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Il primo pensiero di Jimin, la mattina dopo, fu nuovamente il ragazzo dai capelli verdi.
Non se ne stupì nemmeno, dato che lo aveva tormentato anche durante la notte.
Aveva fatto uno strano sogno, in cui finalmente riusciva a raggiungere il misterioso ragazzo, e lo convinceva a scoprirsi il volto. Solo che, proprio quando si stava per levare la mascherina, era stato svegliato bruscamente dalla sveglia.

Si alzò dal letto, sentendo immediatamente un'ondata di mal di testa investirlo.
Era minore rispetto a quella della sera prima, ma decise comunque di farsi una doccia veloce, in modo da, magari, rilassarsi e quindi mandare via tutto ciò che gli tormentava la mente.

In qualche modo trovava buffo come i propri pensieri non lo lasciassero mai solo, nemmeno per un momento.
Quasi gli piaceva l'evolversi di essi, come potessero prendere un'altra piega in solo qualche istante.

Ad esempio, dopo averci rimuginato così tanto, i pensieri e i dubbi riguardanti quel ragazzo così misterioso avevano finalmente deciso di condurlo ad un'altra soluzione.
Hoseok lo aveva visto.
Sapeva che fosse reale, e che probabilmente non fosse Yoongi.
Che bisogno c'era di scoprire la sua identità?
Assolutamente nessuno.
Lui non stava diventando pazzo, perché quel ragazzo esisteva.
Doveva semplicemente lasciar perdere, perché era solo uno studente come un altro, forse più timido degli altri, a giudicare dalla mascherina sempre presente sul suo volto.

A Jimin non serviva sapere chi fosse, avrebbe proseguito con la sua vita.

***

Jimin si sentì molto fiero di se stesso quando, quella stessa mattina, camminò per i corridoi in modo calmo, senza preoccuparsi del ragazzo dai capelli verdi.

Non si guardò intorno per cercarlo, non tenne d'occhio chiunque gli passasse accanto per assicurarsi che non fosse lui.
Semplicemente camminò, senza badare al resto.

Il difficile arrivò quando, svoltando un angolo, lo vide attraversare il corridoio con alcuni libri in mano, la solita mascherina in dosso.

Jimin deglutì vistosamente, sforzandosi di non fare nulla per dare nell'occhio.
Sfortunatamente per raggiungere la sua classe doveva passare proprio accanto al ragazzo, così si fece forza e, a passo spedito, si diresse verso di lui.
L'altro lo adocchiò subito, e incrociando il suo sguardo Jimin poté vedere una scintilla di panico nei suoi occhi scuri.
Forse aveva paura che avrebbe di nuovo preso ad inseguirlo.
Ma l'argentato non lo fece, passò avanti, ma non gli sfuggì l'occhiata sorpresa dello sconosciuto.

Jimin sorrise a se stesso: ce l'aveva fatta.
Finalmente era riuscito a portare a termine uno degli obbiettivi che si era imposto.

E chiunque fosse quel ragazzo, per lui non avrebbe più avrebbe più rappresentato un problema.

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