Finisce sempre cosi a quest'ora

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Odio questa ottusa cosa che voi umani chiamate vita.
Per quale maledetto motivo sono costretto a cercare qualche sbocco lavorativo in questi quattro deliri che scrivo?
Ho già la risposta: perché nient'altro mi appartiene allo stesso modo della scrittura e, proprio per questo, con tutta probabilità sarò costretto ad annichilire la mia povera mente tutti i miei rimanenti giorni facendo qualcosa di opprimente e deprimente.
Non che abbia poi questo particolare interesse per altri argomenti in maniera seria come ormai millanto da tempo, come la filosofia e la psicologia.
Sono cose che mi affascinano ma la mia pigrizia esercita un attrazione ancora più forte, quasi fatale.
Per quale motivo dovrei buttarmi sui libri quando spegnere il cervello è molto più semplice?
Sto provando almeno a non andare più in fondo di cosi, a non plagiarmi facendo cose che non voglio fare per paura, amica ben più che stretta con la pigrizia stessa.
Loro probabilmente sono la causa del mio insanabile male: pigrizia e paura.
C'è una sola cura a questa mia autoindotta malattia e si trova nelle persone, nell'aria che respiro.
Devo cambiare, devo ricominciare a respirare.
Non sono come loro, ho bisogno di discorrere più approfonditamente, di analizzare questa realtà e del perché la viviamo, di poter parlare in questo modo a qualcuno senza venire etichettato e deriso.
"Se scrivi poesie, vuol dire che c'è una ragazza che non ti si fila, giusto?"
No, signor giudice, ciò sta a significare la mia tristezza e depressione al limite del cronico, ma soprattutto significa che è l'unico modo per potermi esprimere al massimo delle mie capacità, costretto in queste quattro mura, sempre le stesse, tutte le mattine e tutte le fottute sere.
Voglio scoprire un sacco di cose che non mi appartengono, voglio ascoltare discorsi di psicologia, di politica, di filosofia, di cultura e di bellezza.
Non riesco più a dedicare la mia lingua al tetto di casa, dato che fa troppo caldo per stare all'aperto d'estate e, come già detto, fa troppo freddo d'inverno.
Non permetterò più di rimanere un esiliato in terra straniera che vaga tra la desolazione dei campi abbandonati da questi stolti operai.

Io sono più di uno che si rifiuta di agire quando è socialmente costretto, sono più di una ruota di scorta, sono più di un disadattato.
No, non sono di più di un disadattato, in quanto sono un disadattato, o meglio, disadatto all'ambiente che frequento.

Ti prego, tirami fuori di qui.

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