Agli occhiali

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Miei cari, mi dispiace ma da oggi, inizia il vostro eterno riposo.
Stavolta davvero, una volta e per tutte.
Voi che siete davvero l'unica cosa di cui ho bisogno a questo mondo.
Unici uditori dei miei deliri.
Compagni inseparabili in un numero infinito di battaglie perse.
In un numero infinito di ore di vuoto e solitudine, tante da portarmi spesso a rimembrarmi dello studio "matto e disperatissimo" di un uomo che stimo molto.
Sapete meglio di chiunque altro come sto cercando di cambiare, di evolvermi.
Sapete anche quanto sto soffrendo e, probabilmente in maniera ingiusta, ve ne affibbio parte della colpa.
Non sarà certo un'altro paio di specchi a darmi un'aria da adulto consapevole delle proprie parole.
Non sarà certo un'altro paio di specchi a concedermi un suo sguardo.
Eppure, è finita.
Sarete relegati ad un ruolo marginale nella mia vita, dopo essere stati gli unici compagni della mia disperazione.
Non fatevene una colpa, il tempo passa, le persone cambiano, invecchiano e muoiono.
Ecco, spero che vi prendiate il vecchio Riccardo e ve lo teniate stretto, che lo culliate in tutti i suoi ricordi, i suoi due di picche, i suoi colpi di tosse, le sue frenate improvvise, i suoi pianti isterici.

In ogni caso, grazie.
Per quanto vi possa aver odiato, avete fatto il possibile per rendermi una persona migliore.
Avete svolto il vostro compito in maniera fin troppo eccellente.
Attraverso voi, sono riuscito a scorgere tutta la desolazione di questo mondo.
Ma è parte della vita, di questa vita.
È qualcosa che gli altri non avranno mai il piacere di farmi scoprire.
Arrivederci, non addio.
Arrivederci.

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