Capitolo 5: la costellazione del Saggittario

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La sera è ormai arrivata, e io e Alessia stiamo per andare a fare una passeggiata in centro per cercare di non pensare alle nostre rispettive preoccupazioni.

Dalla mia valigia prendo un vestito a fiori e i miei stivali neri preferiti, poi mi aggiusto i capelli e anche il trucco. Adesso mi piaccio di più. 

Lo so che non dovremmo piacerci solo con il trucco ma dovremmo piacerci sempre, ma la verità è che oggi mi vedo brutta. Mi vedo brutta perché oltre il mio sguardo perso o le mie occhiaie profonde io ne vedo il reale motivo. So che Alberto mi direbbe che non è così, ma quello che lui direbbe ora non conta più.

Prendo il cellulare e la mia borsa rigorosamente rosa, poi chiudo la porta della mia camera alle mie spalle e busso sulla porta di Alessia. Non la apre subito, e io inizio a preoccuparmi.
- Alessia tutto bene? - le chiedo ad alta voce, continuando a bussare sulla porta.

Dopo un po' sento i suoi passi dietro la porta, dopodiché mi apre. La guardo bene: ha il mascara che le è colato sulle guance ed é in pigiama.

- Stai bene? - le chiedo entrando nella sua stanza e chiudendo la porta delicatamente.
Lei mi guarda senza dirmi nulla, poi si siede sul letto e io accanto a lei. Alessia esita per un attimo, poi ricomincia a piangere. Probabilmente ha pianto da quando siamo arrivate. Avrei dovuto rimanere con lei per sostenerla.

Lei continua a singhiozzare e ad asciugarsi il naso con un fazzoletto molto bagnato, per cui prendo dalla mia borsa degli altri fazzoletti e glieli porgo.

- Fazzoletti di Barbie? Seriamente? - mi chiede alzando il fazzoletto e guardandomi con un sorriso velato.

- Costavano poco... e poi mi servono solo per asciugarmi il naso. Se vuoi li ho anche delle Monster High - continuo ridendo.

- No no grazie bastano... ad ogni modo, ti ricordi quando ti ho detto che non sarei andata da Matteo, il mio ragazzo, perché avevamo litigato? -

- Sì me lo ricordo. Ora che è successo? - le chiedo mentre le metto un braccio dietro la schiena per consolarla. In treno pensavo fosse così sicura di sè, mentre ora la vedo così piccola e fragile.
Alessia mi spiegò che un amico di Matteo, che è anche il suo migliore amico, le ha riferito di aver visto Matteo con una ragazza in un bar oggi, e da qui Alessia ha pensato che potesse essere il motivo per il quale non è andato a prenderla in stazione.

- Posso permettermi di dire una cosa? È uno stronzo e non ti merita - le dico tutto d'un fiato.
Alessia ride per un attimo, poi gira lo sguardo verso la grande finestra della sua stanza con gli occhi ancora lucidi.

- Forse hai ragione. Non pensavo arrivasse a tanto, comunque, visto che stiamo insieme da quasi cinque anni e pensavo andasse tutto bene - mi spiega piano.

Ricordo tutti i miei dubbi che avevo nei confronti di Alberto: " e se ha un'altra? " "e se mi desidera solo per quello?" "e se sono solo un gioco per lui?". Non nascondo di avere ancora qualche dubbio in merito alla prima domanda in particolare. Spesso capitava che non rispondesse al telefono, o che mi rispondesse vagamente ad alcune domande, ma io non gli ho mai chiesto nulla in particolare . Ma le domande le avevo. E ne avevo pure tante.

- Capisco come ti possa sentire... non ne ho avuto le prove ma ne avevo il sospetto - aggiungo dopo un po', e Alessia sembra quasi illuminarsi. Forse sta pensando che sia strano il fatto che, una persona sconosciuta, condivida il suo stesso dolore. Sembra quasi che ci abbiano fatto incontrare per un motivo.

- Mi dispiace, non te lo meriti - dice piano, poi appoggia la testa sulla mia spalla destra.
- Non preoccuparti, ormai non ci penso quasi più - 

Mento a me stessa, l'ho sempre fatto. Perché lo faccio? Perché non voglio soffrire? Perché non voglio farlo diventare reale? Ma allora, per quanto tempo potrò negare la morte di Alberto per farlo rimanere vivo? 

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