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La situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano.

Era passata quasi una settimana da quando Jimin e il ragazzo dai capelli verdi si erano incontrati tre volte nello stesso giorno.
O meglio, da quando il ragazzo dai capelli verdi aveva deciso di diventare inquietante e di pedinarlo e fissarlo da lontano tre volte in un giorno solo.

Ma dopo aver passato la serata con Jinyoung, Jimin si era calmato.
Probabilmente aveva pensato troppo negli ultimi giorni, e davvero si era solo immaginato tutto, a parte quello scambio di sguardi che avevano notato anche Namjoon e Taehyung.

Avrebbe davvero voluto credere a quella versione della storia, anche se avrebbe significato che stesse definitivamente uscendo di testa.

E invece non era così, perché dopo tutto quel tempo, continuava ad avere incontri simili con quel ragazzo.
Era ovunque.
In qualunque luogo si spostasse, c'era anche lui, con la solita espressione vuota, la mascherina e il cappuccio o un cappello calato sul volto.

Se Jimin andava in bagno, poteva star sicuro che l'altro sarebbe arrivato poco dopo di lui.
Se era in caffetteria, quasi sicuramente l'altro ragazzo sarebbe stato a qualche tavolo poco distante con lo sguardo fisso su di lui, o direttamente appostato vicino alla porta.
Se parlava in corridoio con i suoi amici, il ragazzo con la mascherina camminava casualmente lì intorno, ma l'argentato sapeva che fosse lì per lui.

Jimin aveva pensato che volesse dirgli qualcosa, dato che sembrava seguirlo dappertutto.
Aveva provato ad avvicinarsi a lui, quindi, ma l'altro aveva allargato di poco gli occhi e se n'era andato.

Sembrava innocuo, certo, ma ormai quella storia a Jimin stava mettendo paura.
Era il momento di parlarne con qualcuno.

Così si diresse verso camera sua, dove probabilmente avrebbe trovato Taehyung.
"Taehyung, ho un problema!" esordì entrando in stanza, senza nemmeno controllare chi ci fosse.
In un primo momento aveva avuto paura di trovarsi davanti proprio il suo principale problema, ma ancora a presentarsi in camera sua non ci era arrivato, e sperava che non lo avrebbe fatto mai.

Fortunatamente, in stanza c'era solo Taehyung, con Jungkook.

"Ehi Chim, che problema c'è?" domandò il biondo, con un braccio sulle spalle del suo ragazzo, mentre questo gli faceva un cenno di saluto con la mano.
Erano sul letto di Taehyung e, fortunatamente per gli occhi di Jimin, erano vestiti e non sembrava averli interrotti nel mezzo di qualcos'altro.

In primo luogo non avrebbe voluto parlarne anche con qualcun altro, ma che male ci sarebbe stato?
Avere altri pareri non gli avrebbe fatto male.

Prese la sedia dalla scrivania e si sedette di fronte agli altri due, che lo osservarono con sguardo curioso.
"Tae, ti ricordi di quel ragazzo della settimana scorsa, alla caffetteria?"
Il biondo parve pensarci un po' su, inclinando leggermente la testa da un lato, ma poi il suo volto si illuminò:" Si! Quello inquietante che ti fissava dal bagno, no?"
Jimin annuì, ma prima che potesse parlare Jungkook lo interruppe, con faccia perplessa:" Ti fissava dal bagno? E chi è? Uno stalker o un maniaco?"

L'argentato rise leggermente:" Non credo sia qualcosa del genere".
"Bhè, a me una persona simile non può altro che sembrare un maniaco" ribatté il più piccolo.
"Sono d'accordo" disse Taehyung, ma Jimin non se ne stupì. Non ricordava una sola volta, in quei due anni, in cui quei due non fossero stati d'accordo su qualcosa.

"Vabbè, qualsiasi cosa sia il problema riguarda lui" mise in chiaro, tornando all'argomento principale.
I due più piccoli si allarmarono leggermente.
"Ti ha fatto qualcosa di male?" chiese immediatamente il biondo.

