Capitolo 2

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La mattina successiva mi sveglio a causa di mia nonna che apre le persiane, facendo entrare la luce dentro la stanza.

«Svegliati, dormigliona. Tua sorella si è già svegliata da un pezzo ed è mezzogiorno.»

Faccio un verso simile ad un grugnito e mi metto il cuscino sopra la testa. Non voglio alzarmi, ne aprire gli occhi e vedermi dove mi trovo.

È molto più facile chiudere gli occhi e far finta di essere a casa, far finta che quando scenderò in cucina troverò i miei bisticciare e che i nonni sono qui in vacanza. Poi mi preparerò, uscirò con le mie amiche e magari la sera mi vedrò con Cole. Facile, no?

Ma la realtà va diversamente. Mia nonna va a chiamare Vivian, che si precipita in camera nostra e salta sul mio letto.
«Viv!» Urlo levandomi il cuscino da sopra il viso. «Smettila! Sono sveglia, adesso smettila!»

Ma Vivian scuote la testa e continua a saltare. Probabilmente lo farà finché non mi alzo.

Sposto le lenzuola candide, cercando anche di buttare giù mia sorella, ma con scarsi risultati, e mi alzo in piedi.
Cerco di guardare il meno possibile quella camera ed esco con disinvoltura, i piedi scalzi perché mi sono dimenticata di prendere le pantofole dalla valigia.

Quando arrivo in cucina, mia nonna sta già preparando il pranzo e mio nonno sta leggendo il giornale, seduto ancora a tavola.

«Ciao.» Anche se ho visto il nonno ieri sera, lo vado comunque ad abbracciare lo stesso.

«Willy, ben svegliata.» Ride lui. «Spero che non farai la stessa cosa domani che abbiamo il barbecue.»

«Il barbecue?» È la prima volta che sento Vivian parlare da quando siamo partite, per cui mi giro sconvolta verso di lei quando lo fa. «Cos'è un barbecue?»

Nonna si gira ridendo verso di lei. «È dove si cuoce la carne e la verdura all'aperto, Vivian. Te l'ho anche fatto vedere prima.»

Lei annuisce ed il discorso su "cos'è un barbecue" sembra concluso, così intervengo io. «Perché facciamo un barbecue?»

«Verrà tutto il vicinato.» Quattro parole per farmi morire sul colpo. «Si fa a turno ogni mese, questo tocca a noi, quindi vedi di essere più educata del solito, signorinella.»

Diciamo che da quando i miei hanno iniziato ad avere problemi di coppia il mio comportamento non è stato dei migliori. Non rispondevo a telefono quando qualcuno mi chiamava, uscivo senza avvisare nessuno, tornavo tardi e rispondevo male. Lo farei ancora, se non avessi così paura delle occhiatacce di mio nonno.

«Ma certo.» C'è del sarcasmo nella mia voce. «Il mio comportamento sarà impeccabile.»

«Willow.» La nonna fa cadere rumorosamente il mestolo nella pentola. Sto iniziando a capire che qui è diverso da casa. Qui non ignorano i modi che uso, qui mi sgridano. Non mi ignoreranno. «Non ci provare proprio. Tu adesso vivi qui: cerca di fare una buona impressione. Tua madre mi ha detto come ti comporti, lì a Boston.»

«Sono meravigliata del fatto che sa di avere una figlia e che ne parla pure. Aspetta che adesso mi metto a piangere.» Vivian si viene a sedere di fianco a dove sono io, anche se sono ancora in piedi.

Non ho intenzione di sedermi e mangiare se la situazione è questa.

«Sai una cosa?» La nonna addolcisce improvvisamente la voce. «Sei qui e questo è quello che conta. Fai colazione e poi fatti a preparare, cambieremo la stanza come vuoi tu.»

«E come voglio io!» Vivian alza un cucchiaino in aria, come per alzare la mano.
Sorrido e annuisco, ma nessuno di loro sa quanto sforzo ci sto mettendo per far sembrava questo sorriso il più realistico possibile.

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