Capitolo 36

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Pov's Julie

-    Sono le due di notte adesso, sta uscendo e... può andare, la ragazza deve andare adesso.-

Tutto successe molto velocemente, mi voltai verso Sebastian e lasciai un bacio fuggitivo sulle sue labbra e uno sulla guancia di mio fratello.

Corsi via, dove gli agenti, prima di quest'ora, mi avevano mostrato la via giusta da percorrere. L'erba era secca e scricchiolava sotto al mio peso in corsa. Entrai da una porta consumata dal tempo e dai vetri opachi e pieni di crepe create nel tempo. Non mi soffermai sui dettagli della stanza in cui misi piede ma notai un odore strano, di erba bruciata e strane sostanze chimiche. Mi venne da vomitare e volevo solo tornarmene in dietro e tuffarmi nelle braccia di Sebastian e del mio adorato fratello, ma era troppo tardi e poi io non sono una tipa che si tira in dietro, ormai sono qui e recupererò la chiavetta.

Notai una porta spalancata davanti a me, simile a quella di prima ma senza alcun vetro. La aprii piano e cercai, con la testa sporta da una piccola fessura della porta malandata, di vedere un volto a me conosciuto o qualsiasi altra persona per poter passare. Non vidi nessuno, avevo il via libera e dovevo raggiungere la porta nera, in fondo al corridoio poco corto.

Mi misi a correre, era l'unica soluzione per fare sempre più in fretta. Ma non sentivo i miei passi, riuscivo a correre senza fare alcun rumore. Forse ero io che non riuscivo a sentirmi, da quanto ero immersa da adrenalina, ma non potevo saperlo per certo. Poggiai le spalle al muro accanto alla porta pece e ascoltai le voci che provenivano dell'interno. Non poteva esserci "lui" lì dentro, era impossibile, gli agenti l'avevano visto allontanarsi verso la radura, se c'era qualcuno all'interno non era "lui", era qualcun altro.

La porta si spalancò di scatto ed io rimasi, come una statua di granito, appiattita al muro. Per una fortuna , che non sapevo di avere, la porta coprì la mia immagine e vidi chi era che stava parlando e uscendo dalla porta dell'inferno.

Era la nipote di "lui", la ex ragazza di Sebastian, o almeno era un fidanzamento falso, ma questo non significa che non era una sua ex, lei lo credeva veramente il suo ragazzo.

Sentii uno strano fastidio insediarsi nel mio petto, metto la mano alla cintura toccando la pistola che mi avevano consegnato gli agenti per difendermi in caso di attacco. Non potevo crederci, non potevo credere che stavo pensando sul serio di farle del male solo perché era la sua ex, ammetto che quel pensiero mi balenò in testa ma non fu quello a smuovere in me un tale sentimento, notai la chiavetta tra le sue mani.

Avanzava a passo spedito, seguita da un ragazzo, verso una stanza dall'altra parte del corridoio. Dovevo avere la chiavetta  e l'unico modo per prenderla era seguirli.

E così fu, forse se non li avessi seguiti non sarei qui per terra e con in corso un dissanguamento.

Li seguii per il corridoio fermandomi in degli angoli per non farmi notare e poi loro oltrepassarono una porta. Potevo camminare più tranquillamente, o almeno speravo, e così fui veloce ad arrivare davanti quella porta con la vernice bianca scorticata. Poggiai l'orecchio sulla superfice corrosa e sentii le loro voci parlare ma sta volta capii cosa dicevano.

-    James mi ha detto che dobbiamo spostarla e tenerla noi quando è via.- Diceva la voce della ragazza e capii che James era il padre di Sebastian, rimasi sconvolta nel fare due più due. Se James era il padre di Sebastian, lei non poteva essere la nipote. Era una menzogna, non è mai stata sua nipote.

-    Bene, possiamo spostarci dove vuoi tu, non mi cambia niente. Elis, mi chiedevo se potessi chiedere a tuo nonno se- Ma venne interrotto dalle risate della ragazza, che a quanto pareva si chiamava Elis.

-Never Say Never-  " Mai dire Mai" (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora