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"...Yoongi?" Jimin esclamò incredulo, sbattendo le palpebre molteplici volte per assicurarsi di non essere nel bel mezzo di un sogno.
Ma il ragazzo non diede segno di averlo riconosciuto, semplicemente sollevò un sopracciglio con aria perplessa, prima di dare di nuovo le spalle all'argentato e di andare via.

Jimin rimase immobile in mezzo al corridoio, tra le occhiatacce degli altri studenti che lo guardavano male perché stava bloccando il passaggio.
Quando però si accorse che il ragazzo stava ormai per svoltare l'angolo del corridoio, decise che sarebbe dovuto corrergli dietro.

"Ehi! Aspetta!" iniziò ad inseguirlo, spintonando in malo modo le altre persone.
Non poteva lasciarselo scappare.
Era così simile a Yoongi, e se non fosse stato per la reazione stranita del ragazzo avrebbe dato per scontato che fosse lui.

Svoltò anche lui l'angolo, ma rimase interdetto quando vide il corridoio completamente vuoto.
Si girò a destra e a sinistra, per controllare che il ragazzo non fosse appiattito al muro nel tentativo di non farsi vedere, ma nulla.
Guardò anche il soffitto, nel caso in cui l'altro fosse una spia sotto copertura e che quindi si fosse appeso a qualche lampadario.
Ma ovviamente non era così.

Intorno a lui c'erano solo l'ufficio del preside, la segreteria ed alcune aule.
Le controllò.
Vuote.

E di certo non poteva entrare nell'ufficio del preside dicendo:" Mi scusi, dovrei controllare sotto la sua scrivania o dietro le tende perché sto cercando quello che potrebbe essere o non essere il mio ex, posso?"
No, probabilmente lo avrebbe spedito dallo psicologo che avevano lì in università.

Con un'ultima occhiata al corridoio deserto, sospirò.
Ma non se lo era immaginato, giusto?
Non aveva pensato a Yoongi tanto da avere un'allucinazione, no?
Ci sperava, o avrebbe potuto dire addio alla sua sanità mentale.

Poco prima di voltarsi per andarsene, però, sentì un braccio avvolgersi attorno alle sue spalle.
Spalancò gli occhi spaventato, dovendo trattenersi per non urlare.
Velocemente portò lo sguardo sulla persona accanto a sé, rilassandosi non appena lo ebbe visto in faccia.
Era il suo ragazzo.

"È tutto a posto? Sei così pallido. Sembra che tu abbia appena visto un fantasma" esclamò il castano, sorridendo al minore.
"È perché mi hai spaventato, Jinyoung. Sai che odio quando arrivi così di soppiatto" disse Jimin con tono di rimprovero, pur avendo un lieve sorriso in volto.
"Hai ragione, scusami, ma ti ho visto qui, solo, e non ho saputo resistere".
Il maggiore gli pizzicò una guancia, facendolo sorridere divertito:" Per questa volta chiuderò un occhio, ritieniti fortunato".

Si incamminarono verso le rispettive aule, Jinyoung che ancora circondava le spalle di Jimin con il braccio.

"Senti ma... Che ci facevi in quel corridoio? Non prendi mai quella strada per arrivare in classe" domandò casualmente il maggiore, una volta arrivati davanti all'aula in cui Jimin avrebbe avuto lezione.
Ancora non era suonata la campanella, ciò significava che avevano un altro po' di tempo per parlare.
"Stavo cercando qualcuno" rispose l'argentato scrollando le spalle, non volendo dare troppa importanza alla cosa.

Già non era bello dire al proprio ragazzo di aver avuto una probabile allucinazione e quindi di stare impazzendo, figuriamoci poi se l'allucinazione in questione riguardava il proprio ex.
Per questo sperò che il castano non chiedesse oltre.
Ma Jinyoung era una delle persone più curiose che Jimin avesse mai conosciuto, infatti non si fece bastare quella semplice risposta:" Chi cercavi? Lì non c'era nessuno".
"Nessuno di importante, devo essermi sbagliato" disse velocemente, liquidando il discorso con un gesto della mano.

Jinyoung non sembrava convinto, però.
Stava con Jimin solo da un paio di mesi, era risaputo nella loro università quanto all'argentato non piacesse stare per troppo tempo con la stessa persona, e lui poteva ritenersi uno dei più fortunati, ad essere stato con lui per oltre un mese.
Quel tempo in cui era stato con lui lo aveva aiutato ad imparare a riconoscere alcuni dei suoi comportamenti, ed era certo che quando iniziava a parlare velocemente aveva qualcosa da nascondere.
Certo, non volevo dubitare di lui, ma di solito era così.

"Ne sei sicuro? Non devi dirmi nient'altro?"
Jimin annuì con forza:" Ne sono sicuro, non c'è altro".
Vedendo come il maggiore avesse assottigliato lo sguardo con sospetto, però, decise di cambiare argomento:" Hai da fare oggi pomeriggio?"
Jinyoung parve dimenticarsi della questione precedente e disse con tono spiacente:" A dire il vero si... Ti avevo detto che oggi sarebbe arrivato il mio nuovo compagno di stanza, no?"
L'altro annuì in assenso.
"Ecco, il preside mi ha detto di fargli fare il giro della scuola. Ma appena finisco ti chiamo, d'accordo?" e terminò con un sorriso, arruffando i capelli del minore.
"Va bene..." mormorò Jimin con un leggero broncio, all'idea di dover passare la giornata in cui avrebbe avuto più bisogno di distrazioni senza nessuno.

Jinyoung si accorse dell'umore del più piccolo e ridacchiò appena:" Non essere triste, cercherò di fare il prima possibile e poi potremo fare ciò che vuoi. Ora vado, prima di arrivare in ritardo".
Stampò un bacio sulle labbra di Jimin, per poi sorridergli un'ultima volta e andarsene.

Mentre entrava in classe, Jimin pensò a come fosse possibile che una persona dolce come Jinyoung potesse far parte dei ragazzi che lo avevano indotto a fumare quella canna, anni prima.

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