Capitolo 4

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Entro nel palazzo all'una di notte.

Non so come io sia ancora in piedi.

Ho le ginocchia ferite e sento il sangue gocciolare sulle mie gambe. Lo so, fa davvero schifo ma sono caduta mentre cercavo di scappare da un uomo.

Non so cosa avesse in mente di farmi e sinceramente mentre correvo verso casa inseguita da lui non me l'ero chiesta.

Ero semplicemente seduta su una panchina poco lontano dal mio appartamento, non m'immaginavo mica un pazzo che comincia a rincorrermi.

Non so come ho fatto a seminarlo pur cadendo sull'asfalto del marciapiede.

Trattengo le lacrime salendo le scale mentre le ginocchia continuano a sanguinare.

Bruciano da morire cazzo.

Continuo a torturarmi i capelli passandogli la mano ogni due per tre, con la schiena ricurva e gli occhi che bruciano dalla rabbia e frustrazione. Ho un mal di testa tremendo e questa musica ad alto volume non fa altro che aumentarlo ancora di più. Vorrei  solo che non organizzassero più feste.

Arrivo salendo l'ultimo gradino sbuffando, con lo sguardo rivolto sempre in basso. Voleva farmi del male, mi ha inseguita e io sono scappata. L'unica cosa che è riuscito a farmi , trovandomi impreparata a reagire seduta su una panchina, è che mi ha stretto i polsi in una maniera così violenta da lasciarmi dei segni rossi.

Guadandoli salgono su le lacrime ma le ricaccio indietro.

  - Cosa merda ti è successo??- Mi metto a strillare saltando in aria. Mi vengono le lacrime agli occhi, non può essere di nuovo quell'uomo.

Mi giro verso la voce e capisco che non è l'uomo che cercava a tutti i costi di aggredirmi , ma Sebastian.

La colpa è sua e delle sue maledette feste se ho deciso di andarmene. Se non andavo via nessun uomo avrebbe mai cercato di saltarmi addosso e non avrei queste ferite. Forse è un pensiero infantile da parte mia. Ho deciso io di andarmene vedendo lui scambiarsi saliva con la tizia del bar e non ho il diritto di incazzarmi perché non è mica il mio ragazzo ma rimango incazzata lo stesso.

Non lo degno neanche di uno sguardo.

Il mio obbiettivo in questo momento è  aprire la porta dell'appartamento , entrare e farmi una doccia per cancellare le tracce di quell'uomo dal mio corpo.

- Che vuoi?!- Dico socchiudendo gli occhi. Apro la porta e cerco di entrare ma lui si para in fretta davanti a me. Troppo vicino per essere solo un vicino di casa. Mi allontano un po' prendendo fiato. Non mi ero accorta di aver bloccato il mio respiro.

- Ma cosa ti è successo? Ti hanno presa di mira?- Dice cercando di trattenersi dal ridere. Questo mi ferisce. Cosa c'è da ridere nel vedermi conciata in questo stato per colpa di uno sconosciuto?     

- Ma mi vuoi lasciare in pace! Lo vuoi sapere? Vuoi davvero saperlo così ti fai una bella risata? Bene. Mi hanno quasi violentata mentre tornavo da lavoro cazzo! E ora levati!- Rimane impietrito con il pentimento che si leggeva  dentro agli occhi.

Il  fuoco invade il suo viso e comincia a scrutarmi dalla testa ai piedi in cerca di ferite.

- Non pensavo ti fosse successo un qualcosa di tanto grave. Chi è stato?!- Sembra davvero dispiaciuto, ma lui è fatto così. Prima ti prende in giro poi fa finta di dispiacersi e poi continua ancora a prendersi gioco di te.

-  Non ti dirò chi è stato perché sono affari miei e adesso vattene!- Lo sposto con forza e apro la porta. Gliela sbatto in faccia e la chiudo a chiave.

-Never Say Never-  " Mai dire Mai" (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora