Lama mia

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Il mio solito giretto in centro.
Luna splendente.
Macchine nere.
Belle ragazze sul ciglio della strada.
Chissà che ci fanno li, eppure mi sembra di conoscerle.
Armadi a due ante che chiacchierano.
Uomini in giacca e cravatta che corrono.
Poi ci sono io.
Appoggiato ad un muro.
Li e non lì, nello stesso momento.
Non esisto.
Non per loro.
Non sono di qui, sono solo uno straniero.
Non sono un mago, eppure sono invisibile.
La gente non mi vede, mi trapassa.
I loro sguardi, i loro occhi morti sono concentrati sulla vetrina alla mia destra.
Non sono un barbone, non chiedo l'elemosina.
Anzi, sono contento che la gente non mi veda.
In questo modo io non vedo loro.
Non vedendoli, non li posso toccare.
Non potendoli toccare, non posso farli soffrire.
Non posso recidere ogni singola vena del loro involucro, non posso staccare ad una ad una le falangi delle loro mani inutili e insulse.
Eppure, se potessi li ammazzerei.
Tutti quanti. 

Ho perso la mia lama.
Potrei anche farne a meno, di mosche come loro ne posso prendere a migliaia solo con uno sguardo.
Eppure... eppure.
So che sei lì in mezzo.
Lo so che ci sei, che hai paura, che non ti sei ancora arresa come me.
So che viaggi, che cammini, che corri a perdifiato.
Non mi troverai mai, non che mi stessi cercando.
Impegnati quanto vuoi, rimarrai intoccabile come gli altri.
Lama mia.
Nobile intenditrice di sangue.
Mi sei stata rubata.
Ero riuscito a vivere, ma a discapito degli altri.
Ero riuscito a respirare, ma con altri polmoni.
Ero riuscito a mangiare, ma con altri stomachi.
Ero riuscito a vedere, ma con altri occhi.
Non mi è mai stato permesso vivere.
Eppure... eppure.
Volevo solo amarti.
Come non può uno spadaccino amare la sua dorata spada?
Perché mi sei stata consegnata, allora?
Vorrei solo averti qui, bagnarti di altro sangue e sciacquarti con le sante acque del tempio.
Vorrei solo bere il tuo aspro veleno e vivere, una volta ancora.
Vivere.
Vivere negli occhi degli altri.
Nel riflesso tuo.
Nelle grida.
Nel pianto.
Nel dolore.
Vivere, nient'altro.
Vivere

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