Al mio funerale

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Al funerale di Riccardo c'è stato un meraviglioso ricevimento.
Tanti amici, qualche bella donna, qualche litigata, persino una pomposa torta a tre strati!
Inoltre, il luogo era veramente spettacolare, meritatamente colmo di persone con sorrisi crepati, talmente disperati da credere che fosse possibile scordarsi della loro vita inutile semplicemente ballando.
La serata ormai è passata, diventando a tratti liberatoria mentre già da allora la salma, noncurante dei festeggiamenti, cominciava anche a puzzare.
C'è chi l'ha baciata come Giuda, c'è chi l'ha maltrattata come i romani.
Fatto sta che Riccardo sia morto e sepolto.
Oh, quando tutti se ne accorgeranno.
Urleranno invano le loro lodi verso un uomo indegno, consapevole, anche da morto, che non gli spettino assolutamente.
Si scaglieranno contro di me con rabbia, dandomi la colpa del suo assassino, quando non sanno che l'unica mia colpa è quella di averne preso lo squallido posto.
Non riusciranno mai ad addossarsi questo peso.
E quando, infine, cercheranno di assimilarmi a lui, troveranno un uomo freddo, tagliente e spietato.
Allora si che ci saranno pianti vani, sul sangue ormai versato.

Questo è per chi ha voluto che io prendessi il sopravvento.
Questo è per quelli che pensano che la debolezza non sia un dono, ma una maledizione.
Questa è per quelli che hanno scelto di non utilizzare il proprio cervello.
Sappiate che Riccardo è tre metri sotto terra.
È giunta la mia ora.

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