Flusso IV

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Sono costretto a rimanere inferiore agli altri.

L'ambiente e conseguentemente la vita che ho vissuto mi hanno portato a sviluppare questo sentimento ben radicato al mio interno, una sorta di rabbia isterica che nasce nel momento in cui si arriva ad un briciolo di competizione, che, attualmente e purtroppo, aggiungerei, è alla base della nostra vita stessa.
Frutto dell'ennesimo delirio, in maniera disperata, ho aperto un libro in maniera casuale e sono arrivato a leggere che la cultura non ci rende superiori agli altri, dato che non è stato e non sarà mai il suo scopo.
E allora quale è il mio scopo?
Se nemmeno la cultura può eliminare questo mio sentimento di insoddisfazione che sfocia in continua collera, se neanche componendo versi o brani posso dimostrare la mia capacità ma posso solo rimanere in questo stato, dove sto andando?
La cultura, o ciò che può essere definita tale, come la conoscenza delle cose, delle arti, della storia e così via, è l'unico mondo in cui vivo naturalmente, dove ho una casa che non rischia di essere violentemente distrutta come in tutti gli altri ambienti che ho frequentato in questa mia breve e vuota vita.
Ma se non posso accrescere la grandezza di questa casa o, meglio, se non posso far notare agli altri la grandezza della mia casa, quale è il mio scopo?
Spegnermi?
Come farebbe un androide qualsiasi?
Come farebbe una persona qualsiasi?
Non voglio soffrire nella mia condizione ancora per molto, non voglio ritornare sempre a dovermi dire che andrà tutto bene, che riuscirò a farmi valere e, che nel caso ci riuscissi, che qualcuno lo noterà.
Voglio essere una stella o una nuvola.
O magari un quadro.
Qualcosa di poetico, qualcosa di morto.

Voglio solo arrivare alla fine della giornata senza dover impazzire.

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