioni angelo"

Lucifero compare imponente e bello come il marmo, forte come un diamante e velenoso come un serpente al fianco del demone che mi torturava.

"Hai deciso cosa fare?"

"Sì, Lucifero" sussurro stremata e ridotta a brandelli.

"Rivolgiti a me come ti ho insegnato o verrai punita Cassandra" ringhia il diavolo con severità.

"Mi dispiace padre, ho preso una decisione" il demone che prima tanto bramava il mio sangue sul suo coltello e sui suoi artiglia adesso mi libera polsi e caviglie dalle cinghie.

La mini me si solleva dolorante e con la carne che gronda di sangue, scende dal tavolo delle torture e con sguardo fiero guarda Lucifero negli occhi.

Quello sguardo è ciò che più mi fa paura. Penso sia l'esatto momento in cui ho perso la mia umanità per diventare il mostro che mio padre ha sempre voluto.

"Che ne sarebbe stato di me se non avessi accettato?" chiedo a voce alta.

"Quanti?" chiede Kael.

"Cosa?" mi giro verso di lui e vedo qualcosa brillare tra il verde dei suoi occhi e il nero che si espande.

"Quanti innocenti hai torturato da quando hai accettato?"

"È passato troppo tempo per ricordare le anime che ho torturato ma nessuno finisce all'inferno ed è innocente. Se sono finiti qui c'è un motivo e oltretutto non sta a me giudicare l'innocenza o la colpevolezza delle persone, quello è il compito del tuo Dio" ribatto e mi allontano da quella scena.

Sono piuttosto stanca di viaggiare nel passato, anche se c'è un'ultima cosa che vorrei mostrargli.

"Seguimi angelo, non abbiamo finito qui"

Davanti a noi si estende un lungo corridoio buio. Le pareti sono tappezzate di foto in cui mi si vede crescere e ci sono tutti i momenti più salienti della mia vita.
La mia prima tortura, la prima volta che ho spiegato le ali, il mio primo incantesimo.
Ciò che mi attira maggiormente è una foto in cui sono distesa sulla terra brulla sulla riva di un fiume dall'acqua torbida.

"Da questa parte" dico toccando la foto e venendo catapultata su quella stessa riva.

Il tanfo è ripugnante a tal punto che ogni respiro è una tortura.
Mi volto per controllare che l'angelo stia bene ma rimango sorpresa nel vederlo in terra mentre tossisce così forte da farmi pensare che sputerà fuori tutte le budella.

Siamo nel bel mezzo di un prato dall'erba secca e grigia, calpestata negli anni da migliaia e migliaia di anime sconsolate. I lamenti di quelle che un tempo erano persone sono come un richiamo per quella che ero quando ancora ero rinchiusa tra i gironi dell'inferno senza la possibilità di fuga.

"Benvenuto in Purgatorio! C'è un ultima cosa che ti farà capire cosa ho passato" sorrido e mi dirigo verso l'unico albero che sorge in questa landa desolata.

La maestosa quercia è morta da tanto tempo, è marcita dall'interno.

"Alastor smettila!" piagnucola una bambina spuntando da dietro il tronco.

"Che c'è Cassandra? Sei troppo debole per fare un semplice incantesimo?"

La piccola Cass mette le mani sul legno ruvido e concentra tutta la sua magia per farlo tornare in vita.

"Ero talmente sfinita che pensavo sarei morta." ridacchio.

Prima ero terrorizzata dalla morte fino a quando non iniziai a sperare che mi prendesse prima che arrivasse il mio tempo. Solo dopo ho capito che nemmeno il buio eterno mi avrebbe salvata dal mio destino.

L'intera illusione tremola così potentemente che penso stia per collassare su di noi.

Riesci a farci tornare alla realtà?" chiede Kael allontanandosi di qualche centimetro da me.

"Questa magia è strana, non riesco a incanalarla senza esagerare. Non riesco a trovare un equilibrio" sbotto.

Non sono davvero in purgatorio, sono all'accademia che continuo ad assorbire quanta più magia possibile. Se fossi nei regni infernali riuscirei a controllarmi, quella magia è oscura e mi appartiene mentre questa deriva dalla natura.

Quando ne sono stracolma la lascio uscire con un botto e mi ritrovo sbalzata contro la parete della palestra.
Mi si mozza il respiro per il dolore è tutto d'un tratto la stanza svanisce è il buio mi avvolge.

The Heir: Queen of HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora