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Al telefono, Taehyung si vide costretto a ripetere la stessa cosa per la terza volta, dato che il suo interlocutore non si decideva a dargli ascolto.
"Hyung, ti ripeto che mi ignora completamente. Ci ho provato in tutti i modi, ma si rifiuta di alzarsi o di spiegarmi cosa ci sia che non va".

Era da quella mattina che provava a convincere Jimin, sepolto sotto ad una marea di coperte, a scendere dal letto.
Inoltre era già maggio inoltrato, e Taehyung sospettava che se fosse rimasto lì sotto ancora un altro po' sarebbe letteralmente morto di caldo.

Quando erano tornati dalla festa di Changgu, quella notte, era rimasto a dormire da Jungkook, in modo da non disturbare il sonno dell'argentato.
Ma la mattina seguente, Jimin non ne aveva voluto sapere niente di alzarsi.

Jin aveva telefonato per sapere come stesse, dato che il giorno prima aveva la febbre, e da allora Taehyung non aveva smesso un attimo di parlare con lui.

"Ma hai provato a tirare via le coperte?" chiese nuovamente il maggiore, volendo capire che cosa fosse successo all'argentato.
"Si, hyung, ci ho provato, ma non le lascia andare per un secondo. Non mi rivolge nemmeno la parola, l'unica cosa che ha detto è stata 'lasciami morire in pace'. Inizio a preoccuparmi" spiegò Taehyung, passandosi esasperato una mano sulla fronte.
Aveva paura che fosse successo qualcosa di brutto.

"Ma adesso dove sei?" domandò ancora Seokjin, all'altro capo del telefono.
"Sono qui con lui, tanto non sono convinto che mi ascolti. E anche se mi ascoltasse e avesse qualcosa da ridire stare contento di sentirlo parlare, così capirei se è soffocato o meno sotto quella mole di coperte" rispose il biondo, sedendosi ai piedi del letto di Jimin e giocherellando distrattamente con l'orlo della coperta.
"Tu hai idea di cosa possa essere successo?"
"No, per niente, ma a questo punto tanto vale aspettare che esca dal suo nascondiglio in cerca di aria non viziata e che me lo dica lui" sentenziò Taehyung.

Mentre parlava, qualcuno bussò alla porta, così si alzò dal letto per andare ad aprire, ascoltando Jin che provava a fare delle ipotesi: "Potrebbe non essere qualcosa di grave, magari ha solo visto un film molto triste ed è rimasto estremamente toccato".
Il minore rise, mentre afferrava la maniglia e apriva distrattamente la porta:" Oddio, non farmi ripensare a quella volta con Hoseok hyung".

Lanciò un'occhiata di sfuggita alle scarpe della persona che aveva bussato alla porta.
Non aveva ancora visto chi fosse.
Ma non gli pareva che quelle scarpe appartenessero a qualcuno dei suoi amici.
Risalì con lo sguardo dai piedi fino al volto di quella persona, sgranando gli occhi incredulo quando riconobbe chi fosse.

"Già, è stato proprio esilarante, anche se devo ammettere che Jimin non mi sembra il tipo. Allora cosa credi che sia?" rise a sua volta Jin, al telefono.
"Taehyung?"
"Taehyung, sei ancora lì?"
"Ehi, sto parlando con te!"

"Scusa hyung, ti richiamo più tardi" Taehyung chiuse in fretta la chiamata, senza dare all'altro il tempo di replicare, e mise il telefono in tasca.

Non staccò per un attimo lo sguardo dal ragazzo davanti a lui, forse credendolo un'allucinazione.
Uscì dalla stanza, chiudendosi piano la porta alle spalle, in modo da non disturbare Jimin.

"Yoongi hyung, che ci fai qui?"


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perdonatemi è cortissimo, se riesco aggiorno anche stasera

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