Jimin scosse la testa:" No, tranquillo. Il fatto è che.. Mi segue ovunque. Non so se ci avete fatto caso, ma anche quando sono insieme a uno di voi, o agli altri, c'è sempre lui che cammina lì in giro. È come se non mi perdesse mai di vista, e nonostante non faccia niente a parte fissarmi, sta diventando inquietante".
Si passò una mano tra i capelli, esasperato dalla situazione.

"E poi dicevi che non è un maniaco..." borbottò Jungkook.
E a quel punto, Jimin non poté fare altro che dargli ragione:" Forse è davvero così..."
"Ma hai pensato che forse vuole solo parlare con te?" domandò Taehyung, corrucciato.
L'altro annuì affranto:" Si che ci ho pensato, e ho anche provato ad avvicinarmi, ma se n'è andato".

A quelle parole, Jungkook si alzò dal letto con fare guardingo, mentre gli altri due lo guardavano perplessi, e con passo felpato si diresse verso la porta, per poi aprirla di scatto.
"Ah-ah!" urlò. Poi si sporse fuori dalla stanza, controllando il corridoio, e constatando che fosse vuoto tornò dentro.

"Cos'era quello?" chiese Taehyung, divertito.
Il minore scrollò le spalle:" Volevo vedere se stesse origliando, ma per fortuna non c'era nessuno".
"Bhè, anche se ancora non è arrivato al punto di fare lo stalker vero e proprio, è comunque inquietante" si lamentò Jimin, incrociando le braccia e mettendo su un adorabile broncio, e il biondo non resistette a strizzargli le guance. " Ohhh, Chimchim, non fare così. Probabilmente è davvero qualcuno che vuole conoscerti, ma forse è troppo timido. Insomma, l'ultima volta che l'ho visto aveva quella mascherina e il cappuccio sulla testa" disse, con le mani ancora sul volto del maggiore.
"Wow, allora è davvero, davvero timido" constatò Jungkook. Poi continuò:" Senti, magari è uno dei tanti che provano ad attirare la tua attenzione perché gli piaci. Ricordi cosa fece Jinyoung per parlare con te?"

L'argentato si levò di dosso le mani di Taehyung, e sorrise al ricordo, ormai risalente a quasi tre mesi prima.

Jimin sentì il proprio stomaco brontolare per la fame.
Si trovava alla caffetteria da oltre dieci minuti, e ancora nessuno si era presentato a prendere il suo ordine.

Sbuffò scocciato.
Quel giorno nemmeno aveva fatto colazione, e di conseguenza stava morendo di fame.

La caffetteria era strapiena, ma gli sembrava che tutti stessero felicemente mangiando, tranne lui.

All'ennesimo brontolio del suo stomaco, però, un ragazzo si piazzò davanti al suo tavolo, sorridendo ampiamente.
"Che cosa ti porto?" aveva chiesto, mentre Jimin lo guardava dal basso verso l'altro.
Non sembrava un cameriere, non aveva nemmeno il cartellino con il nome, ma aveva così fame che non ci fece troppo caso.
Disse il suo ordine al ragazzo, che sorprendentemente tornò poco dopo.
"Grazie" sorrise Jimin.

Vedendo però che sul vassoio ci fossero due porzioni di ciò che aveva ordinato, inarcò un sopracciglio.
Ma fu ancora più perplesso quando il ragazzo prese posto di fronte a lui, iniziando tranquillamente a mangiare.

"Che fai? Non dovresti tornare al lavoro?" chiese infatti.
L'altro si pulì la bocca con il tovagliolo, per poi sorridere di nuovo:" Oh, io non lavoro qui, ma mi sembravi affamato, quindi ho pensato di prenderti qualcosa".
Jimin si sentì arrossire leggermente:" Grazie, allora. Ora ti rendo i soldi". Fece per prendere il portafoglio, ma il ragazzo lo bloccò:" No, non fa niente. Offro io".

L'argentato sorrise, facendo diventare i suoi occhi due mezze lune:" Ti ringrazio, non dovevi. Come posso sdebitarmi?"
"Magari... Offrendo mi tu un pranzo, la prossima volta?" lo guardò con occhi speranzosi.
"È un appuntamento?" domandò Jimin, con le guance più rosse di poco prima.
"Se tu vuoi chiamarlo così... Quindi accetti?"
Jimin annuì:" Come ti chiami?"
Il ragazzo gli tese la mano:" Piacere, sono Jinyoung".

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